Lo storico Carlo Maria Cipolla definisce «intelligente» chi fa una cosa utile sia per sé sia per gli altri. Dice che è molto raro trovare persone intelligenti. Noi ne abbiamo incontrato un folto gruppo a Minusio, quasi in riva al lago, in mezzo a un parco giochi: si tratta degli Amici della Ferrovia che danno seguito alla loro passione per i treni costruendone in miniatura e permettendo a tutti i bambini di salirci sopra per fare dei giri. I bambini sono felici, gli adulti anche. L’Ataf nasce a Ponte Brolla quasi cinquant’anni fa (nel 2020 compirà mezzo secolo) da un gruppo di giovani con il pallino dei modellini ferroviari che volevano uno spazio per poter continuare a giocare come da bambini ma con tecnica e mentalità da adulti. Avevano capito che non bisogna mai smettere di giocare se non si vuole rovinare ciò che di buono c’è in noi. E così costruivano i treni, posavano i binari, inscenavano paesaggi con case, alberi, gallerie e montagne.
L’Associazione Ticinese degli Amici della Ferrovia approda a Minusio nel 1998, su quei terreni vicino al lago che erano il Cantiere della Mappo-Morettina e che il Comune avrebbe poi trasformato in una magnifica area di gioco per bambini. Si trova vicino ai campeggi, al piccolo porto, all’inizio della passeggiata che arriva fino a Locarno, nel verde. E i ragazzi dell’Ataf, ormai diventati grandi, alcuni già in pensione, hanno un’idea: invece di far andare solamente i trenini classici, quelli alti dieci o venti centimetri, perché non costruirne anche di un po’ più grandi, in modo da farvi salire sopra i bambini? Così, questa associazione senza scopo di lucro, basata solo sul volontariato, diventa una società a «scopo pubblico sociale», in altre parole, quello che Cipolla chiama «intelligente».
Ogni anno da Pasqua a metà ottobre, tutti i sabati e per due domeniche al mese, all’interno del parco giochi (questo sempre gestito dal Comune di Minusio) si anima un sistema ferroviario a misura di bambino con scartamenti di due misure. Viaggiano treni elettrici e treni d’epoca a vapore, alimentati da antracite, ovvero la miglior qualità di carbone. In estate al calendario di apertura si aggiungono anche i giovedì sera. «Lo facciamo per la popolazione locale ma anche per i villeggianti e i campeggiatori. Diciamo loro: portate i vostri trenini, venite a farli andare da noi nelle giornate di pioggia; e se avete bambini piccoli, vedrete come si divertiranno a salire sui treni che circolano nel parco! Qui abbiamo anche un chiosco e il costo del biglietto è simbolico», spiega il presidente dell’Ataf Bruno Pini. A fine novembre poi, per la «festa dell’albero», si viaggia gratuitamente e si consuma una merenda offerta.
Pini mi mostra il loro regno: in giardino ci sono binari di misure compatibili con treni che si trovano in vari parchi d’Europa e Stati Uniti. In ottobre, dunque, si è pensato di organizzare un fine settimana ogni anno ospitando treni da varie parti del mondo.
Nei giorni di apertura (il calendario è disponibile sul sito www.ataf.ch) si vedono moltissimi passeggeri che circolano su uno o più treni, famiglie che fanno picnic e altri bimbi che giocano nel fornito parco giochi intorno ai binari. Non c’è un passante che costeggiando il parco giochi che non si fermi a guardare queste magnifiche locomotive alte mezzo metro che rappresentano in ogni dettaglio quelle dei treni storici.
Dentro la «stazione», uno stabile che ha costruito l’Associazione, c’è una biblioteca a tema ferroviario e numerosi cimeli, come vecchie lampade di locomotiva, fanali di coda, lanterne del capotreno, targhe e stemmi di treni di inizio Novecento, un telegrafo, orologi da stazione e curiose macchine per acquistare i biglietti che quasi nessuno ricorda più... «Ognuno di questi oggetti ha una storia e noi siamo qui per raccontarla», dice il presidente. «Sono oggetti di collezioni private, pezzi rari che però è bello esporre perché sono stati testimoni del progresso ferroviario svizzero dal 1847, quando è stata costruita la prima tratta nella nostra nazione. E poi ci sono i modellini delle locomotive più belle, più particolari e più famose del mondo». Sempre a pian terreno c’è l’officina dove si esegue la manutenzione e in certi casi anche la costruzione dei pezzi.
Al primo piano si trovano i binari per i modellini, con sei misure di scartamento. Chi vuole può portare il suo trenino e farlo andare o prenderne in prestito uno dell’associazione. Il progetto Futuro, come è stato chiamato, è il prossimo sogno da realizzare: uno spazio dove bisnonni, nonni, genitori e nipoti costruiscono un gigantesco percorso con i binari, le stazioni, i monti, le valli, gli edifici e tutto ciò che si vuole come scenografia per il circuito ferroviario.
Sotto, invece, nel seminterrato, si custodiscono le locomotive e i vagoni dei treni più grandi. Sembrano gioielli, o forse in un certo senso lo sono. È dentro lì che si vede tutta la pazienza, la perizia e il genio di quei membri dell’Ataf che costruiscono in scala ridotta i cavalli di ferro di una volta. «Alcuni acquistano dei kit che forniscono tutti i pezzi di una locomotiva», spiega Pini. «Bisogna “solo” montarli, ma si tratta di operazioni estremamente delicate, che richiedono settimane di lavoro e la precisione di un orologiaio. Poi c’è chi inventa la sua locomotiva, elettrica o a carbone, e infine chi la copia dalla realtà ma senza il kit». E come fa? Basandosi su materiale ingegneristico di una volta, se il costruttore ha la fortuna di trovarlo, altrimenti unicamente su fotografie. Ci sono locomotive antichissime, stupende, che un tempo giravano per le Alpi e gli altipiani svizzeri o le pianure estere, che qui si possono ammirare da vicino. E nessuno di questi signori con l’hobby dei treni era costruttore di macchine ferroviarie: molti sono ingegneri, altri nemmeno quello. È solo amore e tenacia.
«Quello che volevamo era un luogo aperto, dove tutti, grandi e piccini, possano toccare e provare e avvicinarsi alla nostra passione. L’importante per noi è poterla vivere, ma anche poterla vivere insieme, perché le sane riunioni di persone migliorano la vita. E poi», conclude Bruno Pini, «se possibile volevamo restituire il favore di avere un posto per noi: a tutti i cittadini e ai turisti che ci vengono a trovare».