La formazione si rivolge anche agli adulti

Professione: custode

Incontri – Si occupano di cura e manutenzione degli stabili, ma devono avere anche capacità di mediazione: due custodi si raccontano
/ 25.03.2019
di Guido Grilli

Devono essere manuali, ma anche umani. Sono i custodi, la cui attività contempla vigilanza, cura, sorveglianza, gestione, ma pure capacità di mediazione per sanare conflitti. Implicitamente sono eletti ogni giorno a punto di riferimento. Custodi di palazzi, nei quali vive la maggior parte della popolazione. Custodi di edifici pubblici, con pochi o con tanti inquilini, oppure di stabili privatissimi, in cui albergano solo uffici o posti auto in affitto o pagabili a ore, collocati in punti strategici della città. Il custode è ormai una consolidata professione, praticata in Ticino da non meno di 4mila persone e vede la presenza di un’associazione di categoria al suo decimo anno di vita. Che ambisce, fra i traguardi, a un contratto collettivo di lavoro. 

Giuseppe Fuoti, 58 anni, è custode da trentatré anni e nel 2009 è stato tra i fondatori dell’Associazione ticinese custodi di immobili con sede in via Industria 18 a Pregassona e della quale è presidente. Il sodalizio oggi conta una cinquantina di affiliati. Fuoti gestisce circa 300 oggetti locati tra appartamenti e uffici per la Gestione Immobiliare per Istituzionali, società creata di recente dalla Cassa Pensioni di Lugano e custodisce palazzi a pigione moderata in via Torricelli, via Trevano e via Industria. Qual è il ventaglio delle attività che deve svolgere? «Le pulizie, la manutenzione, il cambio delle lampadine, il controllo di una giusta areazione dei locali, il riscaldamento, taglio e cura dei giardini e quant’altro. Il nostro compito è quello di custodire. A livello svizzero la nostra professione è riconosciuta con attestato professionale federale. Questo è il punto massimo che si può raggiungere. Io e i miei colleghi di comitato siamo stati i primi in Ticino ad aver ottenuto un diploma di custode con attestato Apf, nel 2009. È in seguito a questa formazione che abbiamo deciso di creare l’associazione di categoria in Ticino, che si rifà all’Associazione svizzera custodi di immobili, il sodalizio mantello con sede a Lucerna».

Come si diventa custodi? «La denominazione è Operatore di edifici e di infrastrutture. È un apprendistato della durata di due o tre anni. Anche per gli adulti che già svolgono l’attività di custode e mirano a un diploma di riqualifica è possibile ottenere il certificato seguendo corsi serali in settimana e il sabato per due anni e superando gli esami. Il nostro diploma di custodi Apf ci consente di essere formatori nei corsi interaziendali per apprendisti o esaminatori. Questo aspetto formativo è uno tra quelli cui si dedica maggiormente la nostra associazione. I neo diplomati possono accedere ai concorsi per custodi di strutture pubbliche, case per anziani, ospedali, scuole». Dovete essere reperibili 7 giorni su 7? «Io lavoro 42 ore la settimana, da lunedì a venerdì. Il sabato e la domenica non sono reperibile. Nella nostra azienda ci sono i turni picchetto – siamo cinque custodi e a rotazione teniamo il telefono di picchetto, e colui cui tocca questo incarico deve rispondere a tutte le chiamate». Ma quali sono i maggiori motivi di conflitto tra gli inquilini? «In assoluto i turni per la lavanderia: è il principale tema di guerra. Come ne usciamo? Ci sono delle linee guida da seguire. Ma occorre dire che negli ultimi tempi la politica di molte amministrazioni è di lasciar mettere la lavatrice in casa».

Le cronache negli ultimi tempi hanno portato alla luce casi limite di disagio negli appartamenti. In via Industria, proprio a pochi metri da qui, si è registrato un grave caso; a Bellinzona un caso di incuria; e di recente in Mesolcina il sequestro di animali esotici maltrattati. Voi custodi vi sentite in qualche modo chiamati in causa? «I casi delle cronache recenti sono certamente al limite, ma se un custode li avesse visti e non li avesse segnalati sarebbe grave. A richiedere maggiore attenzione e sensibilità sono gli anziani. Un tempo c’era con gli inquilini un maggiore contatto. Negli ultimi anni invece da questo punto di vista il lavoro è cambiato, oserei dire in peggio: l’educazione non sempre prevale e molti inquilini si dimostrano sempre più esigenti. Dobbiamo essere un po’ mediatori, ma non è sempre semplice. Per questo io parto dall’idea che occorre tenere un’equa distanza e reciprocità, io rispetto loro e loro rispettano me». Ma riuscite ad assolvere ogni compito nei diversi palazzi? «La cosa più bella di questa professione è che se la si fa bene si è liberi di organizzarsi. Non c’è il capo che organizza la giornata, è la tua coscienza a farlo. C’è un mansionario del datore di lavoro e a quello bisogna rispondere. Questo lavoro però è impossibile da programmare. S’inizia alle 7.30 con un’idea di giornata, ma ci sono tanti e tali imprevisti – dalla signora che ti chiama perché s’è rotto il tubo dell’acqua a una chiamata per il riscaldamento che s’è fermato – che l’agenda se ne va a ramengo». 

Dal decano dei custodi al novizio. Chi ad aprile festeggerà il suo primo anno da custode è Florian Molina, 34 anni, moglie e una bimba di quattro anni, che questo lavoro se lo è come inventato da zero, dopo aver lasciato quello di pasticciere. Ora si occupa dei 7 piani e l’autosilo del Centro Bettydo di via Cantonale 17 a Lugano. Qual è il bilancio? «È stata una buona scelta, un buon cambiamento, qui mi trovo bene. La gestione e la manutenzione dello stabile sono i miei compiti principali, poi però la giornata dipende dalle chiamate che mi arrivano. Lavoro dalle 6.30 alle 17.30, da lunedì a venerdì, poi è chiaro che la notte può esserci sempre l’emergenza e devo essere reperibile: ormai il telefonino cellulare lo tengo accanto al letto. Ma devo dire che le vere emergenze non sono molte, lo scorso anno non più di quattro o cinque: qualche allarme tecnico delle ventilazioni saltato». Numerose le mansioni cui Florian Molina deve rispondere. «Dal cambiare la lampadina alla gestione dell’autosilo che è la parte preminente del lavoro: 90 posti auto per il pubblico e 130 posteggi privati ripartiti su tre piani». Ma niente appartamenti, perché, oltre al suo, al primo piano, ci sono solo uffici occupati da società. «Sono un “tutto-fare”. Il telefono è sempre acceso. Solo in vacanza lo spengo del tutto. Ma il bello di questo mestiere è che esci, vai al lavoro e sei ancora sempre dentro casa».