Uno spazio per le storie

Giovani: è nata la piattaforma liberalatuastoria.net per ragazzi che amano leggere e scrivere
/ 14.11.2016
di Paola Bernasconi

Una volta, soprattutto per le bambine, era il diario. Il più delle volte era segreto, anche se molti narrano come venisse lasciato inconsciamente in un luogo dove la mamma potesse trovarlo e scoprire i segreti della figlia: gli amici, le difficoltà, i primi amori. Scrivere di sé stessi e di quel che accade attorno a sé, ma in particolare nel proprio intimo, è da sempre un’esigenza, per capirsi e analizzarsi. Con la tecnologia, anche il diario si è evoluto, finendo in rete nei blog. Secondo una statistica di qualche tempo fa, il 65% dei blogger che scrive in lingua italiana ha meno di 25 anni, smentendo chi afferma che i giovani non scrivono più, o che gli sms e i social network hanno impoverito la loro capacità di scrittura. 

Da pochissimo, in Ticino è nato il progetto di liberalatuastoria.net: è un’evoluzione di un’idea sviluppata da una giovane stagista di infoclick.ch della Svizzera tedesca (l’associazione per il sostegno ad iniziative infantili e giovanili), dove esiste sin dal 2012. Si tratta di una piattaforma che ha come obiettivo quello di «dare ai giovani dai 12 ai 25 anni che amano scrivere la possibilità di pubblicare i loro testi», come ci spiega la responsabile Natascha Nota. «Molti giovani – continua la nostra interlocutrice – scrivono per conto proprio, ma penso che il fatto di sapersi “letti” li incoraggi a stare più attenti alla grammatica, all’ortografia o allo stile. I ragazzi, grazie alla nuova piattaforma, possono così veder le loro storie pubblicate, commentare quelle degli altri e anche dare un’occhiata sulla pagina facebook di liberalatuastoria per scoprire quali sono le novità nel mondo della scrittura e della lettura nella Svizzera italiana. È prevista inoltre la creazione di club di lettura e condivisione, nei quali i giovani potranno leggere i propri testi agli altri». 

Prima di dare un’occhiata ai primi testi pubblicati, chiediamo alla signora Nota quali siano gli argomenti più toccati. «I ragazzi che hanno scritto fino ad ora, hanno parlato soprattutto di emozioni, sentimenti e relazioni (con altre persone, ma anche con animali). Immagino sia un modo di verbalizzare ed elaborare ciò che loro stessi vivono. Le storie sono probabilmente solo in parte inventate: c’è secondo me, una buona dose di sé stessi in ogni racconto o poesia».

Gli scritti non sono ancora moltissimi e sono firmati con dei nickname. Un ragazzo scrive una lettera alla nonna, in cui si ripercorre un legame affettivo che si è evoluto ed è rimasto forte per l’intero processo di crescita sino al bisogno, attuale, di chiedere aiuto per capire un mondo dove «sento parlare persone in giacca e cravatta di cose che non capisco: di frontiere, Dèi differenti, interessi economici, rabbia, odio, potere, terrorismo, distruzione. Mi sento confuso perché in fondo quello che vedo in tutte le persone che soffrono sono le stesse lacrime salate, lo stesso sangue rosso, le stesse espressioni di paura». 

C’è bisogno di capire il mondo attuale, però anche di poter dire «ti amo» alla persona che si ha a fianco, oppure di analizzare la rabbia, un fuoco che «non si deve spegnere. Bisogna piuttosto alimentare le fiamme e farsi mangiare dal fuoco, perché non c’è cosa migliore che sentirsi vivi, e la rabbia ti fa sentire vivo», prendendo in prestito i passaggi più significativi. 

I testi non sono molto lunghi, però sono di buona qualità, dal punto di vista lessicale, sintattico e grammaticale. «Negli scritti di quei ragazzi che pubblicano regolarmente si è riscontrata più scioltezza, più capacità espressiva, padronanza linguistica, ricchezza di vocabolario», conferma la nostra interlocutrice. I giovani che pubblicano possono disporre di un servizio di coaching, di cui per ora si occupa Natascha Nota, anche se sta cercando professori di italiano in pensione che diano una mano. «Scrivono la loro richiesta, io la ricevo e provvedo a dare una risposta individuale e specifica per il loro caso».

Probabilmente, ciò che conta è scrivere: ma chi lo fa, vuole solo sfogarsi e capirsi o anche essere letto? «La scrittura è un atto molto intimo e al contempo, spesso si desidera condividerlo. Il fatto che i ragazzi pubblichino le loro storie con uno pseudonimo, dopo essersi iscritti alla piattaforma, li rassicura: possono farsi leggere senza scoprire la loro vera identità. È risaputo che scrivere rappresenta un valido sfogo dei vari stati dell’animo, soprattutto negativi. Chi esprime – scrivendo – il proprio vissuto interiore ed esteriore diventa emozionalmente più forte. È un auto-aiuto. Sembrerebbe addirittura che la scrittura (o meglio l’espressione delle proprie emozioni) fortifichi il sistema immunitario. Scrivere è un modo quindi di elaborare il proprio vissuto, ma anche di uscire allo scoperto per dire a tutti: eccomi, guardate, anche questo sono io», conferma Natascha Nota. 

In un articolo dell’«Huffington Post» si dice che scrivere ha effetti per certi versi eccezionali: «L’atto della scrittura espressiva permette alle persone di fare un passo indietro e valutare la loro vita. Invece di essere morbosamente ossessionati dell’evento, possono concentrarsi per superarlo. In questo modo, i livelli di stress si abbassano e la salute corrispondentemente migliora», ha spiegato il professore che ha compiuto la ricerca da cui è partito l’articolo citato, J. W. Pennebaker. E, ha aggiunto, basta farlo anche su un blog.

Ovviamente, c’è chi desidera vedere il proprio testo divenire un libro. Se si vuol tentare quella strada, il sito liberalatuastoria.net elenca alcuni concorsi a cui consiglia di partecipare, da Castelli di Carta al premio Dialogare, per citarne due. «Se esiste un autentico talento letterario troverà il suo modo per farsi conoscere», conclude Natascha Nota.