Interessati alla scoperta di nuove lingue e culture, affascinati dalla modalità interattiva, stimolati da un contesto extrascolastico. Alcuni dei quasi 2500 allievi di quarta media che nelle scorse settimane hanno partecipato al Festival delle Lingue riassumono così la loro esperienza. Li abbiamo incontrati durante la pausa di mezzogiorno all’esterno del cinema Lux a Massagno, una delle sedi del festival svoltosi dal 1. al 12 aprile in otto località nelle quattro regioni del Ticino. A Massagno abbiamo pure approfondito con i responsabili dell’organizzazione Edo Baylaender e Maria Loglio lo sviluppo e il valore di un’iniziativa destinata agli allievi di quarta media e giunta all’undicesima edizione.
Praticare e vivere la lingua imparata a scuola è un’esperienza arricchente, meglio ancora se in un’atmosfera gioiosa che lascia spazio anche ad altre scoperte. Il Festival delle Lingue è nato oltre dieci anni fa con questo spirito grazie ai docenti e agli esperti di lingua inglese della Scuola Media di Lugano-Besso. Da allora, come spiegano gli attuali responsabili, si è progressivamente arricchito di nuove lingue ed esteso a livello cantonale. Per Edo Baylaender, docente di francese al Liceo di Bellinzona e già esperto per la Scuola Media, e Maria Loglio, esperta di inglese e tedesco nel medesimo ordine di scuola, la sfida è ora quella di gestire richieste, proposte e logistica di una serie di giornate che mobilita circa 2500 studenti. Quest’anno hanno partecipato 119 classi di 34 sedi scolastiche.
Alle lingue nazionali ed europee si sono aggiunti man mano nuovi idiomi meno conosciuti e tutti da scoprire. Precisano gli organizzatori: «Offriamo l’occasione di avvicinarsi all’aramaico, al cinese e quest’anno per la prima volta all’olelo Hawai’i. La nuova lingua ospite in genere entra poi nel programma annuale. Le attività sono affidate ad artisti, musicisti, attori teatrali, clown, ballerini, ma anche sportivi e addestratori di cani guida. In ogni caso sono proposte interattive che coinvolgono direttamente gli allievi». Da segnalare anche la presenza da alcuni anni della lingua dei segni e per la prima volta di un atelier sull’origine della lingua.
Come reagiscono gli allievi alle scelte del Festival? Innanzitutto il comitato organizzatore, composto da dieci esperti di lingue per le Scuole Medie, effettua sempre un sondaggio post-festival per capire l’accoglienza riservata agli atelier e i desideri degli studenti. L’interesse per le lingue che non sono imparate a scuola emerge regolarmente ed è confermato anche dal nostro incontro con allieve e allievi della IV B di Breganzona. Così si sono espressi alcuni di loro: «È stato interessante scoprire la complessità e la ricchezza del cinese. Ogni carattere ha infatti tutta una storia». «Il cinese è completamente diverso dalle nostre lingue e questo aiuta ad aprire la mente». «Si scoprono cose nuove che possono aiutarci anche in vista delle scelte future». «La lingua cinese è molto interessante perché piena di sfaccettature». «L’esperienza fuori dalla scuola è molto coinvolgente».
L’obiettivo del Festival delle Lingue, come si legge nel comunicato stampa diffuso da Tiziana Zaninelli, responsabile della Sezione dell’insegnamento medio, va proprio in questa direzione. «Le attività proposte contribuiscono a vivere il plurilinguismo in Svizzera, in Europa e nel mondo non come un ostacolo, ma come una forma di espressione e una fonte di ricchezza culturale e intellettuale, importanti per la costruzione della nostra identità e quali strumenti di apertura verso persone di altre nazionalità. Attraverso i tanti atelier proposti, gli allievi di quarta media sono sollecitati al rispetto per l’altro, per il diverso, per coloro che giungono da altrove».
Edo Baylaender e Maria Loglio evidenziano da parte loro il sostegno della Sezione al progetto, che richiede un grande sforzo organizzativo. Si pensi ad esempio agli animatori che giungono dall’estero e alla necessità di far capo a spazi pubblici e privati nelle sedi ospitanti (quest’anno Massagno, Pregassona, Ascona, Acquarossa, Ambrì, Mendrisio, Morbio Inferiore, Riva San Vitale), senza dimenticare gli spostamenti dei numerosi allievi. Uno dei punti di forza della manifestazione è però proprio il suo carattere dislocato, tipico di un vero e proprio festival. Edo Baylaender e Maria Loglio: «I ragazzi si spostano all’interno di un nucleo in più luoghi caratterizzati da ambienti diversi, dal cinema al ristorante, dalla sala comunale al salone parrocchiale. Ogni atelier dura 75 minuti, poi è previsto un quarto d’ora per recarsi all’attività successiva. La giornata è vissuta come un’esperienza globale, variata e ancorata alla realtà». Al festival partecipano pure alcune scuole private e anche questa collaborazione è considerata ottima.
Fra le diverse esperienze dell’edizione 2019, nella memoria dei partecipanti resterà sicuramente il già citato primo approccio con il cinese, la canzone dei Modà Come un pittore tradotta in lingua dei segni, o ancora come l’homo sapiens sia passato da gesti e suoni alle prime sillabe e in seguito alle parole. Molto apprezzate anche l’improvvisazione delle danze di strada e la scoperta in tedesco del ruolo dei cani guida per non vedenti con esperienza pratica di un percorso. Presenza storica del Festival delle Lingue è inoltre il Teatro Paravento che quest’anno ha proposto la storia vera di Jemmy Button, ragazzo nativo della Terra del fuoco portato in Inghilterra all’inizio dell’Ottocento dal capitano Fitz Roy per cercare di trasformarlo in un gentleman britannico, prima di riportarlo a casa un anno dopo.
Tutte le venticinque attività – concludono i responsabili – oltre a stimolare la scoperta di una lingua e della cultura di un popolo, sollecitano la comunicazione e trasmettono valori universali quali la fiducia e l’amicizia, valori ai quali ispirarsi per costruire il proprio futuro. Cristallina la citazione di Goethe menzionata nel programma del festival: «Colui che non sa le lingue straniere, non sa nulla della propria».