Promuovere l’inclusione

Handicap - Il prossimo 26 settembre sarà dedicato al tema dell’autismo, un disturbo che è sempre più riconosciuto e che richiede una presa a carico specializzata
/ 17.09.2018
di Nicola Mazzi

Mercoledì 26 settembre, dalle ore 9.00  alla Fondazione O.T.A.F. di Sorengo, si terrà la Giornata Cantonale Autismo che quest’anno sarà focalizzata su un tema che concerne tutti in modo diretto o indiretto: l’inclusione. Durante la giornata – dedicata a un disturbo che tocca l’1% della popolazione – non mancheranno le testimonianze di chi quotidianamente è in contatto con persone autistiche. 

Claudio Cattaneo (direttore della Fondazione ARES-Autismo Risorse e Sviluppo) evidenzia i passi avanti fatti, negli ultimi anni, nella presa a carico dei pazienti. «Il cambiamento più importante a cui abbiamo assistito è la maggiore prevalenza del disturbo. Mi spiego: se fino a 30 anni fa si pensava che fosse una problematica rara, oggi si sa che la prevalenza si situa all’1%. Nello spettro del disturbo autistico inglobiamo le persone con compromissioni gravi e quelle con una condizione meno pregiudicata e che quindi possono permettere al ragazzo di frequentare le scuole con regolarità e avere un impiego. Abbiamo diagnosi sempre più sicure e precoci, eseguite entro i 3 anni di vita».

Come aggiunge lo stesso Cattaneo «nel concreto si assiste a un inserimento scolastico di un crescente numero di ragazzi. Ogni anno in Ticino si diagnosticano circa 20 bambini autistici e una parte di loro riesce, grazie anche a vari tipi di supporto, a frequentare le scuole regolari».

Detto della scuola un’altra evoluzione importante è quella delle strutture per invalidi adulti. In questi istituti,   Ares è impegnata a formare in modo puntuale gli operatori sociali al fine di una migliore presa a carico.

Ma come rileva lo stesso direttore di Ares il lavoro è ancora lungo. «Tra le maggiori sfide quotidiane vi sono quelle legate alla formazione degli operatori, all’informazione e alla sensibilizzazione delle persone con uno sviluppo tipico. È sempre difficile far capire il funzionamento autistico e le reazioni, a volte bizzarre, di queste persone alla gente comune, ma è un’operazione importante che portiamo avanti con impegno».

Da notare che la Fondazione ARES, nata nel 1995, offre l’esperienza e la competenza, maturate nei suoi anni di attività di consulenza e di presa a carico di bambini, giovani e adulti con Disturbo dello Spettro Autistico, a professionisti e famiglie che quotidianamente si occupano del loro progetto di vita. Il dr. med. Paolo Manfredi è il responsabile di UNIS, l’Unità operativa multidisciplinare dell’OSC istituita per l’intervento diretto a bambini e ragazzi con disturbi dello spettro dell’autismo (DSA) e alle loro famiglie:  «L’intervento di UNIS si svolge sia in fase diagnostica, sia nella presa a carico abilitativo-terapeutica» ci spiega. «Non è facile individuare le problematiche più frequenti tra i bambini, anche perché allargando lo spettro diagnostico ci sono molti più casi di un tempo. Indubbiamente il problema più evidente è relativo alle difficoltà nelle relazioni sociali e nella comunicazione. Per alcuni diventa invalidante anche un’altra caratteristica e cioè la difficoltà di accettare le variazioni dell’ambiente. Ma in generale i problemi sono parecchi e diversificati».

Come detto anche da Cattaneo vi è stato un cambiamento radicale negli ultimi decenni. «Nello spettro dell’autismo consideriamo molte persone che prima non avremmo preso in considerazione. L’approccio anglosassone-fenomenologico era arrivato prima a queste conclusioni, rispetto a noi latini. Per esempio, negli anni 80, da noi si riconosceva una persona autistica solo nel caso grave, mentre negli USA i casi presi in considerazione erano già parecchi. E aggiungo che secondo gli ultimi studi americani si riscontra, nei bambini di 8 anni, un caso su 68. Un risultato che addirittura cambia se osserviamo il genere. Infatti siamo addirittura a 1 su 45 per quanto riguarda i maschi».

Uno dei pericoli di questo allargamento diagnostico è però quello finanziario. «È vero, lo riscontriamo. È una conseguenza dell’aumento dei casi. Infatti si sa che esiste un finanziamento dell’Assicurazione Invalidità ai ragazzi a cui viene diagnosticato una forma di autismo e questo fatto può portare a una maggiore pressione delle famiglie verso chi, come noi, effettua la diagnosi».

Il dottor Manfredi guarda comunque avanti con ottimismo e auspica una maggiore consapevolezza nella popolazione. «Mi auguro davvero che l’autismo, malgrado sia diventato anche purtroppo una moda – grazie a un numero crescente di film, serie TV e libri – serva alle persone che hanno davvero bisogno di essere facilmente riconosciute, per poter poi attivare le strutture adibite come quelle scolastiche, sanitarie, ecc.».

E i genitori che cosa dicono? Secondo Patrizia Berger, mamma di una ragazza autistica di 37 anni e presidente di ASI «oggi le famiglie possono beneficiare di un intervento precoce e di una rete multidisciplinare, la quale può offrire un supporto a più livelli, per una presa a carico globale». Una rete che va costruita con la famiglia e alimentata costantemente per poter offrire aiuti mirati nelle diverse fasce di età. «Grazie a servizi come ARES e UNIS, ai professionisti e alle associazioni che operano a sostegno delle famiglie, possono essere attivate risorse per rispondere ai diversi bisogni e soprattutto elaborare strategie per offrire nuove opportunità e speranze. Per esempio, per noi, la grande sfida aperta è quella di cercare di capire quali sono i supporti che si possono offrire alla persona autistica adulta e sapere in che modo i genitori possono seguire nuove strategie per dare al ragazzo nuove opportunità».

E giornate come questa hanno proprio l’obiettivo di alimentare il dialogo e creare nuove sinergie