Prendete un pediatra che non ama stare al sole e portatelo in vacanza su un’isoletta dell’Oceano indicano. Ogni tanto nuoterà ma trascorrerà il resto della giornata all’ombra. Ed è proprio lì, in quel lontano atollo che ha visto la luce il primo libro di Andreas Wechsler. Un volume che il pediatra aveva già impostato in grandi linee prima di quella trasferta ma che ha trovato la sua stesura nelle lunghe ore trascorse all’ombra, ad attendere in solitudine il rientro della famiglia dalla spiaggia. Nella stesura del suo libro Wechsler usa un linguaggio non specialistico, concentrandosi su quelli che lui chiama i «cuccioli», sui bambini dai zero ai tre anni, e sui loro genitori. Con nella bussola un obiettivo ben definito: la norma. «È un libro pensato per il 95% delle famiglie, quelle in cui fortunatamente il bambino cresce senza particolari problemi di salute – ci dice – famiglie in cui si verificano ogni giorno cose tendenzialmente normali. Cose che però una buona parte dei genitori vive e percepisce come non normali. La mia professione, e lo confermo con questo mio libro, consiste molto spesso nel dire semplicemente che tutto va bene, che questo o quel comportamento del bambino fanno parte della norma».
Diplomatosi in pediatria nel 1990, Andreas Wechsler ha avuto esperienze professionali a Boston, a Zurigo e in Ticino, dove dal 2005 gestisce un proprio studio pediatrico. Il libro che porta il titolo Genitori per divertimento, figli per passione è una sorta di riassunto delle visite e dei colloqui avuti in tutti questi anni con i pazienti, o meglio con i genitori dei pazienti. «È proprio così, devo dire grazie ai genitori! Senza di loro non sarei andato da nessuna parte, perché sono stati loro a darmi sia le domande sia le risposte. Il mio compito è stato quello di fare una “supersintesi” di tutto quello che ho sentito nel corso delle mie visite e che ho cercato di inserire in modo empirico nel bagaglio delle mie conoscenze mediche. Ho preso quello che io ho imparato sui libri e ci ho messo sopra quello che mi hanno raccontato i genitori. Ho unito la mia alle loro esperienza. Il libro è nato così. Un volume che ha lo stesso scopo delle mie consultazioni, far capire ai genitori che loro non sono il problema, ma la soluzione. E di questo spesso mamma e papà non sono del tutto consapevoli».
Il libro si articola lungo le varie fasi della vita di un «cucciolo», dalla nascita fino ai tre anni, toccando le tappe principali di questo percorso. A dire il vero, al di là del gran numero di informazioni pratiche dispensate dal pediatra, il lettore dovrà abituarsi anche al linguaggio di Wechsler, molto fantasioso e colorito. Con frasi che qua e là lasceranno i genitori sospesi a metà del guado, tra il divertimento e lo stupore, tra un sorriso e la consapevolezza di avere a che fare con un medico che declina a modo suo le ampie conoscenze scientifiche di cui dispone. Un paio di esempi che troverete nel libro. «Care mamme fidatevi delle vostre tette, che la natura e il buon senso provvedono», questo per dire che il neonato non va sovralimentato. «Non mi stancherò mai di ripeterlo: buttate via tutte le bilance e ignorate le persone che ad ogni pianto dicono “sarà la fame” (...) il ragionamento è semplice: funziona così da milioni di anni, non deve essere poi così difficile».
In altri termini, dentro la «norma» conviene scegliere la via della semplicità anche se, si legge ancora nel libro, «è normale all’inizio non sentirsi totalmente saldi in sella». Per Wechsler vale dunque un principio fondamentale che serve un po’ da vademecum per tutti i genitori: «all’inizio – ci dice – i bisogni del bambino sono relativamente semplici. Uno che riconosce quei segnali lì se la cava benissimo. Le cose più complicate arrivano molto dopo, quando i figli andranno alle scuole medie...».
Il libro è scritto in modo originale anche perché a turno prendono la parola, o meglio la penna, i protagonisti di questa prima esplorazione della vita. In alcuni passaggi c’è un «io narrante» medico, in altri invece il testimone passa al genitore e in altri ancora al bambino. Ma è sempre Wechsler che scrive, cambiando di volta in volta la visione delle cose, come quando si mette nei panni di un bimbo dai 18 ai 36 mesi di vita. «Passo molto tempo con creature alte come me. Non ho capito bene chi siano o cosa siano, ma sono lì. Divertente anche se non utile. Una volta ho tirato un calcio negli stinchi a mio nonno e lui era tutto divertito. Benissimo, provo anche con questi. Non so perché, ma non sembrano divertirsi».
Un libro che va ad aggiungersi a un’infinita serie di altri saggi sul tema dell’infanzia. Ma che dire, chiediamo, a chi non ne vuol sapere di affidarsi ad una guida pratica? «Giusto, anche io farei così. Penso che il genitore si sbaglierà raramente se decide di assumere con le viscere, di pancia, questa sfida. Il libro può comunque servire perché trasmette parecchie informazioni e rafforza il concetto della naturalezza dell’evento. Meglio non perdere troppo tempo a guardare a destra e a sinistra. Troppi consulenti parlano delle loro esperienze ma non della esperienza con la E maiuscola e della natura del bambino. Io in fondo ho voluto mettere in un catino le mie esperienze di pediatra, facendomi portatore di informazioni molto ampie perché derivano dalle mie visite mediche quotidiane. E quindi è molto più probabile che tu come genitore ci caschi dentro in quel catino, che ti ci ritrovi. È uno spazio in cui puoi capire che quello che ti succede corrisponde alla norma». In un rapporto tra genitori e figli che è in continua evoluzione, fin dall’inizio, con una serie di passaggi inevitabili ma non semplici da affrontare. «Molti scatti evolutivi, infatti, avvengono solo nel momento in cui il genitore è disponibile a farsi un po’ da parte.
Il tema è di quelli grossi e non è l’ultima volta che ne parleremo» scrive ancora Wechsler, pronto prossimamente a lanciarsi nella stesura di un secondo volume, per i bambini oltre i tre anni di età. Un pediatra ora anche scrittore che, senza camice ma con le sue immancabili e variopinte bretelle, potrebbe anche fare il cabarettista.