Lugano. Al quarto piano di un palazzo del centro, un uomo di 70 anni è steso privo di sensi sul pavimento del soggiorno. A sirene spiegate l’ambulanza precede di qualche minuto il veicolo della guardia medica. «La 209 è sul posto. Naca 6 confermato», Lorenzo, un soccorritore professionista, comunica via radio la situazione al 144, la centrale di coordinamento di Ticino Soccorso.
Due soccorritori professionisti, altrettanti volontari e un medico, tutti della Croce Verde di Lugano, sono indaffarati attorno all’uomo, il cui cuore non dà segni di vita. Non basta un massaggio cardiaco seguito da una compressione con l’Autopulse, un apparecchio portatile automatico per la rianimazione cardio-polmonare. Dopo 25 minuti di tentativi, il medico non può fare a meno di constatare il decesso del paziente. Il miracolo non si è avverato, la vita se n’è andata e la squadra della Croce Verde luganese ritorna mortificata alla base. Una battaglia persa fra tante altre vinte ogni giorno da questi professionisti del soccorso preospedaliero.
Con un bacino d’utenza di 150’000 abitanti come quello dell’agglomerazione luganese, che si estende tra Campione d’Italia e il Monte Ceneri e tra Ponte Tresa e la Val Colla, nel 2017 la Croce Verde di Lugano ha effettutato 10’128 interventi con 9432 pazienti soccorsi.
Gli interventi avvengono a casa delle vittime, sulla rete stradale, in edifici scolastici o istituti specializzati, così come in diversi enti pubblici. Quattro su cinque sono di natura medica, mentre un intervento su cinque è in relazione a un incidente. Le patologie più frequenti sono i problemi cardiaci, cardiovascolari, respiratori e le turbe psichiche. L’anno scorso questi interventi corrispondevano a 113’000 ore di lavoro, suddivise tra le 85’000 dei soccorritori professionisti e le 28’000 dei volontari. Dal canto loro, le ambulanze hanno percorso 280’000 chilometri.
A Pregassona, periferia di Lugano, un edificio degli anni Ottanta ospita il quartier generale della Croce Verde luganese, un’associazione privata senza scopo di lucro riconosciuta d’utilità pubblica, apolitica e aconfessionale. L’associazione gestisce tre settori, molto diversi uno dall’altro. Il primo è il servizio ambulanza, la cui principale vocazione è il trasporto dei feriti e dei malati. Il secondo è il servizio medico dentario, che offre cure di qualità a prezzi modici. Infine, la Croce Verde impartisce anche corsi di formazione di primo soccorso a comuni cittadini e aziende. Tutte le attività si concentrano in questa palazzina di due piani, composta di uffici, refettorio, aule di formazione, stanze per i picchetti notturni e studio dentistico. Un ampio garage è utilizzato sia come magazzino per farmaci e svariate apparecchiature mediche, sia come parcheggio per le otto ambulanze e i tre veicoli usati dai medici.
Il costo di una missione in ambulanza oscilla tra 800 e 1500 franchi. Il finanziamento della Croce Verde di Lugano è garantito al 70% dalle prestazioni fatturate alle casse malati e per il 17% dai Comuni. Purtroppo, per i pazienti che non hanno un’assicurazione complementare, la fattura delle ambulanze è pagata dalla cassa malati solo a metà. Ragion per cui, per soli 40 franchi a testa o 70 per la famiglia l’associazione offre la possibilità di diventare donatori: in caso d’intervento non ci sono spese a carico del paziente. Una possibilità sottoscritta da 12’000 cittadini.
Fondata il 3 marzo 1910, l’associazione ha appena festeggiato i 118 anni d’esistenza. Nata come versione laica dell’associazione religiosa italiana «Compagnia della Misericordia» e con lo spirito di solidarietà tipico di un ente assistenziale pubblico, fino al 1989 si appoggiava esclusivamente sul lavoro dei volontari. Quell’anno, dopo aver constatato che cresceva la necessità di professionalizzare i volontari, la Croce Verde decise di istituire una formazione specifica e un diploma di soccorritore sanitario professionale. Nata ai tempi delle lettighe trainate dai cavalli, la Croce Verde di Lugano è riuscita a fare il balzo verso autoambulanze dotate del miglior equipaggiamento dell’ultima generazione, tecniche d’intervento rapido e gli ultimi ritrovati della ricerca medica nel settore del salvataggio. Ciò allo scopo di garantire la miglior assistenza possibile ai pazienti in un contesto extraospedaliero.
Oggi l’associazione conta 98 collaboratori più i cinque medici del servizio ambulanza, in maggioranza anestesisti e titolari di una laurea in medicina d’urgenza, oltre a 45 soccorritori professionali diplomati. Può anche contare su un serbatoio di 110 volontari. Questa struttura è unica in Svizzera, dove nessun altro cantone ha integrato dei volontari nei suoi servizi di pronto soccorso, e il Ticino fa la parte del pioniere, anche tenuto conto dei risultati ottenuti. Durante il loro tempo libero i 110 volontari, donne e uomini provenienti dai più disparati ambiti professionali, sono attivi a titolo gratuito nel soccorso e nelle cure preospedaliere e intervengono al fianco dei soccorritori professionisti in caso di emergenza medica.
Tendenzialmente, i volontari restano attivi per cinque o sei anni, ma ci sono eccezioni come la volontaria presente nell’associazione da 45 anni! Cosa li spinge a far parte della Croce Verde? Pongo la domanda a Maruska, Paolo, Debora, Luigi, Scilla, Tavit e ad altri volontari incontrati durante i giorni e le notti trascorsi per realizzare questo reportage. Le loro risposte sono varie, ma spesso si assomigliano: donare se stessi, bisogno di aiutare, le situazioni impreviste, l’adrenalina procurata dalle urgenze, la necessità di rimettersi in discussione, l’empatia, la vocazione, i rapporti che si creano con i pazienti e le loro famiglie, l’imprevedibilità della giornata, l’appartenenza a una squadra, dare un senso alla vita o al tempo libero, ricevere una formazioni sanitaria.
Si tratta fondamentalmente di risposte semplici ed essenziali. Partecipare alle attività della Croce Verde è un atto impregnato di valori, che crea legami sociali, che implica un impatto visibile e misurabile. I volontari vi trovano gratificazioni all’altezza dei loro sforzi e del loro impegno. È un atto altruista e al contempo personale.
Nel settembre del 2017 una novantina di uomini e donne hanno inviato una candidatura spontanea alla Croce Verde. Dopo l’esame dei dossier, di un corso BLS-AED (rianimazione cardiopolmonare ed uso del defibrillatore automatico), di un test fisico e di un incontro personale, l’associazione ne ha tenuti una quindicina e ha iniziato la loro formazione. Ogni due sabati, per quattro mesi, frequenteranno dei corsi teorici, cui si alterneranno delle lezioni pratiche per altri quattro mesi, durante i quali saranno gradualmente inseriti nelle missioni in ambulanza. Dopo 300 ore di formazione, il candidato passa un esame di teoria scritto e viene valutato durante gli interventi. Una volta superata questa soglia, diventa uno dei tre pilastri di una squadra impegnata nelle urgenze mediche.
L’investimento personale e in termini di tempo dedicato al volontariato è importante e costante nel corso degli anni. Ne va del mantenimento del livello di competenza e di reazione dei volontari. Ognuno deve compiere un minimo di 250 ore di lavoro all’anno, alle quali si aggiungono 20 ore di formazione continua. I volontari sono liberi di dedicare più tempo, in funzione della loro disponibilità individuale. In media si impegnano per 25 ore al mese, generalmente in turni di otto o dodici ore durante il fine settimana o di notte oppure per un’intera settimana di fila con turni serali di quattro ore.
Tornata alla base della Croce Verde, la squadra di soccorso ha appena il tempo di bere un caffè che l’allarme torna a risuonare. Due segnali sonori per un’urgenza medica grave implicano un rischio vitale, mentre quattro significano che si tratta di un intervento di urgenza media. Ai due soccorritori sono sufficienti novanta secondi per mettersi in strada. Un anziano di 88 anni è stato colto da un malore e ha perso conoscenza per qualche istante. Arrivata a casa del paziente, la squadra di soccorso controlla una serie di funzioni vitali per mezzo di un monitor: elettrocardiogramma, misurazione della pressione arteriosa, della frequenza respiratoria e dell’ossimetria pulsata. Si predispone una perfusione intravenosa con somministrazione di una soluzione salina.
L’uomo ha ripreso conoscenza e parla normalmente. Si è completamente ristabilito, ha solo la pressione bassa. Verrà trasportato all’ospedale Civico di Lugano per controlli più approfonditi. Si alza dal divano con l’aiuto di una volontaria, che gli chiede come si sente. Con aria maliziosa il vecchietto risponde: «Meglio, ma non ancora abbastanza da poterla invitare a ballare stasera».