«Ciberbulli contro la docente: “Uccidiamola!”». «Ragazzini senza rispetto mi rovinano il locale». «Amicizie sbagliate e droga: quattro giovani a processo». Sempre più spesso quotidiani e siti di informazione evidenziano un fenomeno in crescita, quello degli adolescenti che sconfinano nei territori banditi dalla legge. «Nel 2018 – afferma Reto Medici, magistrato dei minorenni del Canton Ticino – sono stati aperti 1198 procedimenti penali, 24 in meno del 2017 ma molti di più rispetto al 2016 (870 incarti). I primi sei mesi del 2019 confermano la tendenza degli ultimi due anni. Mentre negli anni Novanta si parlava in media di 600 procedimenti sui 12 mesi».
Nell’aprile scorso, per trattare i casi più gravi, è stata creata una task force di agenti specializzati denominata Gruppo minori. La squadra, integrata nella Sezione reati contro l’integrità della persona (SRIP) della Polizia cantonale, è composta da 6 agenti tra cui un’unità messa a disposizione dalla Polizia della Città di Lugano. «Da anni il minore vittima di reato viene seguito da personale esperto», evidenzia il commissario della SRIP Marco Mombelli. «Fino a pochi mesi fa, per contro, a qualsiasi agente poteva capitare di imbattersi in un ragazzo che aveva oltrepassato i confini della legalità. Si è quindi deciso di ottimizzare il lavoro, seguendo le raccomandazioni emerse a livello internazionale, come la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, affidando così ad agenti formati ad hoc anche la presa a carico di quelle situazioni che vedono coinvolto un minorenne in veste di imputato».
Nel nostro Paese il diritto penale minorile prevede due concetti, ricorda l’intervistato. Quello della pena e quello delle misure. Queste ultime hanno lo scopo di proteggere e di educare. Studi specialistici dimostrano infatti che un intervento adeguato su un minore di 14 anni riduce in maniera significativa il rischio di recidiva. Lo sa bene il Gruppo minori, il quale nei primi mesi di attività ha incontrato soprattutto giovani autori di gravi atti di (ciber)bullismo e reati legati alla sfera sessuale o alla pornografia vietata. «Tra loro – spiega Mombelli – troviamo chi scarica e trasmette sulla chat di classe immagini o video inenarrabili, senza porsi troppe domande. A questo proposito è opportuno riflettere sulle nuove tecnologie che da un lato offrono straordinarie opportunità, dall’altro incrinano il senso di responsabilità individuale e facilitano la veloce diffusione di esempi di sessualità spinta, quando non distorta. Video e immagini possono influenzare pesantemente la psiche dei ragazzi». «Recenti ricerche a livello nazionale ed internazionale – dice dal canto suo Medici – mettono in evidenza il legame tra consumo di pornografia online o videogiochi violenti e lo sviluppo di comportamenti aggressivi nella sfera sessuale. Il fenomeno si riscontra anche in Ticino, già a partire dalle Elementari. Per quel che riguarda la protezione dei minori dai contenuti pericolosi, le normative elvetiche mostrano delle lacune. Il legislatore ci pensa infatti due volte prima di bloccare prodotti che producono magari enormi guadagni».
Abbiamo detto che il Gruppo minori si occupa dei giovani che commettono reati di una certa gravità. Più in generale, scorrendo le statistiche delle condanne a livello nazionale, si può dire che l’80% degli autori di reato è maschio e ha più di 15 anni al momento del primo «sgarro». Il 70% di loro non ha recidive. «La devianza penale giovanile – spiega infatti Medici – è in parte da correlare alla carica di ribellione e alla voglia di esplorare tipiche della fase adolescenziale. In questo senso ricordo che la maggior parte delle pene che noi pronunciamo non viene iscritta nel casellario giudiziale, in modo da non compromettere il futuro del ragazzo». Per quello che riguarda le fattispecie più frequenti in Ticino, indica il nostro interlocutore, si possono citare i reati contro il patrimonio (furti e danneggiamenti), le contravvenzioni alla Legge federale sugli stupefacenti (in aumento) e le infrazioni alla Legge federale sulla circolazione stradale. «Stabili i casi di violenza. Questi ultimi preoccupano molto perché di solito si tratta di situazioni di estrema sofferenza per la vittima, a cui l’autore arriva dopo un percorso di devianza protrattosi nel tempo. Si registrano inoltre una trentina di casi di (ciber)bullismo l’anno. Ma questi sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno più diffuso che tende a rimanere nell’ombra».
«È necessario che gli agenti attivi in ambito minorile abbiano la capacità di pensare in un’ottica allargata», sottolinea poi Mombelli. «Partendo dal presupposto che spesso il ragazzo che infrange la legge ha alle spalle trascorsi famigliari difficili. Non di rado i giovani che incontriamo si sfogano con noi, cercando un sostegno e una via di scampo. L’idea del Gruppo minori è proprio quella di riuscire ad andare oltre al singolo fatto e cercare di dare una risposta ai bisogni di ragazzi che non sono solo carnefici ma spesso sono anche delle vittime». In questo senso la formazione degli agenti è fondamentale. Il corso base per le unità della task force – spiega il commissario – è andato a toccare numerosi temi: diritti del fanciullo, psicologia dei minorenni in base alle differenti fasce di età, aspetti giuridici della procedura penale minorile, diritto civile e di protezione, tecniche e tattiche di polizia in ambito minorile, ecc.
«Aspettavamo da tempo questa squadra speciale e le prime esperienze si sono rivelate positive», commenta Medici. «Ora è il momento di affinare la collaborazione. Il Gruppo minori, lo ricordo, lavora fianco a fianco con i vari servizi della Polizia cantonale e mira al coinvolgimento di tutti gli attori, come le Autorità regionali di protezione e gli istituti scolastici. Non da ultimo va sottolineata l’essenziale collaborazione con il Gruppo visione giovani della Polizia cantonale che da tempo svolge un eccellente lavoro di prevenzione con i giovani del nostro cantone».