È una malattia subdola perché si sviluppa nell’arco di una decina d’anni con decorso perlopiù asintomatico. Infatti, deve spesso trascorrere parecchio tempo prima che si manifestino le prime avvisaglie: parliamo del tumore maligno del colon-retto che in Svizzera ogni anno colpisce all’incirca 4300 persone delle quali muoiono 1700. In Ticino si presentano circa 220 nuovi casi annui con 90 decessi.
«Il tumore dell’intestino è uno dei cancri maligni più frequenti in Svizzera ed è definito il “terzo big killer” fra i tumori. Si sviluppa prevalentemente negli ultimi tratti dell’intestino crasso (retto e colon sigmoideo). Nell’uomo è al terzo posto per frequenza e al secondo posto, dopo quello polmonare, per mortalità. Nella donna è secondo solo al tumore al seno», così esordisce il gastroenterologo dottor Simone Vannini, il quale afferma pure che «in linea di principio può colpire tutti, con un rischio di circa il cinque percento; rischio che aumenta quando vi sono genitori o fratelli affetti da cancro o polipi intestinali. Attenzione anche se si osserva una comparsa precoce di polipi intestinali o se si è soggetti a malattie infiammatorie croniche dell’intestino. Tutti coloro che si riconoscono in una di queste situazioni dovrebbero parlarne con il proprio medico per stabilire quando sarebbe opportuno iniziare a effettuare esami di prevenzione del cancro intestinale».
Si tratta dunque a tutt’oggi di un tumore infausto, contro il quale si può però agire efficacemente attraverso una prevenzione specifica: un’analisi delle feci alla ricerca di sangue occulto (ogni due anni) o una colonscopia (ogni 10 anni) effettuata nella fascia d’età che va dai 50 ai 69 anni permette di ridurre la mortalità legata a questa patologia. La campagna di prevenzione del tumore colonrettale è, di fatto, uno dei punti cardine della strategia «Sanità 2020» quando, dal primo luglio 2013 il Dipartimento federale dell’interno (DFI) ha deciso di inserire gli esami di riconoscimento precoce di questo tumore nel catalogo delle prestazioni dell’assicurazione obbligatoria delle cure medico sanitarie (LAMal) per le persone dai 50 ai 69 anni di età.
«Decisione accolta con soddisfazione dalla Lega svizzera contro il cancro, e nel 2014 pure dalla Lega ticinese contro il cancro, attraverso la creazione di un gruppo di lavoro operante attraverso figure professionali di diverse estrazioni (AGASI, oncologi, medici di famiglia e farmacisti) del settore pubblico e privato, con l’obiettivo di creare una cultura di prevenzione e promuovere lo screening del cancro colon-retto», disse a suo tempo la direttrice della Lega ticinese contro il cancro Alba Masullo. Del tutto allineato il dottor Vannini che, nell’analisi di quanto è successo durante questi primi cinque anni di campagna di prevenzione, ne sottolinea l’importanza non solo dal profilo medico (atto a prevenire uno dei tumori più infausti), ma pure a beneficio dei costi sanitari: «L’esame di screening colonscopico costa attorno ai 500 franchi, a fronte della cura di un tumore al colon che comporta costi superiori ai 100mila franchi all’anno».
Sottoporsi preventivamente a una colonscopia nel range di età indicato risulta dunque essere la chiave di svolta per un tumore dalla prognosi infausta. Prevenzione che, attraverso una semplice colonscopia (che oggi è un esame sempre meno fastidioso per il paziente), permette di riconoscerne l’insorgenza ancora prima che diventi maligno: «Chi si sottoporrà a questo esame deve sapere che oggi, con le nuove tecniche, sediamo il paziente con un farmaco sicuro e ben tollerato e le cannule con la telecamera sono sempre più sottili e flessibili per un migliore confort».
La colonscopia di prevenzione permette di vedere chiaramente le pareti intestinali e individuare i tumori in fase iniziale e asintomatica; per questo, il gastroenterologo invita la popolazione a superare la resistenza verso il tema dell’analisi colonscopica («ancora un po’ tabù»): «Questo esame è un modello di prevenzione perfetto, perché permette di individuare la presenza di polipi (escrescenze non tumorali che nell’arco di 10 anni potrebbero diventare un tumore maligno) che si possono rimuovere facilmente durante la colonscopia stessa. Se, per contro, dovessimo trovarci di fronte a un tumore in fase già avanzata, il nostro compito non sarà più preventivo ma preleveremo campioni per effettuare una biopsia e marcheremo la zona del tumore per aiutarne la localizzazione al chirurgo che dovrà rimuoverlo. Dopo l’intervento, secondo lo stadio tumorale, potrebbe poi essere indicata dall’oncologo una chemioterapia».
Se pensiamo che dall’insorgenza dei polipi al tumore passano circa 10 anni, comprendiamo che se un esame colonscopico risulta negativo, la persona non dovrà preoccuparsene per almeno tutto questo lasso di tempo. Nel nostro Cantone, dal 2014 tanto si è fatto a proposito di informazione e prevenzione e diversi sono gli attori scesi in campo: «I medici curanti sempre più attenti ai temi della prevenzione, la Lega contro il cancro, le farmacie che offrono volantini e poster esplicativi, insieme al test del sangue occulto nelle feci, i gastroenterologi e i media che danno sempre maggiore risalto al tema». Ma secondo il dottor Vannini non bisogna abbassare la guardia, ricordando alle persone che un esame di prevenzione può davvero salvare loro la vita: «Le evidenze scientifiche e le linee guida nazionali raccomandano le due metodiche di screening standard: la ricerca di sangue occulto nelle feci ogni due anni, e la colonscopia ogni 10».
Secondo lo specialista varrebbe la pena che ancora più persone aderissero e partecipassero a questa campagna preventiva: «Già oggi i decessi dovuti al tumore al colon mostrano una tendenza alla diminuzione, specialmente negli Stati Uniti dove lo screening viene praticato da oramai 30 anni». Un esame di colonscopia salva la vita: «A patto che le persone vi si sottopongano: il test del sangue occulto fecale riduceva già da solo del 20 percento la mortalità per il tumore al colon. Oggi in Ticino non abbiamo ancora numeri scientificamente apprezzabili sulla colonscopia, ma nel canton Uri (modello di studio con bacino utile), si osservava una diminuzione di nuovi tumori al colon del 70 percento, e una diminuzione di mortalità dell’80 percento». Numeri che dimostrano l’assoluta efficacia salva vita dello screening colon rettale.