«Non è più una notizia, ormai» è l’obiezione con cui rispondiamo alla portavoce di Pro Natura, Martina Spinelli, quando ci chiede di parlare dell’animale dell’anno 2019 e di «accendere i riflettori» (mai come quest’anno è il caso di dire così) sulla lucciola. Questo è l’animale scelto dal sodalizio per sensibilizzare la popolazione sul mondo degli insetti (mondo che «si sta rapidamente degradando») e, di riflesso, sulle loro condizioni in Svizzera.
Infatti, dicevamo, tutti i media hanno già parlato a inizio gennaio di quella piccola creaturina che ci affascina tanto perché nelle notti di inizio estate ci regala uno spettacolo di luci. «Mai come stavolta, l’animale prescelto per il 2019 sarà argomento di tutto l’anno: ora lo introduciamo e poi ne riparleremo ancora in estate», è la pronta risposta della nostra interlocutrice che, così, ci incuriosisce e ci convince ad entrare, anche se qualche settimana più tardi del consueto, nel mondo della Lampyris noctiluca (questo il nome scientifico dell’insetto).
«L’argomento sarà dunque ripreso verso giugno, quando saremo nuovamente rapiti dello spettacolo e dalla magia che le lucciole sanno regalarci nelle notti serene: tanto vale…», riflettiamo ad alta voce, mentre Spinelli subito ci incuriosisce con una prima «provocazione». «Tutti conoscono lo spettacolo e la magia che le lucciole ci regalano nelle notti di inizio estate, pochi però sanno qual è il loro aspetto alla luce del giorno». Anche a chi scrive era sconosciuto, fino ad oggi: e pensare che non stiamo parlando di «creature fatate», bensì di coleotteri della famiglia dei Lampiridi: «In Svizzera ne vivono quattro specie e la Lampyris noctiluca è quella che Oltralpe viene osservata più frequentemente, mentre in Ticino dobbiamo prestare più attenzione per identificarla, perché a sud del Gottardo sono presenti tutte e quattro le specie».
A Sud delle Alpi abbiamo dunque il privilegio di ospitare tutte le varietà di lucciole che, scopriamo ancora, illuminano le nostre notti solamente alla fine della loro vita. «Prima di raggiungere l’età adulta, la lucciola trascorre due anni allo stadio larvale e in questo periodo si nutre di ogni sorta di lumaca», spiega Martina, che parla di «rudi metodi di caccia della larva» che contrastano violentemente con l’immagine romantica della creatura eterea, costituita di luce.
Una sorta di Dr. Jekyll and Mr. Hyde, insomma, perché «essa, come un minuscolo coccodrillo di colore nero–marrone, si avvicina di soppiatto alle prede (spesso molto più grandi di lei) e le uccide con morsi velenosi divorandole nel giro di un giorno». Le lucciole sono perciò «il terrore delle lumache» perché durante il loro stadio larvale dimostrano di essere proprio di bocca buona e si nutrono di ogni sorta di questi Gasteropodi: «Grandi e piccole lumache, con o senza guscio, e dopo il viscido pasto si ripuliscono accuratamente con uno speciale organo caudale». Dopodiché, nell’estate del terzo anno di vita, la larva muta in «pupa» e in seguito dal bozzolo esce finalmente la lucciola adulta, la cui femmina cerca subito un luogo idoneo in cui attirare un maschio. E ci vien da dire che qui la natura ripete il suo infinito mantra.
Manco a dirlo: «La femmina sa che il maschio è desideroso di accoppiarsi e allora mette bene in vista il tratto terminale del corpo, dove si trovano gli organi in cui avviene la reazione chimica che dà origine allo spettacolare lucore». Il maschio, per contro, non emette luce e sorvola l’habitat scandagliando il suolo coi suoi occhi grandi alla ricerca dell’agognato segnale. Scopriamo che questa è una gara contro il tempo: «Le lucciole adulte non sono più in grado di assumere cibo, quindi gli individui che non riescono ad accoppiarsi, muoiono senza discendenza dopo appena un paio di settimane».
Certo, le informazioni che sgretolano la nostra visione romantica di questo coleottero sono molte. Non ci resta che tornare con i piedi per terra per capire come collocarlo nell’ambito della nostra fauna locale che, ci viene spiegato, è dominata dagli insetti: «Delle circa 36’000 specie di animali conosciute in Svizzera, ben 30’000 appartengono a questo grande gruppo». Cosa certa è che dove gli insetti stanno bene, anche la natura sta bene. E qui casca l’asino, perché Martina Spinelli ci rende attenti sul fatto che purtroppo il loro mondo si sta degradando a una velocità spaventosa, a causa della distruzione degli habitat, dell’uso eccessivo di pesticidi, dell’inquinamento luminoso e di altri fattori concomitanti.
Le conseguenze per la natura e per gli esseri umani sono ovviamente pesanti. Perciò Pro Natura, quest’anno, si adopera per «dare luce» alle lucciole. «Per fortuna, sempre più persone, allarmate dai dati diffusi dagli specialisti, stanno prendendo coscienza di questi grandi problemi», conclude la portavoce di Pro Natura, ricordando a tutti che: «Nel 2019 la lucciola illuminerà con la sua magica luce questi fatti per i quali, non dimentichiamolo, esistono soluzioni concrete». A noi non resta che aspettare l’inizio dell’estate per tornare a cercare i lumini delle lucciole e rendere loro omaggio.