Portare il giornalismo a teatro. Questa l’idea decisamente singolare della redazione di «Le Temps». In queste settimane il quotidiano romando ha dato il via ad una serie di rappresentazioni teatrali, sei in tutto, per portare il mestiere del giornalista a diretto contatto del pubblico. «Ci abbiamo pensato un bel po’ prima di lanciarci in questa avventura» ci dice Gaël Hürliman, uno dei due capi-redattori del giornale. «Vogliamo avvicinarci sempre di più ai nostri lettori, creare con loro una vera e propria comunità e con essa un senso di appartenenza alla nostra testata. E per farlo crediamo che sia essenziale far capire loro come si muove una redazione. Il lettore usufruisce quotidianamente di quello che i giornalisti scrivono, ma difficilmente riesce ad immaginarsi cosa davvero voglia dire fare questo particolare mestiere».
E così una decina di redattori della testata, dopo aver seguito dei corsi di teatro, si è messa a fare anche l’attore, in uno spettacolo itinerante che sta percorrendo l’intera Svizzera romanda per presentare al pubblico la quotidianità della loro redazione. Uno spettacolo costruito ripercorrendo alcuni avvenimenti di cronaca, per capire come la redazione li abbia affrontati dal punto di vista giornalistico, per poi poterli raccontare e spiegare al pubblico. Incidenti, elezioni, scandali grandi e piccoli o semplici notizie curiose. Momenti di vita pubblica che il lettore ha già vissuto attraverso gli articoli apparsi sul quotidiano, o grazie ad altri mezzi di informazione, e che ora con questo spettacolo teatrale può rivivere attraverso gli attori che interpretano la loro professione e la portano in scena.
Un’iniziativa che «Le Temps» ha di fatto ripreso da altre testate straniere, che negli scorsi anni si sono anch’esse impegnate a far conoscere il giornalismo attraverso la recitazione teatrale. «Sentiamo il bisogno» ci dice ancora Gaël Hürliman «di rendere sempre più concreto il nostro lavoro, una visibilità oggi essenziale, visto che viviamo una fase storica ormai dominata dalla realtà virtuale e dagli algoritmi». E qui arriviamo alla grande sfida con cui il giornalismo si trova ormai da diversi anni a dover fare i conti, quella imposta della grande rete di internet e dai social media.
In tutti i Paesi le testate giornalistiche sono cadute, perlomeno in una prima fase iniziale, nella trappola dell’informazione gratuita. Nella rete e tra il pubblico si è così sempre più diffusa l’impressione che ci si potesse informare senza dover pagare nemmeno un centesimo. I contributi giornalistici messi in circolazione su internet però non cadono per nulla dal cielo e sono prodotti da professionisti che ricevono, come è giusto che sia, una busta paga. Si tratta di costi reali a carico degli editori che la rete non permette ancora di coprire, e questo malgrado la successiva introduzione di abbonamenti, a geometria variabile, anche per i siti online di informazione.
Non per nulla l’edizione 2018 dello studio annuale condotto dall’università di Zurigo sulla qualità dei media in Svizzera rileva tra le altre cose che la maggior parte del pubblico non è disposto a pagare per avere delle notizie online. Nel nostro Paese solo il 12% della popolazione dice di aver sottoscritto un abbonamento online nel corso del 2018. Giovani e anziani, si legge in questo documento, si sono ormai abituati alla gratuità delle notizie che si trovano su internet. Ci sono però delle eccezioni o, se volete, delle prime inversioni di tendenza.
E qui su tutti spiccano i dati proprio di «Le Temps». Dal gennaio del 2018 la testata romanda ha visto aumentare del 50% il numero degli abbonati alla propria edizione online. «Non riusciamo a dare una sola spiegazione a questa crescita» fa notare Gaël Hürliman. «Possiamo soltanto dire che sta succedendo la stessa cosa ad altre testate molto più blasonate della nostra, “Le Monde” per esempio o il “New York Times”. Abbiamo però cercato di accrescere i nostri abbonati online proponendo diverse forme di pagamento. Dal gennaio di quest’anno siamo noi stessi a decidere quali contributi saranno gratuiti e quali invece a pagamento. E non si tratta solo di articoli ma anche di piccoli video o di presentazioni grafiche».
La redazione è convinta che il fatto di fornire ancora prodotti gratuiti possa essere un valido strumento di marketing per convincere il lettore ad abbonarsi. Con un risultato che la testata definisce storico: per la prima volta gli introiti principali arrivano dai lettori e dagli abbonati e non più dagli inserzionisti. Fino al termine del secolo scorso un quotidiano viveva nella misura del 60% circa grazie agli annunci pubblicitari, il resto era coperto dagli abbonamenti. Oggi, e si tratta di un fenomeno che si manifesta anche in Ticino, la proporzione si sta invertendo, il lettore assume un ruolo sempre più importante.
Da qui l’esigenza per le testate di andare sempre più incontro al proprio pubblico. «Le Temps» lo sta facendo addirittura con uno spettacolo teatrale. Tra le redazioni sono inoltre in crescita quella che propongono invece le cosiddette «newsletter» mattutine o serali in cui si riassumono i fatti più significativi della giornata e si avvisa il lettore su ciò che lo aspetta il giorno dopo. Offerta a cui va aggiunta quella di conferenze tematiche o di concerti. È il giornalismo ai tempi di internet, in cui per rimanere a galla occorre accrescere sempre più il legame tra la testata e il lettore. In un contesto che rimane comunque estremamente fragile, perché il concetto di «informazione gratuita» è ancora troppo radicato nella maggior parte dei cittadini/lettori.