Sgomberiamo il campo da equivoci: ha vinto Filippo Colombo, il biker del VC Monte Tamaro, protagonista di una stagione a dir poco magica. Tre vittorie in Coppa del Mondo, Campione svizzero, Vicecampione europeo, Vicecampione mondiale, secondo nella classifica generale di Coppa del Mondo, sempre nella categoria U23. In pratica sul nostro pianeta, un solo atleta, il rumeno Vlad Dascalu, ha fatto un pochino meglio di lui. Il resto è roba da extraterrestri.
Un’opportunità per far parlare di sé. Soprattutto per gli atleti di discipline meno mediatizzate
Filippo – ragazzo dal potenziale straordinario, ancora non del tutto esplorato – è oramai una star della MTB. Nel maggio del prossimo anno lotterà per un posto ai Giochi Olimpici di Tokyo nella fortissima selezione rossocrociata capitanata dal fenomeno Nino Schurter (in bocca al lupo!).
I media svizzeri, quelli ticinesi, e le riviste specializzate, sanno chi è. Lo curano. Lo seguono. Lo coccolano. Non ha bisogno di una Festa come quella organizzata da Aiuto Sport lo scorso 4 novembre al Palacongressi di Lugano, per dare ulteriore corpo alla sua autostima e per rendere la sua stella ancora più luminosa. Eppure lui c’era. Nella serata in cui Swiss Cycling organizzava, oltre San Gottardo, il suo Gala, Filippo ha scelto di rimanere a sud e onorare le proprie origini. Ha gradito il premio attribuito da una giuria popolare, che si è espressa online, e da una di esperti.
Così come è parso di vedere una luce speciale anche negli occhi di Michael Fora, di poco fuori dal podio. Anche il fortissimo difensore dell’Ambrì Piotta, intervistato dai media un giorno sì, e l’altro pure, non ha bisogno di questi riconoscimenti. Eppure, pare che essere amati a casa propria, sia uno stimolo per guardare avanti. Per dare la caccia a risultati ancora più prestigiosi.
Era capitato così, negli anni scorsi, anche per altre star dell’hockey ticinese, come Inti Pestoni, Alessio Bertaggia, Luca Fazzini e Gregory Hofmann. Lo stesso discorso lo potremmo fare anche per altri atleti e altre atlete che hanno calcato il palcoscenico del Palacongressi: da Ajla Del Ponte, la sprinter che ha già assaporato l’atmosfera di Giochi Olimpici, Mondiali ed Europei; Ilaria Kaeslin, ginnasta già quarta ad un Europeo e prima ticinese della storia a imporsi alla Festa Federale; così come i giovani Noè Ponti, nuotatore, il più votato fra le Giovani speranze; Emma Piffaretti, saltatrice in lungo, entrambi con ambizioni olimpiche, e Murat Pelit, sciatore paraolimpico, selezionato lo scorso anno per i Giochi di Pyeong Chang. Chi mastica sport li ha già sentiti nominare parecchie volte. Sono giovani abituati a girare il Mondo. Cresciuti in fretta. Spesso brillanti anche a scuola. Ragazzi e ragazze capaci però di emozionarsi anche al cospetto di un esame ticinese.
Il pathos più grande, che ti lascia senza fiato, è tuttavia quello vissuto e lasciato trasparire da chi ha ottenuto i Premi Speciali. Il Velo Club Monte Tamaro, squadra dell’anno secondo la giuria dell’Associazione Ticinese Giornalisti Sportivi; il team bellinzonese di pallacanestro dei Tigers, che ha vinto il Premio Disabilità e Sport; e All Sport Association, che mira a far conoscere la bellezza dello sport e i suoi veri valori, e che ha ricevuto il Premio Etico, attribuito dal Panathlon Club Lugano e dall’associazione Starti.
Sono realtà sportive che agiscono non solo ai vertici, vedi quanto scritto a proposito di Filippo Colombo, ma anche, e soprattutto in ambito giovanile, oppure là dove ci sono delle difficoltà di carattere motorio, sociale o psichico. Per i loro responsabili, così come per gli atleti, ricevere un premio è come vedersi attribuita una tangibile legittimazione. «Hanno visto che esistiamo. Hanno pensato a noi. Hanno capito che stiamo svolgendo un buon lavoro. Ce lo hanno riconosciuto. Ragazzi, avanti così!». Che bello veder occhi che si accendono, e che sotto i riflettori lasciano trasparire un supplemento di bagliore dovuto a una lacrima che affiora; il sorriso che si illumina e che ti lascia lì, in uno stato contemplativo; il lungo e sentito applauso del pubblico; le strette di mano; le pacche sulla spalla; la targa consegnata da padrini come Luca Cereda e Sébastien Reuille, protagonisti di importanti e commoventi pagine di storia dello sport.
Tutto ciò manda in orbita. Ti fa pensare che lo sport è una strana combinazione alchemica. E che quando ti imbatti in storie che hanno quali protagonisti, delle persone così, per fortuna, dimentichi per un attimo gli scandali, le truffe, il doping e la violenza. E sei felice di essere, pure tu, atleta, allenatore, genitore, giornalista o tifoso, una piccola parte di questo mondo.