Prevenire è la scelta vincente

Lo screening mammografico precoce è fondamentale e aumenta la possibilità di guarigione dal tumore al seno
/ 12.12.2016
di Maria Grazia Buletti

«Agio»: è favorito dalla prevenzione, attraverso la messa in atto dello screening mammografico, con conseguente diagnosi precoce. E «dis-agio»: quello del percorso terapeutico per nulla semplice, ma efficace, della cura del tumore mammario. «Agio» e «dis-agio» sono i due concetti utilizzabili per circoscrivere la reazione emotiva in rapporto al tumore del seno, una patologia che si insinua nell’universo femminile e mette radici in un ambito molto profondo. La femminilità e l’integrità della donna ne sono profondamente messe in discussione. E affrontare il percorso terapeutico è assai impegnativo.

«Il seno caratterizza l’esistenza femminile fin dalla pubertà, collaborando alla realizzazione della propria immagine corporea e dell’immaginario collettivo», afferma l’oncologa professoressa Gemma Martino (Direttore emerito della Divisione Istituto Nazionale Tumori Milano e docente alla Scuola Italiana di Senologia) nella sua interessantissima pubblicazione Il dis-agio in senologia oncologica. Scritto con Hubert Godard (Analyse du mouvement, Université de Paris VIII), il libro ci spiega: «Segnali grafici, opere d’arte, dissertazioni filosofiche, biologiche, evoluzionistiche antropo(gineco)logiche confermano la complessità affettiva, nutritiva, erotica, seduttiva» dei seni, definiti «forma-funzione» dalla dottoressa Martino.

Che il seno sia celebrato in ogni ambito socioculturale è un dato di fatto ben riportato dalla nostra interlocutrice: «...(lo è) nei mass media e ci nutre di automobili, biscotti, dentifrici, aperitivi, caffè... le tecniche protesiche concorrono a modificarne il senso, astraendo il seno dal sentire del corpo, con artifici di forma freddi, anaffettivi, poco erotici...». Al «tripudio di seni prorompenti, fisiologici o protesici» che riempiono, appiattiti, i tristi muri delle nostre città, la dottoressa Martino affianca la realtà dell’oggettività estetica a cui si appellano gli oncologi–senologi, e approfondisce le «scelte terapeutiche in cui si muovono le immagini inconsce proprie di ciascuno (donne e sanitari): i ricordi di un seno nutriente, accudente su un respiro calmo e suadente o di concitate lotte per difendersi dall’intrusione e dal possesso materno... il bisogno di consolazione...».

Ce n’è a sufficienza per comprendere la complessità della situazione in cui si viene a trovare la donna che deve far fronte a una diagnosi di tumore mammario. In Svizzera viene diagnosticato ogni anno a circa 5400 donne. In particolare, per quelle di età compresa fra 50 e 60 anni, questa neoplasia è il tipo di tumore più frequente e la principale causa di mortalità. 

«Le probabilità di sopravvivenza e di guarigione dal tumore del seno sono nettamente maggiori se la malattia è diagnosticata in fase precoce e trattata in modo appropriato»: lo dice l’opuscolo inviato in Ticino a tutte le donne nella fascia d’età citata poiché il Cantone ha fatto suo il concetto di screening mammografico generalizzato. Tale opuscolo è a sua volta basato su quello redatto da swiss cancer screening che è stato allestito con il sostegno professionale e finanziario di migesplus, nell’ambito del Programma nazionale Migrazione e salute 2008-2013 dell’Ufficio federale della sanità pubblica. 

Oggi, ogni donna può dunque decidere in maniera consapevole e personale se partecipare al programma di diagnosi precoce del tumore al seno grazie alle informazioni esaustive su benefici e possibili rischi dell’esame diagnostico mammografico di screening. L’iniziativa ruota attorno al concetto di prevenzione e al fatto che il tumore al seno diagnosticato in una fase iniziale, dunque precoce, ha maggiori possibilità di guarigione.

Dato di fatto confermato dalla professoressa Marino che ricorda l’importanza di eseguire una mammografia ogni due anni a tutta la popolazione femminile fra i 50 e i 69 anni: «Pratica inserita fra i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e costituisce un diritto delle donne a usufruirne».

Certamente, anche in questo tipo di azione di prevenzione bisogna valutare vantaggi e rischi. Lo riporta il gruppo Screening mammografico Ticino nell’opuscolo citato. Per «svantaggi e rischi» si intende: la sovra-diagnosi (alcuni tumori non si evolvono, ma al momento dell’esame mammografico questo non è possibile prevederlo); i possibili falsi risultati positivi (anomalie riscontrate nella mammografia, che richiedono ulteriori accertamenti); i tumori di intervallo (diagnosticati nei due anni che intercorrono tra una mammografia e la successiva), e la sovraesposizione ai raggi X.

Ma i numeri parlano da sé a proposito dei grandi vantaggi: «In Svizzera, circa 1250 donne dai 50 anni d’età in poi muoiono ogni anno per un tumore del seno. Il rischio di decesso per cancro al seno diminuisce in modo significativo per quelle che a partire dai 50 anni partecipano ogni due anni al programma di screening mammografico». Ciò significherebbe che se tutte le donne invitate a parteciparvi vi si sottoponessero, dopo dieci anni si potrebbe salvare la vita a circa 200 donne. Inoltre, l’elevata qualità dell’esame di screening mammografico si rivela essere un provvedimento rassicurante: «il 95 percento delle donne esaminate possono essere rassicurate, poiché i risultati della loro mammografia non rivelano anomalie».

L’esercizio sta nel non vedere lo screening mammografico come un nemico, mentre l’eventuale percorso terapeutico non è una battaglia o, peggio, una guerra. È quello che si evince anche dalla lettura del libro della dottoressa Marino, attraverso la visione dei molteplici punti di vista espressi: quello del medico e del personale curante che accompagna la paziente lungo il percorso terapeutico, e quello della paziente che viene presa a carico. 

 

Tutte le parti in causa mettono in gioco una grande forza indirizzata a un obiettivo molto più raggiungibile, oggi, anche grazie alle diagnosi precoci del tumore del seno: la guarigione. «Secondo le stime, un decesso per tumore al seno può essere evitato nel gruppo di donne che si sottopone allo screening, ogni due anni per un periodo di 10 anni», ribadisce il Gruppo screening mammografico canton Ticino. Parlando di guarigione, ciò significa che ogni anno avremo un decesso per tumore del seno in meno ogni 1000 donne che seguono il programma preventivo.