Cristiana Finzi

Quegli abbracci un po’ troppo speciali

Prevenzione – Una pièce teatrale affronta il tema delle molestie e degli abusi sessuali nell’ambito sportivo. Ne parliamo con Cristiana Finzi, delegata per l’aiuto alle vittime di reati
/ 11.11.2019
di Guido Grilli

Una presa di corrente elettrica e sette sedie che si possano impilare. Non hanno bisogno d’altro Katya Troise e Francesco Mariotta, i due attori di Abbracci speciali, il complemento teatrale alla Carta etica per relazioni sane e prevenzione degli abusi sessuali nei settori a contatto con bambini e adolescenti. Così scarna appare la scenografia, che la pièce – ad oggi pressoché inedita – può essere rappresentata in qualsiasi luogo in cui si ritenga importante mettere in campo la prevenzione. Talora, più di tante parole, serve affidarsi all’antica e immediata forza del teatro per restituire chiarezza a certe problematiche complesse, come lo è senz’altro la prevenzione degli abusi sessuali. Ne è convinta da lungo tempo Cristiana Finzi, delegata per l’aiuto alle vittime di reati, che un anno fa ha assegnato ai due bravi attori l’incarico di realizzare, attraverso quattro scenari tratti da realtà sportive e associative, una rappresentazione capace di affrontare altrettante situazioni reali di molestie o abusi sessuali nell’ambito sportivo.

La pièce, che rientra nel programma cantonale interdipartimentale (DSS, DECS, DI) di misure di prevenzione degli abusi sessuali in ambito extrascolastico, ideata e realizzata dai due attori del Teatro Scintille e della Compagnia Sugo d’inchiostro, è ora al centro di quattro serate regionali di sensibilizzazione organizzate dalla Federazione Ticinese di Calcio con il supporto dell’Ufficio dello sport. La prima si è già svolta nel Luganese lo scorso 5 novembre. Le altre tre saranno in agenda a Bellinzona, il 12 novembre alle 20 alla Scuola cantonale di commercio; a Losone il 19 novembre alle 20 al Centro La Torre; e a Stabio il 26 novembre alle 20 nella sala del Consiglio comunale. Le serate pubbliche contemplano pure una tavola rotonda moderata dal giornalista sportivo, Sergio Ostinelli, alla presenza di professionisti del Dipartimento sanità e socialità e da un rappresentante del settore giovanile delle squadre regionali.

Il teatro, dunque, come straordinario veicolo per prevenire gli abusi sessuali. «Certamente il teatro – sottolinea Cristiana Finzi – diventa un buono strumento didattico per integrare degli enunciati, come quelli della Carta etica cantonale sulle relazioni sane e sulla prevenzione degli abusi sessuali nei settori operanti con bambini e adolescenti, che contempla in sintesi i seguenti quattro princìpi fondamentali: Rispetto i limiti della sfera personale di tutti i bambini; Non tollero alcuna forma di discriminazione, molestia o abuso sessuale; Assisto nei limiti della mia responsabilità i bambini e gli adolescenti confrontati a situazioni di molestia o abuso sessuale; Informo i miei responsabili o un’autorità competente se un bambino o un adolescente è, o potrebbe essere, in pericolo. Il teatro permette di far vivere questa Carta etica, valorizzandone l’importanza, affinché non rappresenti soltanto un foglio che allenatori e monitori operanti in società sportive firmano come semplice atto richiesto dal proprio club sportivo. I princìpi vanno invece assunti a livello di comportamento e di azione».

Quali sono i contenuti della pièce? «La pièce rappresenta una valida misura di sensibilizzazione alla tematica e mette in scena, invitando alla riflessione, diverse situazioni che si situano nella zona “grigia” (comportamenti inadeguati, molestie, incapacità di porre dei limiti o di accogliere una domanda di aiuto). Questa pièce illustra quattro scene ispirate a situazioni reali che ogni monitore è suscettibile di poter incontrare o che magari ha già incontrato. L’idea è quella di mostrare anche la complessità della tematica, smontando luoghi comuni, stereotipi, perché in nessuna delle scene proposte c’è una soluzione ideale o il suggerimento di un protocollo semplice da poter adottare. Il teatro è un buon veicolo anche per raggiungere emotivamente le persone, consente allo spettatore di proiettarsi in situazioni reali. E poi il teatro solleva domande e quando lo spettatore s’interroga rispetto a una tematica e ne intuisce la complessità, ecco che abbiamo raggiunto l’obiettivo. Perché nell’ambito della prevenzione degli abusi non esistono ricette».

Qual è il percorso che vi ha portati a realizzare Abbracci speciali? «Noi come Stato – risponde Cristiana Finzi – dobbiamo assumere l’onere, il compito di promuovere una maggiore responsabilizzazione delle persone che hanno un compito educativo. E dove, se non nelle associazioni sportive, ricreative, associative? Nel 2015 abbiamo consegnato una documentazione cantonale ad hoc alle 37 Federazioni sportive ticinesi, tra cui la Carta etica, con l’obiettivo di sensibilizzare le associazioni sportive al di fuori del mondo della scuola sulla problematica degli abusi sessuali su bambini e adolescenti. E poi abbiamo tenuto di riflesso serate di presentazione per illustrare questa documentazione: come reagire in casi di abusi, come raggiungere gli enti sul territorio. Parallelamente, sempre dal 2015, è stato istituito un corso cantonale annuale riguardante “La promozione delle relazioni sane” offerto ai monitori del mondo sportivo e ancorato al brevetto di Gioventù e Sport. Segnatamente abbiamo proposto una quarantina di atelier di presentazione della documentazione cantonale e di approfondimento della tematica presso le associazioni sportive. A incaricarsene è stata Lisa Ancona, vice-direttrice di “Dis No”, associazione romanda attiva nella prevenzione degli abusi sessuali su bambini, con cui collaboriamo dal 2012».

La forza del teatro si rivela dunque un mezzo efficace per affrontare i temi degli abusi sessuali? «Sì, la messa in scena, il teatro, permette di distanziarti, di vedere e di riflettere. La proposta della Federazione Ticinese di Calcio di promuovere queste serate di sensibilizzazione dà praticamente il primo la alla rappresentazione scenica di Abbracci speciali. La cosa bella è che questo teatro non ha esigenze tecniche né scenografiche. Può essere recitato negli spogliatoi. La pièce può essere messa in scena nei luoghi in cui sono attive le stesse associazioni».