Passione, emulazione, emozione

Sport - Il fascino della maratona non smette di accendere i cuori di migliaia di appassionati in lotta con loro stessi e con i Campioni
/ 18.03.2019
di Giancarlo Dionisio

7500 alla Marcialonga, nel Trentino, 16mila alla leggendaria Vasaloppet, in Svezia. E due domeniche fa, sull’ampia distesa innevata del passo del Maloja erano in 14’180. Tutti pronti, coloratissimi, eccitatissimi, scalpitanti già un’ora prima che lo starter desse il via alla 51a Engadin Skimarathon della storia. 80 fondisti di professione, fra uomini e donne, e 14mila dilettanti. 

La frenesia delle Maratone esplode, anno dopo anno. Che si tratti, in inverno, della Marcialonga, della Vasaloppet o dell’Engadinese, oppure in estate dei prestigiosi appuntamenti sulle strade di New York, Berlino o Roma. Tutti sciano. Tutti corrono. Tutti cercano il confronto con loro stessi. Tutti vorrebbero che il loro distacco dai campioni fosse inferiore a quello dell’anno precedente, anche di un solo secondo. Ma nulla accade per caso.

Tra il vincitore, che ha tagliato il traguardo dopo 1 ora e 22’, e l’ultimo, che ha impiegato 5 ore e 6 minuti per percorrere i 42 km che separano Maloja da S-chanf, c’è una via di mezzo. Si ha tuttavia l’impressione che per i più, l’obiettivo sia quello di avvicinare il vertice, quindi, per qualche giorno all’anno, ci si cala nei panni di quelli veri. Abbigliamento, scarpe, sci e bastoni come Dario Cologna. Adeguate sedute di allenamento. Una sana ed equilibrata alimentazione per conservare, ed eventualmente incrementare, resistenza ed esplosività. Un congruo numero di ore di sonno. Insomma, il mix ideale per non soffrire troppo, e per godere di un’affascinante avventura sulla neve. Non è facile, ma è possibile. 

Sveglia alle cinque e mezza. Colazione alle sei, col sorriso sulle labbra. Poi di nuovo in camera. Se possibile un passaggio in bagno. Leggeri, si viaggia meglio. Ultimi preparativi e via, attorno alle sette, verso le varie fermate dei bus che conducono l’esercito degli appassionati alla partenza. Se hai fortuna, come quest’anno, te la cavi con un –3 gradi. Se ti gira male, a quell’ora sul passo del Maloja puoi anche ritrovarti in versione stoccafisso, a –20 o –25. 

Infine il serpentone si mette in moto e, per un giorno nella vita, scopri che a bordo pista c’è tifo anche per te, nonostante lo stile non proprio impeccabile e redditizio, e qualche polenta e brasato di troppo che ti si legge sull’addome. Esattamente lo stesso incitamento riservato a chi sette giorni prima aveva addomesticato da vincitore i 90 km della Vasaloppet. E allora ti gasi. Se il tuo obiettivo era quello di chiudere sotto le tre ore, senti che, in fondo, potresti persino avvicinarti alle due ore e mezzo. Pensi alle classifiche dell’anno prima, a quell’ora e 58 minuti dell’ex cassiere della tua banca, ultrasettantenne. Rifletti, rimugini, ti incavoli e fai buoni propositi: il prossimo anno jogging da aprile a dicembre. Per quattro volte la settimana. Quindi palestra, per potenziare braccia, spalle, dorsali, addominali. E gambe, gambe, e ancora gambe. E non appena aprono il centro di Campra, due o tre lezioni di tecnica di skating, e via a macinare chilometri. Il muro delle due ore, nella tua mente lo stai già demolendo. In uno spettacolare gioco scenografico puoi passare da dietro le quinte al proscenio, e sentirti come il nobile Gustav Eriksson Vasa, in onore delle cui gesta, nel 1922, nacque la regina delle Maratone. Ma puoi anche nasconderti, mimetizzarti. 

Scorrendo la classifica, infatti, si scoprono nomi illustri anche tra i fondisti della domenica. Come quello di Nicole Cooke, ex ciclista, pardon, ex campionessa del pedale, che nel 2008 conquistò l’oro olimpico ai Giochi di Pechino e il titolo iridato sulle strade di Varese, scivolata, credo con profonda gioia e soddisfazione, al 222esimo rango dell’Engadinese con un ritardo di 34 minuti dalla vincitrice Nathalie Von Siebenthal. Oppure Nadia Styger, ex reginetta rossocrociata dello sci veloce, riconvertita allo «slow skiing», per altro piuttosto bene, visto il suo 134esimo posto con soli 25’ di distacco.  

Passione, emulazione, emozione. Certo, è così, se osserviamo il fenomeno dalla parte di chi partecipa. Basta però voltare la medaglia per scoprirne gli aspetti economici e promozionali. Paghi tra 100 e 180 franchi per iscriverti, a dipendenza di quando ti annunci. In cambio ricevi il viaggio in treno gratuito, la preparazione degli sci, quattro giorni di utilizzo gratuito delle piste, undici rifornimenti in corsa, i trasporti prima e dopo la gara, compresa la gestione dei tuoi effetti personali, assistenza medica, massaggio, infine una gentile fanciulla che ti mette al collo una medaglia, anche se arrivi 14’180esimo. Ma tu non sei solo. Con te ci sono, moglie o marito, figli, genitori, parenti. E la luce dei tuoi occhi, quando racconterai la tua estasi sulle nevi engadinesi, si irradierà nel tempo e nello spazio. Il prossimo anno ci tornerai, magari con uno, due, quattro amici in più. Fai tu i conti. Falli e rifalli, girali e rigirali. Il prodotto sarà sempre lo stesso. Vincono tutti. Tu e loro, la tua felicità, la tua salute, e la loro immagine nel mondo.