«Non sempre i valori sportivi sono conclamati nella vita di tutti i giorni. Ma la cosa importante non è il numero di medaglie vinte, bensì il numero di persone che vi partecipano». È leggendo questo passaggio che è stata aperta la conferenza dal titolo «Quattro realtà a confronto per un unico spirito, quello olimpico», svoltasi quest’anno all’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana e organizzata da Marco Imperadore con il supporto dal Servizio Sport USI SUPSI.
Un incipit, da cui si è snodata anche una riflessione sulla promozione dello sport di massa quale strumento di benessere, ma anche come punto di partenza per raggiungere obiettivi ambiziosi.
E di obiettivi, i relatori presenti in sala ne hanno raggiunti parecchi: Deborah Scanzio olimpionica nel freestyle, Murat Pelit paralimpico nel monosci, Fulvio Sulmoni del FC Lugano, Lisa Imperadore medaglia oro nello sci di fondo Special Olympics e Andrea Callegher medaglia oro pure Special Olympics, ma nello sci alpino.
Cinque campioni, tante medaglie, e soprattutto molti sacrifici, dedizione e costanza. Ma anche cinque sportivi che, come molti altri, hanno iniziato a praticare il proprio sport assieme ai compagni, nel campetto di sci o di calcio vicino a casa, portando con sé, nella propria carriera, proprio quei valori sportivi acquisiti quando lo sport faceva prevalentemente rima con infanzia, gioco e divertimento.
Questa è ad esempio la storia di Lisa Imperadore, campionessa di sci di fondo Special Olympics, che da giovane è entrata a far parte del Gruppo invalidi Lugano (SIL). È nella palestra di Trevano che ha iniziato a muovere i primi passi nel basket, mentre nei mesi invernali completava il suo allenamento all’aria aperta, inforcando gli sci di fondo. «Grazie e attraverso lo sport, Lisa ha sempre più migliorato l’organizzazione personale, cosa che le ha permesso di raggiungere traguardi non solo a livello sportivo, ma anche nella vita quotidiana», afferma Marco Imperadore, papà di Lisa.
Lo sport ha regalato a sua figlia l’opportunità di forgiare il proprio carattere, cosa che a sua volta le ha permesso di lanciarsi a gareggiare in altri paesi, di confrontarsi con altre culture e di conoscere atleti uniti nello stesso sport, ma diversi nella nazionalità e nella lingua parlata. «Il contatto con nuovi mondi al di fuori di quelli ordinari e anche con altri atleti ha rafforzato Lisa sotto molti punti di vista», continua Imperadore. «Mia figlia rientra dalle gare con un’energia rinnovata, carica di nuove forze che le permettono di affrontare poi il quotidiano con maggiore sorriso e stimolo». Traguardi nati dunque durante la pratica sportiva da bambina, quando l’oro sembrava una chimera. O quando dell’oro, in fondo, chi se ne importava.
Lasciamo la storia di Lisa, simile a quelli di molti altri atleti di Special Olympics, per rivolgerci ai promotori della conferenza, ovvero il Servizio sport USI SUPSI, per eccellenza rappresentante dello sport di massa. Sì, perché stiamo parlando della Federazione, quella dello sport universitario, che conta il maggior numero di associati, secondi solo al calcio e alla ginnastica. A margine della conferenza, abbiamo incontrato il responsabile Giorgio Piffaretti.
«Certo, lo sport di massa è uno strumento di crescita molto importante per i bambini e gli adolescenti – spiega Piffaretti – ma attenzione a non riporlo poi in un cassetto alla fine dell’obbligo scolastico, come purtroppo spesso accade». E qui per gli studenti universitari interviene il Servizio sport. Le attività si rivolgono anche a professori e collaboratori, oltre che agli alunni. Attraverso un programma variegato e proposto in spazi accessibili a pochi minuti a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici dagli stabili universitari, un gruppo quindi eterogeneo di partecipanti può praticare sport di qualità grazie alle palestre e altre strutture messe a disposizione gratuitamente dal Cantone e dalla Città di Lugano.
L’importanza delle strutture adatte e la collaborazione con l’ente pubblico sono un altro tassello fondamentale per il successo dello sport di massa. Anche lo sport universitario si pone l’obiettivo della promozione della salute a 360 gradi e lascia aperte le porte per la scalata verso il successo sportivo, che in questo caso fa rima con le Universiadi. Come Lisa per Special Olympics, lo studente universitario, raggiunti i limiti sportivi richiesti, ha diritto di accesso alle Universiadi, secondi in ordine di grandezza solo ai Giochi Olimpici. E anche in questo caso i traguardi sportivi sposano i contatti con altre culture, lingue e importanti conoscenze internazionali utili per il futuro professionale.
Un secondo esempio, dunque, di come lo sport di massa, questa volta promosso non da bambino ma da studente, trascini con sé molti altri valori, simili o meno. E potremmo continuare ancora per molte righe, citando lo sport per adulti ESA promosso dall’Ufficio federale dello sport, da Pro Senectute, ecc. Tutti settori rivolti al benessere, che aprono porte sì alla medaglia nel proprio segmento sportivo, ma che soprattutto regalano una chiave di esplorazione di mondi paralleli, significativi, importanti, di crescita, di confronto.
Informazioni utili
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