La videointervista

(Il servizio video è stato effettuato da Vincenzo Cammarata)

L'immagine di un neo (Vincenzo Cammarata)
Il dottor Marazza al lavoro (Vincenzo Cammarata)

Tumori cutanei come curarli?

Medicina - Diagnosi precoce e interventistica innovativa sono la carta vincente contro i tumori della pelle
/ 10.07.2017
di Maria Grazia Buletti

La pelle è l’organo di maggior superficie del nostro corpo, del quale è una parte fondamentale. Essa rappresenta una realtà altamente complessa, il «confine» fra il mondo esterno e quello interno, tra l’ambiente e il proprio sé. E non solo fisicamente: dal punto di vista sociale e psicologico la pelle è termometro delle nostre trasformazioni, specchio dei nostri cambiamenti (pensiamo ad esempio all’arrossire o all’avere la pelle d’oca).

I tumori della pelle sono fra i cancri più frequenti nella popolazione. Con circa 2500 nuovi casi di melanoma diagnosticati all’anno, la Svizzera detiene il primato del tasso di incidenza di melanoma più alto d’Europa. «In seguito ai cambiamenti climatici, alle abitudini di vita e alla predisposizione genetica, i tumori che attaccano la pelle sono in aumento e colpiscono sempre più anche i giovani», esordisce il medico dermatologo responsabile della chirurgia dermatologica dell’Ospedale Regionale di Bellinzona e Valli dottor Gionata Marazza, il quale distingue tre tipi di tumori alla pelle: «Il melanoma, il carcinoma basocellulare (di cui osserviamo circa 15mila nuovi casi all’anno) e quello squamocellulare che annovera circa 5mila nuovi casi all’anno. Questi ultimi due sono tumori molto più frequenti del melanoma, ma fortunatamente risultano essere curabili in modo efficace se diagnosticati precocemente».

Diverse cause giustificano la tendenza all’aumento della manifestazione dei tumori cutanei: «L’invecchiamento della popolazione è un fattore determinante, come del resto per parecchi tumori. Segue l’esposizione ai raggi ultravioletti: più ci si espone e maggiori saranno le probabilità di sviluppare un carcinoma cutaneo. E non dimentichiamo l’aspetto genetico che nei giovani è determinante, in maggior misura nel carcinoma basocellulare e nel melanoma maligno. Infine, possiamo affermare che le persone con la carnagione chiara sono più a rischio di sviluppare lesioni indotte dai raggi solari».

La popolazione ha conoscenza del melanoma più che degli altri due tumori cutanei: «Si sviluppa da cellule diverse da quelle principali della pelle (ndr: melanociti) e può manifestarsi in diverse forme cliniche, più frequentemente con una crescita iniziale progressiva e per questo non sempre di facile diagnosi». Ma più la diagnosi sarà posta in fase precoce e migliore sarà la prognosi per il paziente: «Rispetto a un tempo, oggi il melanoma ha una prognosi migliore, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie a disposizione del dermatologo, come per esempio la dermatoscopia, la videomicroscopia (mappatura dei nei in soggetti a rischio) e la microscopia confocale».

Negli ultimi 10-15 anni, per il melanoma si sono quindi fatti passi da gigante nella diagnostica, mentre la terapia di scelta è sempre chirurgica: «Bisogna dire che anche la presa a carico oncologica per i melanomi avanzati si è evoluta notevolmente, grazie alle terapie a bersaglio molecolare che agiscono in modo molto più selettivo sul tumore stesso». Il dottor Marazza pone poi l’accento sul fatto che, sebbene il tumore più temuto e conosciuto sia proprio il melanoma, la maggior parte dei tumori cutanei maligni è rappresentata dal carcinoma basocellulare: «Esso si manifesta più frequentemente su parti esposte al sole, con una crescita progressiva, attraverso varie forme cliniche e con la peculiarità di una lesione caratterizzata da una fragilità della pelle (crosticina che non guarisce mai)».

A questo punto, il dermatologo consiglia caldamente di mostrare al medico quella che potrebbe sembrarci un’anomalia cutanea di questo tipo. Il carcinoma basocellulare sviluppa solo eccezionalmente delle metastasi, ma è la sua crescita a destare preoccupazione: «Esso presenta un potenziale di crescita locale che distrugge i tessuti cutanei e sottocutanei circostanti; se consideriamo il fatto che è prevalentemente localizzato su viso e naso, e cresce con effetto iceberg (ndr: in profondità più che in superficie), comprendiamo pure come non sia sempre ben visibile al semplice esame clinico».

Infine, a completare il quadro dei tre, c’è il carcinoma squamocellulare: «Esso deriva dalle stesse cellule del carcinoma basocellulare (cheratinociti) ed è da considerare attentamente, in quanto cresce con rapidità e nelle varianti più aggressive può portare a metastasi: questa è sostanzialmente un’urgenza medico-chirurgica». In ogni caso, il tempo è sempre nemico della manifestazione di tumori cutanei e il nostro interlocutore ribadisce l’importanza di mostrare al medico ogni anomalia che riscontriamo sulla nostra pelle.

In Svizzera, oltre alla Dermatologia dell’EOC, solo le cinque Cliniche Universitarie di Dermatologia e pochi altri studi medici privati praticano una tecnica chirurgica innovativa. È la chirurgia micrografica, della quale ci parla sempre il nostro interlocutore che opera all’ORBV ed è l’attuale presidente della Società Svizzera di Chirurgia Micrografica. Unica premessa: i tumori melanocitari (melanomi) non sono ideali per l’applicazione della chirurgia micrografica o chirurgia di Mohs, che si riserva principalmente ai carcinomi basocellulari e squamocellulari: «Si tratta di una chirurgia sviluppata negli Stati Uniti a partire dagli anni Trenta da Frederic Mohs, e oggi si pratica in anestesia locale, sull’arco di una giornata, nella maggior parte dei casi in regime ambulatoriale».

La chirurgia micrografica garantisce un miglior risultato sul piano oncologico con un tasso di recidiva del tumore inferiore per rapporto alla chirurgia tradizionale: «Questo perché si tratta di interventi molto mirati di asportazione del tumore, che viene analizzato in estemporanea grazie alla collaborazione con l’Istituto Cantonale di Patologia di Locarno. Ciò permette di valutare se è necessario asportare altro tessuto tumorale in modo preciso, lasciando integro il tessuto cutaneo sano circostante».

Il vantaggio innegabile di questa tecnica è l’asportazione del tessuto malato e non di quello sano, riducendo gli abituali margini di sicurezza e facilitando quindi anche la ricostruzione chirurgica finale, con un risultato estetico migliore per il paziente: «Questa tecnica ci permette attualmente di operare un centinaio di pazienti all’anno». Sappiamo che la pelle è frequentemente associata al concetto stesso di vita: «Vendere cara la pelle», «Salvare la pelle». Quest’ultima espressione va a nozze con la diagnosi precoce dei carcinomi cutanei e l’evoluzione delle tecniche terapeutiche chirurgiche.