Appalti truccati: il PBD trema

Grigioni - La Commissione federale della concorrenza scopre un cartello nell’edizilia e nel genio civile attivo per anni nella Bassa Engadina e multa sette imprese. Un affare che scuote anche la politica cantonale a un mese dalle elezioni
/ 14.05.2018
di Marzio Rigonalli

Uno scandalo di ampie dimensioni sta agitando le acque, tradizionalmente quiete, della politica grigionese. La Comco, la Commissione federale della concorrenza, ha inflitto multe per 7,5 milioni di franchi a sette imprese attive nella Bassa Engadina nel campo del genio civile e dell’edilizia. Le imprese sono accusate di aver manipolato tra il 2004 ed il 2012 circa 400 appalti, sottraendo ad enti pubblici e ad aziende private una somma che supererebbe i 100 milioni di franchi.

Le informazioni diffuse fin ora consentono di ricostruire il modo di agire di queste imprese. Alla fine di ogni anno, all’interno del Dipartimento cantonale delle costruzioni, dei trasporti e delle foreste, veniva approntata la lista dei progetti che si intendeva realizzare l’anno successivo. Seguendo canali che l’inchiesta dovrà stabilire, le ditte dell’Engadina Bassa entravano in possesso di questa lista e a gennaio, prima dell’ufficializzazione dei lavori, si mettevano d’accordo sull’assegnazione degli appalti nella regione. Decidevano a chi sarebbe stato aggiudicato il mandato e adattavano le offerte fino a percentuali del 45 per cento superiori a quelle del mercato. Il criterio dominante nella suddivisione degli appalti era la grandezza delle imprese. Secondo la Comco, le imprese dell’Engadina Bassa coinvolte nell’inchiesta, hanno creato il cartello più grande e importante mai scoperto in Svizzera nel settore dell’edilizia e del genio civile.

Le indagini della Comco sono iniziate nell’autunno del 2012, su segnalazione di un impresario e quando gli indizi sulla possibile esistenza di un cartello nel settore cominciarono a diventare concreti. Nell’aprile del 2013 l’inchiesta venne estesa ad altre ditte ed a tutto il territorio cantonale ed infine, nel 2015, il cerchio si chiuse con il coinvolgimento di altre imprese. L’ultima indagine importante concerne la costruzione di strade in tutto il cantone. Data l’estensione del fenomeno, la procedura è stata suddivisa in dieci inchieste. Alcune sono già state ultimate, con sentenze meno rilevanti di quella che ha colpito il cartello operante nella Bassa Engadina, altre potrebbero concludersi entro la fine dell’anno. Le imprese colpite dalle decisioni della Comco possono far ricorso al Tribunale amministrativo federale.

Molti sono gli aspetti di questa manipolazione degli appalti che destano stupore e che fanno sorgere vari interrogativi. Innanzitutto, l’importanza delle somme in gioco. Sono centinaia di milioni di franchi. Il cartello ha causato spese più elevate per lo Stato, con possibili ripercussioni sul carico fiscale della popolazione e delle imprese. Il governo cantonale ha subito ordinato un’inchiesta esterna sul modo in cui gli appalti venivano assegnati e, con ogni probabilità, adirà le vie legali per ottenere un risarcimento per il danno subito. Poi, la lunga durata di questo modo illegale di agire. Qualche segnale c’era pur stato, ma nessuno ebbe il coraggio di far avviare un’inchiesta. Non è esagerato parlare di una forma di omertà che è prevalsa sulla difesa dell’interesse pubblico. Infine, appare evidente che questi impresari hanno potuto usufruire di complicità, o per lo meno di passività, da parte di alcuni politici e funzionari cantonali. Politici che talvolta erano attivi negli uffici tecnici regionali. Toccherà all’inchiesta stabilirne la gravità.

L’inchiesta sugli appalti pilotati rischia di contraddistinguere la vita pubblica grigionese per molti anni. Le responsabilità e le complicità non possono essere definite e punite in poco tempo. Intanto, si sono già avvertite prime ripercussioni sulla vita politica. Il cantone è vicino alle elezioni che, il prossimo 10 giugno, prevedono il rinnovo del governo e del parlamento cantonali. Vive dunque un periodo di intensa campagna elettorale Per ora, il partito che risulta maggiormente colpito e che rischia di ritrovarsi fortemente penalizzato sul piano elettorale, è il PBD. Proprio quel partito che dai suoi elettori attende una conferma che possa contribuire alla sua sopravvivenza nazionale.

Il partito borghese democratico ha due seggi su cinque in governo. Quello occupato dalla signora Barbara Janom Steiner, direttrice del Dipartimento delle finanze e dei comuni, e quello detenuto da Jon Domenic Parolini, direttore del Dipartimento dell’economia pubblica e socialità. Dopo dodici anni di attività governativa, la signora Janom Steiner non può più ricandidarsi. Il partito ha scelto come suo possibile successore Andreas Feliz, presidente del PBD cantonale e direttore della Società retica degli impresari dal 2008. L’appaltopoli però l’ha travolto, anche se lui afferma di non essere stato al corrente delle manipolazioni, e l’ha costretto a rinunciare alla sua candidatura in governo, nonché a dimettersi dalla presidenza cantonale del suo partito. Di fronte a questa improvvisa rinuncia, il PBD ha preferito accantonare l’idea di presentare un altro candidato, invocando il troppo breve lasso di tempo ancora a disposizione. Ha ritenuto che quaranta giorni non fossero sufficienti per preparare una candidatura seria che potesse avere buone probabilità di successo. Ha così abbandonato, senza combattere, la maggioranza relativa che deteneva in governo durante questa legislatura e adesso spera di conservare il seggio occupato da Jon Domenic Parolini, se gli elettori lo riconfermeranno il 10 giugno.

Per il governo restano in gara sei candidati, tutti uomini. Tre sono uscenti: Mario Cavigelli del PPD, Christian Rathgeb del PLR e Jon Domenic Parolini del PBD. Tre tentano di farsi eleggere per la prima volta: Walter Schlegel dell’UDC, Peter Peyer del PS e Markus Caduff del PPD. Uno dei sei candidati resterà fuori. Anche se è sempre difficile fare previsioni, una delle ipotesi più probabili è che il nuovo esecutivo comprenderà rappresentanti di ben cinque partiti.

L’appaltopoli, però, potrebbe ripercuotersi anche sull’elezione del Gran Consiglio. Il PBD vi detiene 27 membri, dei quali ben 14 non si ripresentano. Quattro anni fa c’erano state soltanto tre rinunce. La difesa degli attuali seggi non è facile, tenuto conto del rinnovo di molti candidati e delle difficoltà che il PBD ha incontrato un po’ ovunque, in tutti i cantoni dove ha cercato di essere presente. I recenti fatti legati agli appalti potrebbero rendere questa difesa ancora più problematica e sancire una caduta di consensi, che si aggiungerebbe alla perdita di un seggio in governo.

Il 10 giugno è una data cui i dirigenti del PBD guardano con una certa apprensione. Come è noto, la presenza nazionale di questo partito dipende in gran parte dalla sua forza elettorale nei tre cantoni dove è sorto, staccandosi dall’UDC, e dove ha avuto subito una buona presenza: Berna, Glarona e Grigioni. Nel canton Berna, lo scorso mese di marzo, il PBD ha difeso il suo seggio in governo ed ha perso un solo rappresentante in Gran Consiglio. Nel canton Glarona è riuscito pure a difendere il suo seggio in governo ed il 10 giugno affronterà l’elezione del parlamento cantonale. L’appuntamento elettorale nei Grigioni costituirà un’ultima prova, probabilmente non ancora decisiva, ma senz’altro suscettibile di fornire serie indicazioni sulla futura consistenza elettorale del Partito borghese democratico e sul suo divenire.