Si può parlare di superfici trafficate, quando si parla di foglie, perché sono vere e proprie piste di atterraggio per molti insetti.
Una foglia è sede di un’efficiente industria chimica preposta all’elaborazione della fotosintesi, che trasforma l’energia del sole in energia chimica grazie alla clorofilla che presiede ai processi della fotosintesi. Questa importante industria chimica è installata nei canali navigabili costituiti dalle principali nervature, una struttura rigida e ricca di cellulosa: un fitto intreccio di vie di comunicazione, che si irradiano dai centri operativi fino alle più lontane plaghe della foglia, apportando energie vitali.
La foglia produce materiale da costruzione per i coleotteri sigarai, e per una piccola vespa che ricava dalle foglie frammenti perfettamente circolari per approntare il nido: un deposito di cibo che nutrirà, durante diversi mesi, il loro unico figlio (o figlia), poiché la madre deposita un solo uovo, dal quale nascerà l’adulto. La foglia offre nutrimento per le larve (bruchi) degli insetti «minatori», come nel caso della farfallina Cameraria ohridella sull’ippocastano (v. «Azione» del 11 maggio 2015), dove scava le sue gallerie di alimentazione tra le due facce della foglia stessa.
Le nervature delle foglie, rigide strutture di sostegno, sono veri e propri canali di adduzione e trasmissione che veicolano fluidi. Si tratta di acqua, sostanze minerali e organiche nutritive, ma anche componenti tossici (alcaloidi), che risultano assenti nel resto della foglia. Tipico è il caso di una coccinella (Subcoccinella con ventiquattro punti sulle elitre), la quale erode le foglie unicamente al di fuori delle nervature, non essendo una vorace predatrice di afidi (pidocchi delle piante) e creando un artistico merletto.
Il sistema vascolare dei vegetali è molto complesso, e tecnicamente razionale. Esso ha inizio dalle radici, il cui sviluppo si può estendere per centinaia di chilometri (sì, chilometri!) attraverso i capillari delle radicelle. Qui, l’acqua è ottenuta dal suolo e continua il suo percorso attraverso un vasto reticolo che la distribuisce in tutte le parti della pianta. Questo capillare sistema idraulico termina nelle foglie, che possono rilasciare l’acqua in eccesso attraverso la traspirazione. È ben nota la ventaglina (Alchemilla), la quale di primo mattino esibisce le foglie imperlate di minuscole goccioline d’acqua.
La foglia è un complesso edificio costruito con le proteine, i carboidrati, le vitamine, i sali minerali. Non contiene soltanto sostanze nutritive, ma anche sostanze tossiche, che possono rendersi repulsive per gli erbivori vertebrati, lumache e insetti. Ciò senza dimenticare che molti animali sono in grado di metabolizzare il contenuto tossico, sottraendo quindi la possibilità di alimentazione a eventuali concorrenti.
Le foglie hanno una superficie enormemente variabile. Quelle della minuscola azalea delle Alpi (Loiseleuria procumbens) hanno una superficie di pochi millimetri. Esse sfidano le rigide condizioni climatiche dell’alta montagna, fino a 3500 metri sulle Alpi. Per contro, le foglie della Gunnera del sud America, sebbene si tratti di una pianta erbacea, presentano dimensioni gigantesche, fino a tre metri di diametro. Anche le foglie del banano (altra pianta erbacea) possono raggiungere tre metri di lunghezza.
La Victoria regia, della stessa famiglia delle ninfee, è una imponente pianta acquatica, che galleggia sui grandi fiumi del Sud America. Le sue foglie, perfettamente circolari e ampie fino a un metro di diametro, sono provviste di un alto bordo rilevato e di robuste nervature. Galleggiando, esse possono sostenere il peso di un neonato!
Quanto dura lo stormire delle foglie sugli alberi? Alle nostre latitudini, tutte le latifoglie (compresi i larici – v. «Azione» n° 49 del 5 dicembre 2016) perdono le loro foglie al termine della bella stagione. Pini, abeti, agrifogli (Ilex) dopo 2-3 anni. L’edera, una sempreverde che può assumere dimensioni arboree, perde soltanto qualche rara foglia ogni anno. L’araucaria, una bella e insolita conifera delle regioni temperate dell’America meridionale, presente talvolta anche nei nostri giardini, le perde dopo circa 30 anni di età.
Alla fine dell’autunno, e durante alcune settimane, alle nostre latitudini il bosco si trasforma in una tavolozza di caldi colori: dal giallo al marrone e al rosso in tutte le tonalità. Il sole, già basso sull’orizzonte, accentua la brillantezza di questi cromatismi. Al suolo ha inizio la trasformazione delle foglie, in quanto il bosco ha bisogno di riposare, liberandosi di strutture non più necessarie per la sua vita. Batteri, micro-funghi iniziano complessi meccanismi di trasformazione e di demolizione della materia prima vivente, e che hanno quale ultima finalità la formazione di un fertile humus: espressione della continuità della vita. Successivamente, e anche sotto la neve, un imponente esercito di invertebrati (principalmente insetti, collemboli e acari oribatei) contribuisce allo sviluppo di questi processi dinamici e più o meno lenti nel tempo.
Una foglia di pioppo scompare totalmente nel corso di un anno, in quanto il reticolo delle sue nervature è molto debole. Per contro, una foglia di castagno ha bisogno di 4-5 anni, in quanto è ricca di tannino che prolunga la sua vita. Le foglie perdono lentamente il loro aspetto iniziale, scompare la clorofilla, il cui verde ha caratterizzato il bosco durante diversi mesi. Viene spesso messo in risalto il loro fitto reticolo di nervature, fino ad assumere l’aspetto di delicati e fantasiosi merletti (foto).
Durante la loro alimentazione, molti insetti (bruchi, larve, e adulti) producono una scelta selettiva delle foglie. Questa prerogativa ha un’origine chimica, in quanto non tutta la superficie ha uguali caratteristiche e qualità ai fini alimentari. Si può creare quindi un artistico continuum di vuoti e di pieni. Un’opera d’arte della Natura, ripresa per imitazione da intraprendenti donne fin dai primordi delle civilizzazioni umane. «La foglia è uno dei più complessi laboratori di sintesi che si possano immaginare» (Viola, 1975).