Le «armi» contro i tumori sono tre: la prevenzione primaria (evitare i comportamenti che aumentano il rischio di sviluppare un cancro), la prevenzione secondaria (diagnosi precoce) e le terapie mediche. Proprio queste ultime divengono sempre più efficaci, pur nella consapevolezza del fatto che la «cura standard per il cancro» non esisterà mai, perché ciascun tipo di tumore è una patologia diversa, e questo spiega anche le differenti percentuali di sopravvivenza fra l’uno e l’altro.
Certamente, sappiamo che oggi la cura di una persona con un tumore passa per la sua presa a carico multidisciplinare. L’obiettivo è quello di giungere a una prognosi sempre migliore, e a una qualità di vita ottimale. «L’applicazione di nuove tecnologie alla diagnosi e al trattamento chirurgico delle patologie cerebrali, e nello specifico dei gliomi (ndr: tumori cerebrali di differente grado, ciò che ne determina la prognosi), ha portato a un avanzamento significativo nella conoscenza delle strutture e della fisiologia del sistema nervoso», esordisce il neurochirurgo professor Michael Reinert, primario dell’unità di neurochirurgia all’Ospedale Regionale di Lugano (ORL).
Il professor Reinert ha al suo attivo più di 4mila interventi intracranici e applica le tecniche mini invasive più moderne nell’asportazione dei tumori intracerebrali, a base cranica e sulle patologie neurovascolari. Con lui ci concentriamo proprio sui gliomi: «Possiamo dire che sono tumori cerebrali di differente grado, ciò che ne determina il decorso». Prognosi che – ci spiega lo specialista – «beneficia oggi delle nuove tecniche di visualizzazione del tumore cerebrale, in un’ottica che ci permette di conseguire e sperimentare nuovi trattamenti mini-invasivi neuro-oncologici, attraverso una presa a carico multidisciplinare con lo IOSI per quanto attiene alla chemio-radio-oncologia».
L’applicazione di queste nuove tecnologie al servizio della chirurgia intracranica risponde ai nuovi bisogni della salute, ma non prescinde dall’obiettivo principe di salvaguardia della sicurezza e della salute stessa del paziente, come sottolinea il professor Reinert: «Il risultato principale dell’applicazione di questa evoluzione risiede nel fatto che la moderna neurochirurgia permette di proporre una diagnosi più precisa che porta a un’indicazione alla terapia con un approccio personalizzato al paziente». E questo si ripercuote sul cambiamento dell’approccio terapeutico degli specialisti coinvolti. Ecco perché la tecnologia è ormai un’arma insostituibile in tutti i campi della medicina e della chirurgia, in particolare nell’inquadramento diagnostico e terapeutico delle patologie neurochirurgiche.
Con il professor Reinert entriamo nell’ambito della grande sfida del tumore al cervello, per il quale comprenderemo che, proprio attraverso queste nuove tecnologie applicate in sala operatoria, la neurochirurgia ha reinventato se stessa: «In Ticino ogni anno si manifestano circa 30-40 nuovi casi di glioma per i quali è necessario un trattamento chirurgico di asportazione che precede la terapia chemio-radio-oncologica a carico dello IOSI con cui collaboriamo a stretto contatto», spiega il professore che puntualizza quindi come l’intervento chirurgico di asportazione del tumore stia all’inizio del percorso terapeutico, e che talvolta bisogna ripetere dopo la radio-chemio-terapia.
«Un tempo i glioblastomi o i gliomi di alto grado erano altamente infausti. La diagnosi posta con TAC, angiografia e RMI risultava essere piuttosto approssimativa e spesso portava all’abbandono terapeutico. Oggi, le nuove tecnologie ci permettono di dare al paziente, secondo il grado del suo tumore e la sua storia personale, una sopravvivenza superiore con una migliore qualità della sua vita».
Per meglio comprendere ciò che andremo a scoprire è bene conoscere i sintomi coi quali si manifesta un glioma o un glioblastoma: «La persona può presentare differenti disturbi neurologici come afasia, disorientamento, paresi, crisi epilettica, deficit focali». Quella che il professor Reinert definisce la ri-evoluzione della chirurgia comincia attraverso la cosiddetta chirurgia da sveglio (ndr: il paziente non avverte comunque nessun dolore): «Essa ci permette di operare con paziente vigile che perciò risponde agli stimoli nervosi; in questo modo possiamo operare nel miglior modo possibile il tumore senza il pericolo di intaccare le strutture cerebrali sane durante la sua resezione».
Ma veniamo alle tecnologie più avanzate di cui abbiamo anticipato scopi e benefici: parliamo di Ultrasonografia e di Fluorescenza qualitativa e quantitativa. Quest’ultima, ancora in fase altamente sperimentale, darà spazio a una sottotipizzazione del tumore, in modo da poterlo definire con maggiore precisione. Il neurochirurgo ci illustra i benefici dell’ultrasonografia che mostra immagini intraoperatorie in tempo reale e può essere applicata alla stimolazione elettrica intraoperatoria continua: «In tal modo possiamo asportare il tumore il più possibile, senza però intaccare le cellule o le strutture cerebrali sane».
Per quanto attiene alla fluorescenza intraoperatoria: «Prima dell’intervento, il paziente beve una sostanza che va a rendere fluorescenti le cellule tumorali, con maggiore o minore intensità secondo la loro natura tumorale, in modo da permettere al neurochirurgo di asportare il glioma con il massimo successo operatorio». Entriamo pure nel mondo ancora più specifico dei fattori enzimatici, delle molecole monoclonali e altre scoperte che concorrono, con la neruochirurgia intracranica, al miglioramento della prognosi di questi tumori cerebrali. È chiaro il concetto della correlazione positiva fra grado di resezione e sopravvivenza, senza dimenticare che: «La vera rivoluzione sta pure nelle nuove tecnologie che permettono un’ottimizzazione della massima sicurezza, oltre al grado di resezione».
Le nuove tecnologie neurochirurgiche, unite allo sforzo multidisciplinare (fra centro di competenza in neurooncologia CCNO, NSI e IOSI) nella presa a carico del paziente e nella personalizzazione delle terapie, rappresentano presente e futuro dell’ottimizzazione della prognosi di alcuni tumori cerebrali, decretando soprattutto un significativo miglioramento della qualità di vita residua dei pazienti.