Spazi condivisi e vivi

Lugano – Nella città dei quartieri si pensa alla nuova vita delle ex case comunali
/ 18.06.2018
di Guido Grilli

Chiavi alla mano, Lugano ha deciso con ancora maggiore slancio rispetto al passato di concedere casa alle associazioni e ai cittadini promuovendo così una… con-divisione degli stabili comunali. Obiettivo? Rafforzare l’aggregazione con gli ex Comuni – ora quartieri – valorizzandoli, rendendoli luoghi pulsanti di vita e scongiurando la vendita di edifici di interesse pubblico o, peggio, il loro abbattimento.

L’iniziativa è contenuta nero su bianco nel rapporto sulle Case di quartiere, il cui titolo ne riassume bene il senso: «Spazi condivisi, diffusi e vivi per favorire l’aggregazione e la partecipazione attiva alla vita sociale». Ventuno sono gli stabili individuati dall’autorità cittadina, luoghi preziosi, la maggior parte dei quali ex case comunali che hanno perso la loro utilità primaria dopo le fusioni avvenute nello scorso decennio e culminate nell’aprile 2013 nell’aggregazione che ha trasformato Lugano in una delle più grandi città della Svizzera con i suoi 75,81 chilometri quadri di superficie e gli oltre 65 mila abitanti.

Per saperne di più abbiamo avvicinato Cristina Zanini Barzaghi, capo dicastero Immobili. «Sono complessivamente ventuno stabili, sei dei quali sono già ben utilizzati con una loro precisa definizione. Altre case, con analoga destinazione, potrebbero ulteriormente entrare in futuro in questa strategia, così come non tutti i 21 stabili prescelti diverranno necessariamente case di quartiere per le associazioni. Per coinvolgere maggiormente la popolazione in questo progetto la Città ha promosso un concorso a premi scaduto l’8 giugno per trovare un nome a questi stabili condivisi, il cui esito sarà reso noto da una giuria nell’arco dell’estate. Un nome capace di costruire un’identità comune, come lo è stato ad esempio quello assegnato al Punto città. Numerose sono state le adesioni al concorso: abbiamo ricevuto circa duecento proposte».

Gli interessati a ottenere uno spazio – per riunioni, manifestazioni, feste, meeting, cene, pranzi o altre forme di ritrovo – possono agevolmente prenotarsi da subito online tramite il sito Internet della città, all’indirizzo www.lugano.ch/sale. Un contributo è richiesto, come contempla l’Ordinanza sull’uso degli spazi amministrativi: 100 franchi al giorno per i privati o per chi intende organizzare esposizioni e 25 franchi invece per le associazioni. «Il senso è quello di dare il giusto valore a quanto viene offerto – le richieste sono tante – e al contempo di coprire una parte dei costi di gestione. Il sito Internet consente maggiore visibilità e un migliore coordinamento delle numerose richieste. Gli spazi sono disponibili per tutti gli interessati, con priorità ai residenti».

Cristina Zanini Barzaghi evidenzia il concetto della articolata iniziativa sulle Case di quartiere: «Dare maggiore prossimità e creare un legame nella nuova città attraverso attività diffuse sul territorio, cercando di superare il confronto tra il prima e il dopo aggregazione. La valorizzazione degli edifici condivisi ci permette anche di creare nuove offerte culturali, che finora venivano organizzate solo nelle zone centrali». L’idea si indirizza insomma a una «Lugano, città dei quartieri». Sottolinea ancora la capo dicastero Immobili: «Il progetto prevede di creare pure dei punti di interesse generale, non solo rivolti al singolo quartiere. Un esempio è l’Ideatorio, servizio dell’Università della Svizzera italiana e antenna regionale della Fondazione Science et Cité che promuove la cultura scientifica rendendola accessibile a giovani e adulti attraverso esposizioni interattive, e che si appresta nei prossimi mesi a trasferire la propria sede in una parte dell’ex casa comunale di Cadro. La parte restante dello stabile rimarrà ancora disponibile per le associazioni locali e le loro diverse attività: con l’Ideatorio, Cadro si arricchirà di una realtà di interesse regionale e cantonale». L’Ideatorio, prima ancorato a Castagnola e con sede amministrativa a Villa Saroli, ha già tracciato i primi eventi per il prossimo autunno: «Sguardi scientifici sulle migrazioni» è il titolo del prossimo appuntamento in agenda dal 13 ottobre.

Prosegue Cristina Zanini Barzaghi: «In questo concetto abbiamo inserito anche Villa Saroli quale casa di quartiere del Centro. Negli scorsi anni questa villa, dotata di parco e limonaia, è divenuto un luogo condiviso: oltre all’associazione i2a che propone attività legate all’architettura e all’urbanistica, presto arriverà anche l’Associazione autrici e autori della Svizzera italiana e sarà così inaugurata la Casa della letteratura. Una nuova realtà che spero possa rafforzare i diversi eventi letterari già esistenti come Poestate e Piazzaparola. L’ex casa comunale di Breganzona, affittata al Conservatorio della Svizzera italiana, è invece dedicata all’insegnamento musicale. Per l’ex Municipio di Castagnola con il trasferimento dell’Archivio storico si apre poi un’altra prospettiva legata alla storia della città. Questo per dimostrare che non si intendono solo offrire luoghi di incontro per le numerose associazioni locali ma anche di favorire maggiormente l’accesso alla cultura in modo diffuso, attraverso la cooperazione con istituzioni con raggio d’azione più vasto».

Ma a livello finanziario quanto inciderà questa iniziativa degli stabili condivisi? «La strategia elaborata ci serve anche per pianificare gli interventi di manutenzione, visto che per alcuni stabili si rende necessario un lifting. Occorrerà inoltre considerare che se alcuni edifici non troveranno una destinazione adeguata quale Casa di quartiere, si dovrà pensare ad altre destinazioni: ad esempio l’ex casa comunale di Carona è stata parzialmente trasformata in scuola. Resta comunque chiara l’intenzione generale della strategia, che è quella di valorizzare il patrimonio immobiliare esistente, senza vendere i «gioielli di famiglia». Mi riferisco qui alla polemica sorta qualche tempo fa a Breggia, dove si era deciso di alienare le ex case comunali. C’è senz’altro ancora un legame molto forte che unisce la popolazione a questi edifici pubblici. Laddove non si troverà uno sbocco adeguato cercheremo nuove idee. Penso all’ex casa comunale di Certara, recentemente venduta con il nullaosta del Consiglio comunale al patriziato, un’entità pubblica radicata a livello locale; oppure all’ex casa comunale di Cimadera dove si vuole creare una locanda quale punto di appoggio per la valorizzazione turistica della Val Colla».

Italo Calvino, ne Le città invisibili – si evidenzia in epigrafe del documento Case di quartiere – ha scritto parole lungimiranti: «Anche le città credono di essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda».