«Io non sono il mio tumore: sono una persona fatta di anima e corpo, che sta combattendo e domanda di essere accolta in tutti i suoi bisogni», è la riflessione con cui ci accoglie all’Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI) l’oncologa Simonetta Mauri per parlare del neonato Ambulatorio di Oncologia Integrata. «Da oltre due anni abbiamo approfondito studi scientifici e linee guida internazionali sul tema dell’oncologia integrata: abbiamo visitato l’Istituto di medicina integrata dell’Università di Zurigo (e quello di San Gallo) cercando di capire come funziona, chi ha qualifiche riconosciute nell’ambito di questa dimensione e come poter collaborare nella analoga presa a carico del paziente oncologico che viene considerato come individuo, in tutti i suoi bisogni e le difficoltà nel corso della sua malattia, attraverso la coordinazione del suo percorso terapeutico».
La pratica vale sempre più della grammatica e la dottoressa Mauri ci orienta sulle consulenze di medicina oncologica integrata ufficialmente iniziate allo IOSI dall’ottobre dello scorso anno, nell’ambito di un progetto pilota del quale oggi si possono trarre interessantissime osservazioni: «Per ora il nostro ambulatorio di oncologia integrata si trova all’Ospedale Italiano, ma stiamo sondandone l’interesse a livello cantonale, forti del fatto che, risultati alla mano, i colleghi coinvolti si sono convinti che questa filosofia di terapia integrata porta tangibili benefici al paziente».
Per capire meglio questa sorta di evoluzione nell’ambito oncologico dobbiamo partire dal concetto evolutivo delle terapie oncologiche che si sono evolute verso prognosi sempre migliori, almeno per quanto attiene a parecchie neoplasie: «Ad esempio, la chemioterapia di un tempo disponeva di pochi mezzi per combattere efficacemente il tumore polmonare. Oggi disponiamo di terapie molto specifiche (a bersaglio molecolare) che portano a considerare questa neoplasia quasi come una malattia cronica, con una speranza di vita molto aumentata rispetto a una volta».
La dottoressa Mauri spiega che se una ventina d’anni fa la diagnosi di un tumore polmonare a stadio avanzato equivaleva ad avere circa 6 mesi di vita, oggi la situazione è cambiata: «Le terapie oncologiche adeguate e normative per la cura del tumore polmonare metastatico possono oggi assicurare al paziente anche anni di vita». Altro esempio è il carcinoma renale: «Una volta non aveva buona prognosi con una chemioterapia, oggi disponiamo di terapie (addirittura con pastiglie) che permettono di formulare prognosi molto migliori». Anche il melanoma si inchina all’evoluzione oncologica: «Le terapie biologiche hanno ampliato le possibilità e portato a trattamenti altamente personalizzati, ciò grazie all’uso degli anticorpi monoclonali che colpiscono punti cosiddetti bersaglio».
Nella cura oncologica dei tumori, quel che venti anni or sono poteva sembrare fantascienza oggi è realtà. Come è insindacabile che, per assicurare chances di vita e, spesso, guarigione, i tumori devono essere curati attraverso queste terapie. Lo certifica un autorevole studio dell’università di Yale pubblicato ad agosto 2017 dal Journal of the National Cancer Institute: «Quando si ha un tumore, abbandonare le terapie mediche per rivolgersi a quelle «alternative» (dall’omeopatia a diete particolari) aumenta fino a sei volte il rischio di morte entro cinque anni».
Non è saggio né vincente abbandonare le terapie oncologiche a favore di una medicina complementare. Ma potrebbe essere interessante, per l’appunto, integrare le due medicine nell’ambito di un percorso terapeutico coordinato, in modo da non creare eventuali conflitti fra sostanze terapeutiche, e mantenendo per contro i benefici che questo tipo di presa a carico comporta. La nostra interlocutrice, responsabile dell’Ambulatorio di oncologia integrata, ci illustra l’idea che sta a monte di questo progetto dagli obiettivi precisi (scientificamente testati dalle linee guida internazionale) e provati benefici per il paziente: «L’efficacia crescente delle terapie oncologiche le ha portate a essere inevitabilmente più complesse e accompagnate da possibili effetti collaterali a volte difficili da controllare, come nausea, stanchezza, dolori, vampate di calore e disturbi del sonno per citarne alcune. Ecco che, durante il percorso oncologico, per alleviare questi sintomi e migliorare la qualità della vita del paziente può essere utile integrare in modo corretto alcuni trattamenti complementari, quali l’agopuntura, la fitoterapia, la medicina antroposofica, varie tecniche di rilassamento e altro ancora».
Ne risulta innanzitutto una collaborazione fra medico di famiglia, oncologo, diverse figure terapeutiche e oncologa coordinatrice dell’integrazione: «Questo permette di evitare eventuali conflitti fra agenti terapeutici, e fa sì che il paziente non si trovi a prendere iniziative che potrebbero portarlo a perdere tempo e soldi da terapeuti e terapie complementari non adatti al suo percorso (ndr: i trattamenti complementari eventualmente proposti sono coperti dall’assicurazione malattia di base LaMal e praticate da medici)».
L’Ambulatorio di Oncologia Integrata nasce dunque a supporto dei pazienti oncologici che sempre più richiedono di associare delle terapie complementari alla propria terapia classica, in un sistema coordinato fra curanti: «Ciò assicura una presa a carico ottimizzata e individualizzata, nella quale non viene considerato solo il tumore, ma in modo olistico la persona che ha una malattia, adeguatamente accompagnata nel suo percorso terapeutico».
Gli incontri di questo ambito comportano: «Una valutazione globale del paziente e dei suoi disturbi, la costruzione di un progetto terapeutico integrato, efficace e sicuro che tiene conto delle sue esigenze (il tutto in stretta collaborazione con l’oncologo personale), trattamenti complementari dispensati da medici e terapisti qualificati e, infine, una valutazione della compatibilità di eventuali trattamenti complementari già in corso con le terapie oncologiche previste».
Oggi la medicina va incontro a una visione olistica del paziente, nel suo insieme e nella sua unicità. La filosofia della medicina complementare è permeata di ascolto e dalla focalizzazione sull’individuo e sulle cause della sua malattia. La condizione essenziale di ogni ambito terapeutico dovrebbe comportare questo approccio e questi elementi di accoglienza e buona cura. E oggi l’Oncologia Integrata, oltre che «curare», si «prende cura» del paziente.