Uno spazio itinerante per i giovani

The Social Truck – Un progetto sociale ideato dall’operatrice Alicia Iglesias che a breve percorrerà le vie della Grande Bellinzona, realizzato a partire dai desideri e dei bisogni dei ragazzi
/ 19.08.2019
di Alessandra Ostini Sutto

«The Social Truck» – letteralmente «furgoncino sociale» – è un veicolo che, a breve, percorrerà le vie della Bellinzona «allargata». Si tratta di un progetto che mira a diventare uno spazio e un punto d’incontro capace di coinvolgere i ragazzi con l’aiuto di un furgone che si sposterà dove più interessa. Altra caratteristica del «furgoncino sociale» sarà quella di fungere da spazio di lavoro, dando la possibilità ai ragazzi di dare vita ad iniziative personali. Attraverso l’impegno ad operare sul territorio e la realizzazione di progetti sociali, sportivi e culturali, The Social Truck diventerà una sorta di «laboratorio di idee e iniziative itinerante» in grado di favorire nuove forme di incontro e scambio.

Questa interessante iniziativa si deve ad Alicia Iglesias, operatrice sociale ed educatrice mediale, e alla collaborazione con la Cooperativa Baobab di Bellinzona, uno spazio polivalente attivo in ambito educativo, psicologico e sociale. Essa si profila come uno dei progetti più innovativi a livello cantonale, grazie alle sue potenzialità di coinvolgimento dei giovani in un’ottica partecipativa. Avendolo ritenuto interessante e fatto su misura per il territorio e i giovani bellinzonesi, il Municipio di Bellinzona – senza il cui sostegno non ne sarebbe stata possibile la concretizzazione – ha aderito a questo progetto di innovazione sociale sostenendolo finanziariamente, assieme al Cantone e alla Confederazione, pur non rinunciando all’idea di realizzare in futuro un centro giovanile tradizionale.

L’idea di utilizzare un furgone come luogo di animazione socioculturale ed educativa non è del tutto nuova: «In particolare ho preso spunto da alcuni progetti preesistenti in Ticino, come Piazza Aperta – Giovani in movimento dell’Associazione Arcolaio, un’iniziativa portata avanti diversi anni fa nel comune di Giubiasco e in altri comuni del Bellinzonese», spiega Alicia Iglesias, che dalle esperienze maturate in diversi contesti lavorativi e dalle relazioni strette con professionisti del settore sociale svizzero e italiano, ha avuto l’idea di creare The Social Truck. Negli anni successivi è stato creato The Van della Città di Lugano, che offre sostegno ai giovani per mezzo di operatori di prossimità. «Con The Social Truck volevo mettere in atto un cambiamento di paradigma, nel senso che il concetto è quello di partire dai bisogni e desideri dei ragazzi, per poi metterli nella posizione di ideatori, creatori e realizzatori dove noi adulti – educatori ed operatori sociali – fungiamo da supporto e da ponte con il resto della società», afferma Alicia, che ha unito due delle sue passioni – quella di creare, di fare, e quella di lavorare con i giovani – per dare vita ad un modello la cui fase operativa è cominciata nel corso dell’estate. «Fondamentale è stato fare un lavoro su me stessa – e lo stesso vale per i miei collaboratori – per evitare di andare sul territorio portando le nostre idee. L’unica idea che voglio portare è quella del furgone come un contenitore, come una fucina di idee, che vuole aiutare i ragazzi a sviluppare le proprie iniziative. Si va così a lavorare sul concetto di gruppo, di passioni, di progettualità, dando l’occasione ai giovani di fare delle proposte e soprattutto mettendoli nella posizione di attivarsi per realizzarle», continua.

Questo ruolo attivo dei ragazzi comincia fin dalla costruzione del furgono, attualmente in corso: «un gruppo di ragazzi e ragazze di età compresa tra il 13 e i 19 anni, con i quali ho già lavorato, si è messo a disposizione per questo compito», puntualizza Iglesias, che è pure formatrice e media educator presso la Croce Rossa Svizzera. Si tratta di una costruzione vera e propria, dal momento che il veicolo scelto è del tipo «chassis cabine», dotato cioè di un telaio, sul quale sarà collocata la cabina, realizzata appunto con i ragazzi, con i quali è stato definito pure l’allestimento interno, sempre con la supervisione degli operatori sociali e in stretta collaborazione con i professionisti del settore. «Durante un primo incontro, abbiamo mostrato loro la bozza dell’interno del furgone, riguardo alla quale hanno potuto esprimere le proprie idee, mettendo anche in discussione delle precedenti scelte. Da questa discussione, nel corso della quale ognuno ha portato un pezzettino di sé, del proprio sguardo, è scaturito il progetto definitivo», spiega Alicia, «durante la fase finale di realizzazione del furgone i ragazzi hanno la possibilità di vedere il mezzo in costruzione confrontandosi anche con dei veri professionisti. Questo modo di procedere è sicuramente laborioso, perché dobbiamo rispettare dei tempi che non sono i miei, o quelli del mondo degli adulti in generale, ma dobbiamo saper aspettare il momento giusto per cogliere le idee dei ragazzi, e saperle poi tradurre. D’altra parte è prioritario che essi siano coinvolti, perché questo diventerà il loro furgone».

Di fatto, rendere protagonisti i ragazzi è uno dei concetti chiave del progetto, che viene anche definito dalla sua fondatrice una «fabbrica delle idee»: «Il principio di base è la collaborazione tra adulti e giovani. Per questo siamo alla ricerca di professionisti (artigiani ed artisti, aziende private o pubbliche, enti ed associazioni, comuni, scuole e musei) che, cooperando con noi, vogliano contribuire a produrre un valore aggiunto per la comunità». Persone, aziende o istituzioni possono collaborare mettendo a disposizione la propria esperienza, le proprie abilità e competenze, i propri spazi e strumenti oppure attraverso un sostegno di tipo economico. «L’idea è di rimettere in moto un sostegno reciproco, anche a livello intergenerazionale, nell’intento di dare nuovo impulso alla vita sociale coinvolgendo le persone nel creare esperienze e significati condivisi», afferma la fondatrice.

Questo «laboratorio itinerante di idee» dovrebbe essere operativo tra settembre e ottobre. Ma quale sarà la quotidianità del suo agire? «Il furgone sociale, con a bordo due operatori sul territorio, andrà, per esempio, in zona stazione, in Piazza del Sole o in Piazza Collegiata, dove entrerà in interazione con i ragazzi; ciò significa conoscerli e, altrettanto importante, farsi conoscere. Dopodiché si potrà iniziare a lavorare assieme, in particolar modo andando a capire cosa piace loro, quali sono le loro passioni, i loro hobby e vedere se da ciò scaturisce qualche idea che si possa sviluppare e portarla sul territorio», spiega la responsabile, «parlando con i ragazzi, negli ultimi due anni, per vedere se il progetto fosse fattibile o meno, mi sono accorta che le idee non mancano. Si tratta, a volte, di iniziative già esistenti ma che i ragazzi non sentono loro, e l’unico modo per far sì che lo diventino è poter partecipare alla creazione».Molte delle proposte avanzate riguardano, per esempio, la realizzazione di concerti. «La prima cosa da fare è raccogliere le idee, e, successivamente fare una sorta di management del progetto, suddividendo le mansioni e creando dei gruppi di lavoro che ne curino i vari aspetti», spiega Alicia, «laddove non possono arrivare i ragazzi, per esempio per impegni professionali o scolastici, interveniamo noi, come pure nel fare da ponte di comunicazione tra la loro idea e la realtà effettiva del territorio».

Si arriva a questo punto ad un’altra, importante, dimensione di The Social Truck, quella cioè che mira a farne un punto d’osservazione privilegiato del mondo giovanile: «Nel lavoro comune, i ragazzi si aprono, raccontano le proprie storie, le proprie difficoltà e fragilità. Da una dinamica di gruppo, all’interno della quale si lavora sul concetto di aiuto reciproco, di creazione, di interazione con la popolazione, si passa così a lavorare su un bisogno individuale, laddove esso emerge», afferma la responsabile.

In questo particolare progetto si arriva quindi ad affrontare determinate problematiche connesse all’universo giovanile, partendo però da qualcosa di bello. «In questo mi sono basata sulla mia esperienza: le persone che mi hanno aiutato di più nella vita sono quelle che mi hanno permesso di fare e di mettermi in gioco, anche sbagliando e ricevendo dei “no”, e che però ci sono sempre state. E The Social Truck vuole essere lo stesso per i ragazzi: vuole esserci sempre anche laddove ci siano dei “no” e delle difficoltà», conclude Alicia Iglesias.