Il lavoro stanca, ma è forse difficile farne a meno. C’è chi ha preconizzato la fine del lavoro, ma per ora resiste, anche se cambia e si trasforma.
Dal prossimo gennaio in Ticino sarà più facile osservare il lavoro in tutte le sue sfaccettature e trovare un impiego. Verrà infatti inaugurata la Città dei mestieri, uno spazio aperto a tutti coloro che vogliono lavorare, perfezionarsi o riqualificarsi, orientarsi nel mercato del lavoro o conoscere l’apprendistato. Si tratta di uno spazio particolare, una via di mezzo tra un ufficio, un’esposizione, una rete di contatti, che avrà sede in un palazzo a due passi dalla stazione di Bellinzona, dove ogni cittadino potrà recarsi per essere aiutato a diventare in modo più significativo attore della propria vita professionale. Si offrirà una consulenza individuale, un centro di documentazione, uno spazio eventi, incontri con aziende, conferenze, risorse multimediali sui temi dei mestieri e delle strategie di collocamento.
Non ci saranno gli ostacoli burocratici dei classici uffici dell’amministrazione, ma sarà uno spazio d’incontro trasparente per ricevere informazioni e, possibilmente, facilitare la ricerca di un posto di lavoro. Ecco la filosofia che sta alla base di questa nuova proposta, che si sintetizza in tre termini: libertà, gratuità, anonimato.
«La Città dei mestieri – ha detto il consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del Dipartimento che gestisce la struttura – vuole rispondere al bisogno crescente di orientamento e supporto di giovani e adulti chiamati a muoversi in un mondo del lavoro che cambia. È un progetto che si fonda sulla capacità degli attori pubblici e privati di lavorare assieme per l’obiettivo di un Ticino competitivo, perché capace di valorizzare il suo capitale umano, ma anche socialmente coeso, dove nessuno sia lasciato indietro».
Si aboliscono le barriere tra il cittadino e i vari uffici che si occupano di lavoro; orientamento, collocamento, sindacato, aziende. Alla Città dei mestieri si accede senza appuntamento e si ha la garanzia che venga rispettato l’anonimato. Se un giovane o un adulto vuole cambiare attività, può andare lì e informarsi, curiosare, farsi un’idea di quali alternative potrebbe scoprire.
«È uno spazio costituito di tre componenti – ci spiega Furio Bednarz, Capo Ufficio della formazione continua e dell’innovazione – Uno sportello per l’accoglienza e la consulenza, dove avvengono i colloqui. Il centro di documentazione, luogo fisico con disponibilità di computer, per scrivere una lettera e documenti cartacei da consultare, insomma, un piccolo ufficio attrezzato. Infine, uno spazio per gli eventi con 40/50 posti. Se un’azienda vuole venire da noi per presentare le sue opportunità di lavoro, è benvenuta. Avremo un fitto programma di eventi che sarà una sicura attrazione. Saremo una finestra aperta sul mondo del lavoro, sulle professioni e sulla formazione».
La Città dei mestieri sarà organizzata in quattro aree. Orientarsi: informazione sui diversi percorsi formativi, incontri tra giovani alla ricerca di un posto di tirocinio e aziende interessate all’assunzione di apprendisti, contatti con Uffici regionali di orientamento scolastico e professionale. Vivere l’apprendistato: informazioni sulle procedure di assunzione e sulle condizioni quadro del contratto. Diritti e doveri dell’apprendista. Sostegno nella transizione del mondo del lavoro. Trovare lavoro: è un mondo in continua evoluzione e quindi si offrono strumenti per la ricerca dell’impiego e per l’autoimprenditorialità. Si organizzano incontri fra datori di lavoro e persone in cerca d’impiego. Per cercare un lavoro adatto ai propri bisogni, alle proprie competenze e ai propri desideri. Perfezionarsi e riqualificarsi: Non è mai troppo tardi per formarsi. Completare la formazione di base, proseguire con specializzazioni, oppure approfondire con la formazione continua per trovare il percorso adatto a ognuno.
«Le consulenze saranno molto brevi, – osserva Sara Grignola Mammoli, collaboratrice scientifica della Divisione della formazione professionale – ci rivolgiamo ai giovani, alle persone in fase di transizione, alle donne dopo la maternità, che non sanno bene come muoversi e vogliono avere un contatto, senza impegno, per ricevere informazioni e alcune dritte per poi indirizzarsi verso i datori di lavoro. Se per qualcuno è necessario l’orientatore, lo si manda lì. Oppure agli Uffici regionali di collocamento. Il vantaggio della Città dei mestieri per chi cerca lavoro è di poter offrire diversi interlocutori: il consulente del personale, l’esperto di formazione superiore. Si potranno organizzare appuntamenti dove l’utente potrà chiedere aiuto per scrivere una candidatura. Ci saranno piccoli atelier per imparare a presentarsi o prepararsi per un colloquio di lavoro».
La Città dei mestieri è un servizio pubblico per i cittadini, ma sarà a disposizione anche delle aziende. «Puntiamo molto a coinvolgere aziende che possono avere difficoltà di reclutamento di certe figure professionali – spiega Furio Bednarz – Posso fare un esempio recente: un’azienda metalmeccanica vuole assumere un responsabile meccatronico e sta facendo ricerche da due anni sia in Svizzera che all’estero. In questo caso la Città dei mestieri può organizzare un evento con l’intervento dell’azienda per pubblicizzare l’offerta di lavoro».
A metà ottobre si è riunito per la prima volta il Comitato Guida che avrà il compito di assicurare il governo strategico del nuovo servizio. Il Comitato è composto da rappresentanti dei dipartimenti cantonali coinvolti e dalle principali organizzazioni professionali e sindacali. Il Consiglio di Stato ha nominato il parlamentare Nicola Pini alla presidenza del Comitato: «Fondamentale – ha detto Pini – sarà proprio il ruolo di imprese e organizzazioni del mondo del lavoro, alle quali offriamo non solo una piattaforma di scambio tra domanda e offerta di lavoro, ma anche un luogo dove portare i loro bisogni in termini di competenze, contribuire a orientare chi è alla ricerca di un impiego o di una formazione e infine trovare risposte adeguate ai fabbisogni di manodopera».
I promotori della Città stimano che possano essere coinvolti circa 5mila utenti all’anno. A Ginevra, dove la struttura è nata dieci anni fa, sono più di 30mila le persone che frequentano la Cité des métiers in un anno.
In Ticino ci sono secondo gli ultimi dati 4273 disoccupati annunciati agli Uffici. Secondo le stime ILO, che si basano su sondaggi a campione, i disoccupati potrebbero essere 10mila. 5mila senza lavoro, non registrati. Potrebbe essere questo un bacino importante di persone che frequentano la Città dei mestieri, che non richiede iscrizione e non etichetta l’utente come disoccupato.
Per aprirsi verso l’esterno sarà importante usufruire delle reti sociali e di internet. A questo scopo la struttura ha una collaboratrice che si occuperà del multimedia, ma verranno utilizzati anche i canali informativi dei partner aziendali o sindacali. «Una grossa sfida per la Città dei mestieri – sottolinea Sara Grignola – sarà abbinare il livello comunicativo a quello istituzionale. Siamo un servizio dell’amministrazione cantonale, ma dobbiamo inventare modalità di comunicazione e approcci diversi rispetto a quelle classiche istituzionali e burocratiche».
La Città dei mestieri è un progetto per il presente, ma che guarda al futuro. «Da tempo immemore – ha detto lo storico Yuval Noah Harari – la vita si divide in due fasi: un periodo di apprendimento seguito da un periodo di lavoro (…) Nel 2040 però questo modello tradizionale diventerà obsoleto e gli esseri umani riusciranno a stare a galla solo continuando a imparare per tutta la vita, reinventandosi anche a 50 anni».