La vita è un viaggio. E per non smarrirsi occorre un tragitto sicuro sul quale edificare la propria esistenza. Ne sanno qualcosa Cecilia Testa, Fabia Manni-Moresi e Monica Frigerio, coordinatrici di quello che, nelle loro intenzioni, vuole rappresentare, dopo cinque anni di attività e una nuova sede che si inaugurerà ufficialmente il 23 ottobre in via G. Stabile 12 a Lugano-Besso, «una casa all’interno della quale accogliere progetti finalizzati all’incontro e alla conoscenza reciproca. Un “contenitore” all’interno del quale far evolvere dei contenuti».
E il nome del centro di socializzazione è proprio Il Tragitto, nel senso di «un tratto di cammino condiviso, dove avvengono degli scambi». Finora questo spazio si rivolgeva in modo più specifico alle donne migranti e ai loro figli e figlie in età prescolastica attraverso progetti di socializzazione, un sostegno alla genitorialità e alla formazione. Ma da ottobre numerose saranno le novità. «Dal prossimo mese – annunciano le nostre interlocutrici – estenderemo i nostri servizi a un pubblico più ampio. La nostra volontà è quella di coinvolgere la cittadinanza tutta: donne straniere e svizzere, ma anche papà, nonni e nonne nell’intento di realizzare una vera e propria integrazione reciproca, offrendo delle reali occasioni di incontro tra la popolazione autoctona e straniera».
Il crescente numero di richieste rivela un bisogno reale e concreto. «Tra le novità – fanno sapere le tre coordinatrici – apriremo in ottobre uno sportello con tre permanenze alla settimana per accogliere le persone interessate. Diverse sono le nostre proposte di attività: “Incontriamoci”, in corso due mattine alla settimana, consente ad esempio a donne straniere o svizzere con o senza figli di conoscersi allargando così la loro rete sociale, di orientarsi sul territorio comunale e cantonale e scoprire servizi associativi e istituzionali e spazi pubblici. Vi sono inoltre percorsi di inserimento socio-professionali rivolti a donne fino ai 30 anni».
Il Tragitto, insomma, come crocevia di un luogo attraversato da tante sensibilità. «Tra le nostre iniziative vi è “Autobiografia”, percorso rivolto a donne con passato migratorio che permette di cercare un’armonia tra passato e presente operando verso il superamento della rottura provocata dall’abbandono del proprio paese d’origine. Promuoviamo pure corsi di italiano per le donne migranti. Inoltre due pomeriggi la settimana è in agenda “Ritroviamoci” per mamme, papà e nonni, figli e nipoti in età prescolastica, momenti di gioco e socializzazione alla presenza di due professioniste. Il Tragitto predilige per tutte le attività una modalità partecipativa».
Ma quali sono gli obiettivi che si pone il Centro di socializzazione? «Offrire uno spazio accogliente e non giudicante», evidenziano Cecilia Testa, Fabia Manni-Moresi e Monica Frigerio, che elencano altre finalità: «Riconoscere e valorizzare le competenze esistenti e svilupparne di nuove. Riconoscere la diversità dell’altro/a e le appartenenze comuni e condivisibili. Favorire la creazione di legami sociali e uscire dall’isolamento. L’animazione partecipativa che proponiamo consente alle donne presenti di trovare il proprio posto nel gruppo, di contribuire attivamente alla buona riuscita del progetto e non da ultimo di rinforzare la loro autonomia che può così essere trasposta in altri contesti della vita quotidiana, familiare, professionale, associativa».
Nei primi cinque anni di vita del Tragitto – spiegano ancora le coordinatrici – «si sono consolidate molte collaborazioni e si sta continuando a operare in questo senso, in modo da rendersi sempre più visibili e accessibili alla rete associativa e istituzionale ed evidentemente – di riflesso – a un pubblico di nuove possibili partecipanti». Da chi è sostenuto Il Tragitto? «L’associazione è finanziata principalmente dall’Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani, dal Servizio cantonale per l’Integrazione attraverso il Programma d’Integrazione cantonale e dalla città di Lugano. Un finanziamento giunge pure dall’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento per quanto concerne i corsi di italiano. Il Tragitto, da qualche settimana, è sostenuto anche dalla Catena della Solidarietà che ha permesso di lanciare due nuove iniziative: lo sportello e l’accompagnamento individuale in vista di un inserimento socio-professionale. Importante nel 2018 è stato anche il sostegno di alcune fondazioni private come pure un grande aiuto “dal basso”, ossia da persone che hanno deciso di aiutarci attraverso la nostra campagna di crowdfunding. Le nostre attività sono interamente gratuite per l’utenza».
E quali sono i partner dell’associazione? «Vantiamo numerose collaborazioni. Soccorso Operaio Svizzero è diventato un partner importante: molte utenti di SOS sono orientate verso le attività del centro di socializzazione e i locali sono spesso utilizzati per progetti interni del servizio in quanto si tratta di spazi conosciuti e familiari. Le direzioni scolastiche – regolarmente informate dell’attualità dei nostri progetti – orientano inoltre regolarmente mamme e bambini che potrebbero beneficiare del nostro servizio. Una nuova collaborazione si sta pure instaurando con l’associazione Casa Santa Elisabetta con la quale condividiamo in parte gli spazi. Le premesse di questa nuova sinergia – dopo i primi recenti incontri – sono ottime e si annunciano interessanti».