«Non c’è un motivo particolare: quando vedo un cane, sia esso grande o piccolino, mi fa una gran paura e cerco di evitare di avvicinarmi, se è sulla mia strada cambio direzione o attraverso; è più forte di me»; «Quando ero piccolina, avrò avuto quattro o cinque anni, il cane del mio vicino di casa mi ha morsicato una mano. Oggi capisco che forse lo volevo accarezzare e lui ha interpretato male il mio gesto, difendendosi come ha potuto, ma ciò non toglie che da allora io ho un vero e proprio timore di avvicinarmi a un cane». Sono due testimonianze emblematiche di persone (nomi noti a chi scrive) che hanno paura dei cani, una delle quali non ha neppure avuto brutte esperienze, per cui non si sa nemmeno spiegare il motivo di questo suo timore.
«La maggior parte delle persone adora i cani, ma ci sono alcuni individui che hanno una gran paura ad avvicinarsi a loro o di accarezzarli, tanto da cambiare strada ogni volta che incrociano un Rottweiler, ma anche un Chihuahua», spiega lo psicologo fiorentino Giuseppe Satoncito (specializzato in psicoterapia breve strategica), che racconta come la cinofobia possa insorgere per le cause più disparate: «È una fobia che può derivare da una predisposizione ansiosa di base della persona, oppure perché si è vissuto un episodio spaventoso contenente l’oggetto della fobia (in questo caso il cane)».
Parliamo di «paura intensa e persistente» quando la presenza di un cane, o in casi estremi addirittura la sua raffigurazione fotografica, provoca così tanta ansia da sfociare in un attacco di panico: «I sintomi tipici sono forte paura, tachicardia, sudorazione e tremori. A quel punto, l’individuo fobico mette in atto un comportamento tipico, noto come evitamento: si preoccupa di allontanarsi da tutte le situazioni in cui sono presenti cani. Non potendone fare a meno, egli svilupperà un’ansia anticipatoria: uno stato ansioso relativo all’incontro che sta per avvenire con il cane». Proprio come testimoniano le due persone di cui abbiamo riportato sopra.
Secondo Santonocito, «gli approcci psicoterapeutici più moderni ed efficienti non si occupano di cercare le cause delle fobie, solo di guarirle». Egli afferma che, in teoria, è possibile provare a superare anche da soli questa paura del cane sebbene «con l’aiuto di uno psicoterapeuta il processo sia tuttavia accelerato e con eccellenti probabilità di riuscita, perché, di fatto, le fobie sono un disturbo relativamente facile da guarire».
Don Abbondio, nei Promessi Sposi, diceva: «Il coraggio, se uno non lo ha, non se lo può dare». Per provare a superare la paura del cane viene tuttavia in aiuto l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria (Usav) con la sua interessantissima e utile pubblicazione: Cani? Niente paura!, nella quale illustra eventi concreti cui fare fronte nel modo più adeguato, insieme a situazioni nelle quali bisogna sapere che il cane va compreso attraverso messaggi inviati dai suoi atteggiamenti e lasciato tranquillo se del caso.
La premessa è incoraggiante e utile: «La maggior parte dei cani, fortunatamente, non è pericolosa, ma un cane in libertà può comunque spaventare se corre verso di voi». In quel caso solo un comportamento adeguato può aiutare a evitare che la situazione degeneri: «Se non volete in alcun modo interagire con un cane che vi si avvicina, ignoratelo e lui farà altrettanto». Certo è che si tratta di un piccolo atto di fede che una persona spaventata deve riuscire ad attuare: «Bisogna muoversi lentamente, restare in silenzio (non gridare), distogliere lo sguardo e proseguire lentamente sulla propria strada».
Le situazioni critiche possono comunque presentarsi e mettere a rischio le persone, ad esempio: «Quando un cane fa la guardia a un terreno e i passanti ignorano i suoi segnali di avvertimento come abbaiare, ringhiare o rizzare il pelo, e continuano ad avvicinarsi a lui». Non c’è atteggiamento più sbagliato! Una persona può provocare altre situazioni critiche: «Quando il cane si sente minacciato e non può scappare perché è tenuto legato; quando un bambino scappa da un cane o cade e, così facendo, fa scattare nell’animale l’istinto predatorio; quando cani che stanno giocando corrono verso di voi e vi fanno cadere e quando cercate di separare cani che si stanno azzuffando».
Si tratta dunque di comprendere le situazioni e gli atteggiamenti naturali del cane per evitare di essere da esso fraintesi, e così è anche per ciclisti e corridori: «Muoversi velocemente può spingere i cani a inseguirvi e tenerli sotto controllo in una tale situazione non è semplice». A ciclisti e corridori l’Usav consiglia di farsi notare dal proprietario con largo anticipo, affinché egli possa richiamare il cane quando si è ancora a distanza. Inoltre: «Se un cane vi rincorre, fermatevi immediatamente e aspettate che il proprietario lo abbia sotto controllo».
Una speciale osservazione riguarda bambini e cani che non devono mai essere lasciati soli, ma essere attentamente sorvegliati dagli adulti: «I bambini non sono ancora in grado di riconoscere i segnali di disagio e di avvertimento dei cani, come ad esempio leccarsi le labbra, ringhiare o rizzare il pelo, e non sono dunque in grado di reagire correttamente». Anche per accarezzare un cane bisogna sempre chiedere prima l’autorizzazione al proprietario: «Se è d’accordo, chiamate prima l’animale per nome, se non si avvicina non insistete. E non avvicinatevi se esso è solo, se sta mangiando o dormendo, se gioca oppure se si tratta di una cagna con i suoi cuccioli».
Tutte situazioni a rischio di malinteso, perché l’uomo non interpreta sempre correttamente i messaggi del cane. «Per un cane ringhiare, fissare negli occhi, mostrare i denti, rizzare il pelo o irrigidirsi sono segnali di minaccia che possono precedere l’attacco». Si consiglia perciò di «stare fermi, distogliere lo sguardo e voltare le spalle al cane, tenere le braccia aderenti al corpo, allontanarsi lentamente e, se si cade, bisogna rannicchiarsi e proteggere la nuca con le mani senza gridare». Il cane perde interesse per una persona silenziosa e immobile e si allontana: «Per contro, qualunque movimento attira la sua attenzione».
Non disturbare il can che dorme è il modo migliore per evitare brutte esperienze e prendere paura, unito al saper interpretare i suoi segnali riguardo al disturbo che possiamo arrecargli, anche senza rendercene conto.