Confederazione con un utile di 2,8 miliardi

I consuntivi 2017 indicano un utile d’esercizio di 4,8 miliardi se si considera l’accantonamento di 2 miliardi sul gettito dell’imposta preventiva. Si riapre il dibattito sul freno all’indebitamento
/ 26.02.2018
di Ignazio Bonoli

La Confederazione ha chiuso il bilancio 2017 con un utile d’esercizio di 2,8 miliardi di franchi. Utile che sarebbe perfino stato di 4,8 miliardi se non si fossero contabilizzati accantonamenti per l’imposta preventiva. Ricordiamo che il preventivo 2017 contemplava una perdita di 250 milioni di franchi. Questo divario fra preventivo e consuntivo è piuttosto frequente nei conti federali ed è dovuto in parte alla prudenza (eccessiva dicono le critiche a posteriori) e in parte a evoluzioni non preventivate di alcuni comparti dell’economia.

Grosso modo si può dire che la sorpresa maggiore nei bilanci dello scorso anno è dovuta ai conti dell’imposta preventiva. Questa imposta (applicata sui redditi dei capitali e sulle vincite nelle lotterie) genera, a partire dal 2015, dai 4 ai 6 miliardi di franchi netti all’anno (dedotte cioè le restituzioni chieste al momento della dichiarazione fiscale). Lo scorso anno, l’introito è stato invece di 10 miliardi di franchi. I pagamenti lordi di questa imposta, prelevata alla fonte, hanno subito un forte aumento, mentre le richieste di rimborso non sono aumentate. Le ragioni di questa evoluzione non sono però chiare. Secondo la Confederazione, alcuni grossi contribuenti, visto il prelievo di interessi negativi, hanno rinviato nel tempo la richiesta di rimborso dell’imposta preventiva, che può attendere fino a tre anni. La richiesta di rimborso di un’azienda può giungere a comportare centinaia di milioni di franchi. Ma, secondo alcuni osservatori, anche la riforma fiscale americana può aver avuto un ruolo importante, inducendo le aziende interessate a pagare dividendi prima della fine dell’anno.

Comunque questa particolare situazione potrebbe pure comportare nei prossimi anni un forte aumento delle richieste di rimborso. Tenendo conto dell’esperienza maturata negli ultimi anni, sono stati accantonati 2 miliardi di franchi, cosicché l’importo del gettito dell’imposta preventiva nel 2017, invece che per 10,2 miliardi, figura per 8,2 miliardi di franchi a consuntivo. La decisione di effettuare questo accantonamento ha già sollevato alcune critiche.

Infatti, il freno all’indebitamento prevede che le perdite di un anno di bilancio possano essere compensate negli anni seguenti, a determinate condizioni. Il contrario, cioè creare riserve per compensare eventuali perdite future non è possibile. E, infatti, l’accantonamento proposto per il 2017 non è previsto dalla legge sul freno all’indebitamento, la quale esige che l’utile d’esercizio deve andare a ridurre il debito pubblico. Si sono quindi già manifestate alcune perplessità fra i partiti, tanto più che l’utile dopo l’accantonamento è sempre rilevante.

Il Dipartimento delle finanze sostiene però che l’accantonamento serve a regolare su più anni il gettito dell’imposta preventiva. Operazioni analoghe, che sono diventate prassi corrente tanto nel privato, quanto nel pubblico, non sono state finora criticate dal Parlamento. Ma il discorso si allarga subito ad altre problematiche. Per esempio, un gruppo di esperti ha valutato che la situazione delle finanze federali era tale da non rendere necessario il piano di stabilizzazione messo in atto negli scorsi anni. Così sono mancati i capitali per interventi importanti nel sociale, nella cultura, nella formazione o anche nel sostegno a rami dell’economia.

La problematica si allarga inoltre anche alla pianificazione finanziaria pluriennale. Il nuovo piano finanziario 2019-2021 contempla, infatti, nuovi utili d’esercizio: un miliardo all’anno nel 2019 e nel 2020, che nel 2021 dovrebbero salire a 1,9 miliardi di franchi. Questo offre la possibilità di aprire il discorso anche sul livello del fisco federale. I risultati dicono in sostanza che la Confederazione preleva troppe imposte e sarebbe perciò opportuno ridurre la pressione fiscale. La tesi offre al capo del Dipartimento delle finanze l’opportunità di sottolineare la necessità della riforma dell’imposizione delle imprese, respinta dal popolo lo scorso anno e ora riproposta con un nuovo testo davanti al Parlamento.

In realtà, anche i maggiori utili, realizzati e previsti, possono già avere precise destinazioni: la nuova revisione della legge sull’AVS, la riduzione delle imposte per le famiglie, l’eventuale finanziamento delle Olimpiadi invernali a Sion, il contributo ai paesi dell’Est dell’Unione Europea, accompagnate da cali di entrate, dovuti a loro volta alla soppressione di dazi doganali o a quella parziale delle tasse di bollo. Tutto sommato, sembra giunto il momento di rimettere in discussione il freno alla spesa, almeno nella sua rigida concezione attuale. Questo potrebbe aprire spazi finanziari a scelte politiche meno condizionate.