A media-lunga scadenza, i cantoni svizzeri si troveranno confrontati con problemi che metteranno a dura prova le loro finanze. Il professor Schaltegger, dell’Università di Lucerna (vedi «Azione» del 2.5.17), ne ha recentemente ricordati due: le sensibili riduzioni di imposte per attirare nuovi contribuenti e l’aumento di spese per finanziare grandi opere di investimento e far fronte a costi crescenti dovuti all’invecchiamento della popolazione. Se queste sono le previsioni, la presentazione dei bilanci positivi per il 2016 potrebbe essere l’ultima con un risultato globale di questa portata.
Infatti, lo scorso anno si è chiuso con un risultato complessivo di 1,2 miliardi di avanzo d’esercizio, con undici cantoni che presentano però bilanci negativi. Tutti insieme realizzano comunque un avanzo d’esercizio, grazie ai 15 cantoni che chiudono i conti con saldi positivi. Per il secondo anno consecutivo questo bilancio è positivo, ma segue quattro anni di chiusura dei conti negativa. Tutto sommato si può dire che oggi i conti dei cantoni hanno trovato un buon equilibrio. Ma questo proprio grazie alle misure di stabilizzazione attuate negli ultimi anni.
Il miglior risultato in assoluto è realizzato dal semicantone di Basilea-Città, con un avanzo d’esercizio di 562 milioni, seguito da Zurigo, Berna e Vaud. Sul fronte opposto, il risultato peggiore è da attribuire al canton Argovia, con un deficit di 166 milioni. Questi dati sono considerati al netto di misure di abbellimento adottate dai singoli cantoni, come ad esempio i cantoni di Argovia e San Gallo che hanno operato riduzioni del capitale proprio. Altri cantoni, come ad esempio Friburgo, hanno effettuato cospicui versamenti su fondi particolari. Altri infine hanno approfittato della buona situazione finanziaria per effettuare importanti versamenti alle rispettive casse pensioni dei dipendenti (i due Basilea e Soletta). Basilea-Città ha perfino potuto addebitare un miliardo di franchi al conto ordinario per questa operazione. Sono comunque parecchi i cantoni che sono dovuti intervenire a sostegno delle loro casse pensioni che, in generale, soffrono dello scarso rendimento dei loro investimenti.
In generale, rispetto al risultato finale, i preventivi cantonali si sono dimostrati molto prudenti. Infatti, il miglioramento rispetto al risultato previsto è di 1,4 miliardi di franchi. Persino il consuntivo del canton Ticino, pur con un disavanzo di quasi 50 milioni, fa meglio del preventivo. I motivi del miglioramento vanno attribuiti in parte a eventi straordinari (gettito inaspettato della mini-amnistia fiscale e utili della Banca Nazionale), in parte a un’effettiva volontà di contenere le spese.
Infatti, sommando i conti di tutti i cantoni, si vede che l’aumento delle spese è stato perlomeno rallentato. Comunque anche lo scorso anno le spese hanno superato di circa 300 milioni di franchi quelle dell’anno precedente. Sul totale delle spese di 88,3 miliardi, soltanto dieci cantoni sono riusciti a ridurne il volume rispetto al 2015. Anche l’esame sull’arco dei cinque anni mostra un aumento globale delle spese del 3,2%, e questo nonostante il forte incremento delle spese per la salute, l’assistenza sociale e la formazione. Anche in questo caso, il contenimento è dovuto ai programmi di stabilizzazione e a una diversa ripartizione dei costi.
D’altro canto anche il gettito delle imposte in diversi cantoni, complici appunto gli effetti dell’amnistia fiscale, è aumentato più del previsto. La situazione si presenta però in modo molto differenziato nei vari cantoni. Non tutti hanno potuto contare sulla ripresa dell’economia e quindi, in particolare, sui gettiti delle persone giuridiche.
Una parte del contenimento delle spese è però dovuta anche a una diminuzione degli investimenti rispetto all’anno precedente, nonché a una diminuzione dell’autofinanziamento. Gli investimenti netti dei cantoni sono stati di 4,2 miliardi di franchi, inferiori di 700 milioni a quelli del 2015. Solo il 79% degli investimenti previsti è stato realizzato, ciò che significa il livello più basso da sette anni.
Nonostante il buon risultato globale, soltanto nove cantoni (SH, ZH, VD, GL, VS, SZ, FR, BE e GE) hanno potuto contare su un grado di autofinanziamento (contabilmente dato dall’utile d’esercizio più gli ammortamenti) superiore al 100%. D’altro canto soltanto tre cantoni (ZG, AR e NE) hanno avuto un autofinanziamento negativo. Il Ticino si trova leggermente sotto la media, ma con oltre l’80% di autofinanziamento.