Orientarsi alla solidarietà. Potrebbe essere questo lo slogan dei Campionati europei 2018 di corsa d’orientamento e della 5-Giorni svizzera organizzati dall’Associazione Sportiva Ticinese (ASTI) che si svolgeranno tra il 5 e il 13 maggio proprio nel nostro Cantone. Una manifestazione sportiva che desidera trasmettere ai partecipanti i valori dell’accoglienza e della solidarietà sociale in un Ticino che sa essere generoso.
«L’Associazione Sportiva Ticinese – ci spiega il Presidente del comitato organizzatore Francesco Guglielmetti – ha scelto di mettere il sostegno e la fratellanza tra gli atleti come elemento cardine sul quale costruire questa edizione 2018. Sostenere gli atleti di paesi in difficoltà con dei fondi appositi. Un’idea che in Svizzera era già stata proposta altre due volte e che abbiamo sposato. La Svizzera può essere un paese troppo caro per gli atleti che provengono da nazioni piccole o in difficoltà economica e questo mette a rischio la partecipazione di alcuni di loro ai campionati. Nell’Orienteering, a differenza di altri sport dove magari ci sono maggiori possibilità finanziarie, le Federazioni non sono sempre in grado si sostenere gli atleti nelle trasferte all’estero e molti di loro devono, quindi, autofinanziarsi o rinunciare. In un’ottica di partecipazione e di spirito di collaborazione, l’idea che alcuni corridori fossero esclusi o dovessero alloggiare in strutture non adeguate alle necessità di gara non era accettabile. Lo spirito che ci anima è volto all’incontro e alla cooperazione. Ecco perché abbiamo scelto di costituire un piccolo fondo destinato all’aiuto degli sportivi. Abbiamo quindi lanciato una campagna di crowdfunding che ha dato buoni frutti e ci ha permesso di raccogliere circa venticinquemila franchi. Questi soldi li abbiamo destinati soprattutto a favorire l’accoglienza dei partecipanti da Paesi quali l’Ucraina, la Polonia o la Bulgaria, ma anche di Portogallo e Spagna. Nazioni nelle quali ci sono oggettive difficoltà economiche. Per molti di questi sportivi lo stipendio medio mensile è di circa duecento euro e noi sappiamo bene che una struttura alberghiera sul nostro territorio può essere fuori portata. Avere gli atleti presenti in Ticino ha un valore sia simbolico sia tangibile e concreto. Non ci piaceva l’idea di non essere capaci di accogliere all’interno dei nostri confini ogni atleta iscritto. Ci pensiamo come una comunità. Siamo una comunità. E come tale vogliamo poterci occupare adeguatamente dei nostri ospiti. Inoltre, era per noi importante appoggiare l’economia locale. Abbiamo quindi svolto un grande lavoro di mediazione e abbiamo cercato la collaborazione degli albergatori e dei ristoratori per poter favorire la partecipazione del maggior numero di atleti possibile. Con i fondi raccolti e la disponibilità del territorio siamo riusciti a garantire un aiuto concreto a undici nazioni delle trentatré partecipanti. Il nostro evento è anche l’occasione per presentare il Ticino: il suo paesaggio, la sua cultura e la sua gente. E questo segno di solidarietà è un buon biglietto da visita».
Il territorio visto e scoperto nelle sue componenti morfologiche e sociali attraverso il linguaggio sportivo. Una corsa nei boschi e nei vicoli dei borghi situati tra Bellinzona e Mendrisio per entrare in contatto con la natura e la storia del Ticino, in un evento che vede scendere in campo anche tanti volontari. Un’occasione in più per unire lo sport alla cultura e all’ideale solidale che stimola nei partecipanti la reciproca conoscenza e una migliore comprensione delle tante realtà che ci circondano e che spesso tendiamo a considerare troppo lontane da noi. Una riflessione sul significato concreto di ospitalità e reciprocità che vuole essere d’esempio per tutti. Questi i valori intrinseci dei Campionati europei 2018.
«Devo dire che nel nostro ambiente, quello della Corsa d’orientamento, il senso di ospitalità e di apertura nei confronti dell’altro è molto forte. È uso che gli atleti accolgano i loro compagni stranieri addirittura in casa propria. Vige un grande idealismo e una certa genuinità. Questa è quindi una consuetudine che fa parte della filosofia stessa del fare Orienteering. Per noi organizzatori la generosità dimostrata dalle donazioni della campagna di raccolta fondi resta però un segno tangibile del grande cuore del Ticino. Così come la grande partecipazione dello staff di volontari che è importantissima per l’organizzazione stessa dell’evento. Sono gesti che raccontano la voglia di condividere e di conoscersi in una dinamica di scambio. Proprio nella gestione del delicato compito di destinare i fondi, nella giusta misura e soprattutto permettendo che il maggior numero possibile di atleti fosse sostenuto, ci siamo accorti di quanto sia necessario incontrarsi e conoscersi e di come questa iniziativa sia stata fondamentale per rendere giustizia al nostro spirito sportivo. È stato un esercizio complesso, occorre avere la dovuta sensibilità. Ci siamo confrontati con realtà differenti ed abbiamo cercato di valutare ogni situazione nella sua particolarità all’interno del contesto generale. Siamo soddisfatti del risultato perché abbiamo davvero trovato una soluzione ad ogni caso e questo ha fatto sì che nessuno restasse indietro. Questo è lo sport che ci piace, inclusivo e davvero per tutti» conclude Guglielmetti.