Poiché cresce facilmente presso i ruderi antichi, l’Ortica fu spesso accompagnata da credenze e leggende che le attribuivano virtù magiche: si riteneva che, gettata nel fuoco del camino, potesse allontanare i fulmini e che possedesse il potere di guarire dalla febbre una persona della quale si fosse pronunciato il nome tenendo in mano una pianta capovolta in una notte di luna piena. Sognare inoltre di essere colpiti dal suo potere urticante era ritenuto un sicuro segno di futuri successi.
Non lasciatevi ingannare dal suo umile aspetto: questa pianta nasconde ricchezze incredibili. Il nome deriva dal latino urere, cioè «bruciare», non senza motivo. Come ben sanno coloro che osano sfiorarla senza guanti, il fusto robusto e quadrangolare, le foglie triangolari e seghettate presentano caratteristici peli rigidi, corti e lunghi che a contatto con la pelle producono bruciore e prurito. Non sono urticanti invece i fiori bianco-verdognoli che si presentano raccolti in spighe. I fiori maschili si mostrano eretti e quelli femminili, penduli. In botanica l’ortica è definita pianta dioica, termine che si riferisce alla riproduzione sessuale delle piante, dove gli organi riproduttivi maschili (stami) e quelli femminili (pistilli) si trovano su piante diverse.
Della famiglia delle Urticacee, conta 50 generi e 1300 specie diffuse nel mondo; cresce selvatica e può diffondersi ovunque, in ogni condizione climatica o terreno, meglio se abbastanza umido e ricco di azoto. La troviamo dunque lungo i fossi, ai margini di campi e boschi, in orti e giardini, ed è una pianta erbacea perenne, infestante, unica. È ritenuta la pianta più ricca di clorofilla dell’intera flora italiana.
La biologa Ingrid Pfendtner le ha dedicato un manuale intero, Curare in modo naturale con l’Ortica, Ed. MacroRemainders, dove descrive le sorprendenti qualità di questa pianta sotto il profilo medicinale. L’elenco è lunghissimo, ne citiamo alcune: è depurativa, diuretica, antiinfiammatoria, ricostituente, antireumatica, è ricca di acido folico e ferro, di sali minerali come fosforo, magnesio, silicio, calcio, manganese, potassio; contiene inoltre le vitamine A, C, e K che la rendono rimineralizzante, ricostituente e tonificante. È ricca di flavonoidi e carotenoidi.
Nel libro non mancano inoltre dettagliati consigli sulla sua raccolta, sull’essiccazione e sulla conservazione, su come usarla per preparare medicamenti fitoterapici casalinghi, come tinture, infusi, succo fresco, estratti oleosi, nonché composti antiparassitari e fertilizzanti per le piante e la salute degli animali domestici.
Castore Durante, medico botanico umbro nato nel 1585 così descriveva l’ortica: «È così notissima pianta che si conosce da ciascuno fino nella notte oscura; le frondi e il seme dell’ortica sono molto digestivi, di modo che sanano le posteme, hanno in sé alcuna parte ventosa, con il che muovono agevolmente à la lussuria… Essa non scalda valorosamente ma è composta di molto sottili parti, di fuori calda e pungente mentre nasconde dentro la virtù refrigerativa» e proseguiva elencando una quantità incredibile di «virtù di dentro» e «virtù di fuori». Virtù peraltro convalidate dall’attuale ricerca scientifica che ne ha isolato numerosi composti e dimostrato, tra le altre cose, la sua proprietà di promuovere l’attività diuretica, l’eliminazione dei cloruri e delle scorie in generale.
Hildegarda di Binghen, la stupefacente monaca e teologa vissuta sulle rive del Reno sotto il regno di Federico Barbarossa, in pieno medioevo, nei suoi scritti, come Herbera sempliciorum, spiegava gli usi delle numerose erbe coltivate nei monasteri anticipando di secoli le conoscenze odierne. Dell’Ortica raccomandava l’olio ricavato dal succo per curare le debolezze di memoria, inoltre, aggiungeva: «Quando è fresca e appena cresciuta dalla terra l’ortica se viene cotta purifica lo stomaco e ne elimina il muco». Ma per Hildegarda la guarigione non era prodotta solo dalla tecnica e dalla medicina, occorreva includere il perdono, la consapevolezza, l’attenzione e l’intenzione del cuore; senza il risveglio e lo stimolo di questi poteri, la guarigione, insisteva, non può verificarsi.
Sono peraltro state riconosciute oggi le sue proprietà di attivazione delle funzioni digestive, così come è molto conosciuta l’assunzione dell’infuso di foglie, del decotto di radici e del succo fresco che hanno effetti depurativi, rimineralizzanti, e stimolanti del metabolismo. Per uso esterno sono ottime le frizioni per rinforzare i capelli ed eliminare la forfora. Ed è persino un rimedio tradizionale per le allergie primaverili.
Agli inizi del 900 con l’Ortica si producevano tessuti molto simili alla canapa. Il suo utilizzo come alimento non data da oggi. Per raccoglierla basta munirsi di guanti e forbici; dopo un lavaggio e una brevissima cottura il potere urticante sparisce. Ottimi sono la zuppa di ortiche e il risotto verde che si cucinavano nella bassa Lombardia, così come la frittata con le cime fresche, il minestrone o la salsa per il lesso.