Da sempre l’essere umano ha subìto il fascino degli uccelli, la classe di vertebrati più diffusa al mondo, studiandoli e stando a stretto contatto con essi. «Le più famose tracce della convivenza interspecifica fra uomo e uccelli ci arrivano dall’antico Egitto, dove si trovano raffigurati (pure imbalsamati nelle tombe) svariati falchi e l’ibis sacro. Quest’ultimo è stato preso a simbolo di Toth, la divinità della scienza e della saggezza», racconta il presidente dell’Associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera italiana Ficedula, Roberto Lardelli, che prosegue svelandoci altri interessanti aneddoti sull’interesse dell’uomo per le specie volatili: «Un’altra testimonianza di questo stretto legame arriva dalla storia di sant’Orso, vescovo di Aosta, vissuto a cavallo tra il V e il VI secolo. Uomo di umili origini irlandesi, egli viveva in modo modesto e la tradizione racconta che utilizzasse per sé un terzo di quanto riuscisse a coltivare o a raccogliere, un altro terzo lo donasse ai poveri e il rimanente lo offrisse agli uccelli». Questa è la ragione per la quale sant’Orso viene spesso raffigurato con un merlo sulla spalla ed è considerato il vero primo protettore degli uccelli che la storia ci ricorda.
Lardelli ci porta in epoche più recenti quando ci spiega che «la pratica di nutrire gli uccelli in inverno si è molto diffusa nel mondo anglosassone e oggi non c’è famiglia nel Regno Unito che non abbia una mangiatoia invernale per gli uccelli. Non è un caso che in Inghilterra si contino oltre duecentomila birdwatcher accaniti». Consuetudine, quella di osservare gli uccelli, che anche in Ticino sta prendendo sempre più piede.
Gli uccelli, di fatto, sono facili da osservare mettendo in atto qualche stratagemma e sono pure un ottimo indicatore di biodiversità, essendo loro stessi elementi di connessione fra le vaste aree del pianeta. Lardelli ci ricorda le loro virtù: «Scandiscono l’orologio stagionale con il loro arrivo e la loro partenza. Le rondini sono da sempre specie sacre, soprattutto per il mondo agricolo, grazie alla loro atavica funzione insetticida».
Il presidente di Ficedula ci racconta che l’inverno è una stagione ideale per osservare gli uccelli, per attirarli attorno a noi, per aiutarli quando è necessario e per porsi anche delle domande sulla loro provenienza: «Nei giardini autunnali ticinesi, a dipendenza dell’altitudine, possiamo contare una trentina di specie, alcune delle quali frequentano comunemente le mangiatoie. Questi sono punti privilegiati per imparare a riconoscere le specie e importanti per la ricerca invernale».
Così scopriamo che, certamente, il più facile da osservare è il pettirosso, regolare ospite invernale proveniente dalle regioni baltiche: «Molto territoriale, esso è spesso impegnato in battaglie per la difesa del suo territorio da altri individui della stessa specie. Le cince la fanno da padrone, sia la cinciallegra che la cincia mora e la cinciarella. Mentre ospiti più discreti sono la cincia bigia, la bellissima cincia dal ciuffo e, nel Sopraceneri, anche la cincia alpestre. Talvolta le cince effettuano delle vere e proprie invasioni dalle foreste dell’Europa centro orientale e questi spostamenti di massa si hanno a causa di inverni continentali molto freddi».
Le dritte di Lardelli sulla presenza dei volatili nel nostro cantone non si esauriscono qui: «Fringuelli e peppole seguono cicli annuali. Una quindicina di anni fa il Sopraceneri fu letteralmente invaso da almeno tre milioni di peppole in cerca di risorse». E a proposito delle peppole, egli ci racconta l’eccezionale sciamare al mattino dal dormitorio messo in Valle Vigezzo, come pure il loro rientro serale. Inoltre: «Lucherini e verdoni non mancano mai alle mangiatoie e con molta neve anche i ciuffolotti e i fringuelli alpini; invece più rara è la presenza dei verzellini».
Impossibile non chiedere dei passeri, che tutti conosciamo forse meglio di altre specie: «I passeri, soprattutto la passera d’Italia, trovano molto vantaggio dall’alimentazione artificiale che viene loro messa a disposizione in inverno. Altri ospiti delle mangiatoie sono il frosone, il picchio muratore e il picchio rosso maggiore. Il merlo, la passera scopaiola, la ghiandaia, la tortora dal collare di solito se ne stanno a terra e raccolgono le granaglie che cadono al suolo».
Ritorniamo sul concetto delle apposite mangiatoie che permettono la sopravvivenza invernale di tutte queste specie di uccelli che possiamo osservare in Ticino: «Le mangiatoie vengono offerte da ditte specializzate o dai grandi magazzini». Chi optasse per il fai da te può rivolgersi a Ficedula, Associazione per lo studio e la conservazione degli uccelli della Svizzera italiana, che su richiesta mette a disposizione numerosi schemi per ogni tipologia ambientale: «Consigliamo di offrire agli uccelli un misto di varie granaglie ricche di semi di girasole per uccelli granivori e per le cince, oppure mangimi specialistici per specie insettivore».
Lardelli raccomanda sulla necessità di vigilare sul fatto che non si alimentino artificialmente i piccioni (specie domestiche in crescita esponenziale) la cui abbondanza gioca un ruolo negativo sulla conservazione di specie pregiate come rondoni, balestruccio e codirosso comune. Inoltre, a trent’anni di distanza dalla prima, Ficedula sta effettuando una nuova ricerca sulla distribuzione invernale degli uccelli in Ticino: «Tutti i cittadini sono invitati a dare il loro contributo di osservazioni, anche per le sole specie che si alimentano alle mangiatoie. Tutte le presenze di dicembre e gennaio sono preziose per capire come e se i cambiamenti climatici influiscono sulla distribuzione delle specie, favorendone alcune rispetto ad altre». Infine, un desiderio: «Speriamo quest’inverno di riavere il beccofrusone!»
Per il grande pubblico, Ficedula ha programmato serate informative per imparare a distinguere le specie invernali e sulla ricerca. Per saperne di più e per partecipare basta mettersi in contatto con i responsabili dello studio, che forniranno tutte le indicazioni necessarie.