Durante la menopausa, il corpo della donna subisce trasformazioni fondamentali: imparare ad ascoltarlo e accettare i cambiamenti è la chiave per stare bene con se stesse e affrontare serenamente una nuova età. Menopausa deriva dal greco mens (mese) e pausis (fine) e indica, per definizione, l’ultima mestruazione della donna.
Clinicamente, la menopausa fa parte di un periodo più lungo, chiamato climaterio, che inizia alcuni anni prima della fine del ciclo mestruale; è caratterizzato dai cambiamenti dell’attività delle ovaie e si conclude alcuni anni dopo la menopausa. A proposito della sua evoluzione, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) afferma che «nei Paesi più avanzati come la Svizzera, la donna si ritrova a dover passare in menopausa una fase della vita equivalente a quella della fertilità (35 anni in media): non era mai accaduto in passato». La donna trascorre dunque un terzo della sua vita in menopausa grazie all’allungamento della durata della vita media (da 56 anni circa a 86 di media, complici il progresso medico e il miglioramento delle condizioni economiche e sociali.
«La scomparsa delle mestruazioni è solamente uno dei segni più evidenti della menopausa che potremmo definire tale al momento in cui il ciclo non sarà più presente per un periodo di almeno 12 mesi consecutivi e la donna sia in un’età congrua alla situazione, variabilmente tra i 45 e i 55 anni», esordisce il dottor Alessandro Santi, primario del Centro cantonale di fertilità e del servizio di endocrinologia ginecologica dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), che incontriamo all’Ospedale regionale di Locarno insieme al suo caposervizio dottor Marco Buttarelli. Quest’ultimo ci parla dell’impatto della menopausa sulla salute della donna: «È variabile e attraversa lo sfondo culturale e socio-economico della società in cui si vive, le caratteristiche individuali e le abitudini di vita. Non è un caso, ad esempio, che in alcune tribù africane, che attribuiscono una scarsa considerazione sociale alle donne fertili e un importante ruolo sociale a quelle in menopausa, queste ultime non presentano evidenti disturbi della menopausa perché, in un certo senso, ne viene attenuato il peso emotivo invece più marcato nella nostra cultura».
Ciò significa che, comunque, questa delicata fase della vita di una donna non passa inosservata e può presentare disturbi fisici e psicologici mutevoli, alcuni dei quali sono estremamente specifici e soggettivi nella loro manifestazione, come spiega il dottor Santi: «Le vampate sono disturbi neurovegetativi e sono accompagnate da sudorazione e tachicardia, talvolta da sensazione di debolezza, vertigini e nausea». Egli afferma che circa il 70 percento delle donne ha le vampate che possono fare capolino già negli anni che precedono la menopausa. Altri disturbi caratteristici si instaurano progressivamente: «La carenza di estrogeni causa una distrofia della vagina e della vulva, un assottigliamento della mucosa vaginale e la conseguente riduzione dell’elasticità, mentre anche la mucosa della vescica va incontro a processi di indebolimento che si possono manifestare con cistiti e disturbi della minzione. Infine bisogna fare i conti con la pelle e la riduzione del collagene che ne causa secchezza, riduzione dell’elasticità, diradazione dei peli e diminuzione delle funzioni ghiandolari».
E veniamo a quei disturbi cosiddetti psicologici: «Ansia, irritabilità, modificazione dell’umore, insonnia, disturbi della sessualità (diminuzione del desiderio)». Di fronte a questi problemi è bene ricostruire con attenzione la storia della paziente, spiega il dottor Buttarelli ricordando come ogni donna sia un piccolo mondo a sé: «Se è appurato che questi sintomi si possono manifestare con la mancanza di estrogeni (ndr: ormoni femminili), è pure dimostrato che la menopausa di per sé non è causa diretta di depressione e che eventuali disturbi affettivi possono essere motivati dallo stress più o meno marcato del periodo delicato e dalla presa di coscienza del cambiamento che sopravviene in ciascuna donna».
I due specialisti chiudono il cerchio parlando delle malattie per le quali la donna diviene «più a rischio» a causa della carenza di estrogeni che, oltre alla loro funzione sessuale svolgono un’azione protettiva cardiaca, intervengono sul metabolismo osseo, nella tonicità cutanea e altro ancora: «Maggiore attenzione dunque alle malattie cardiovascolari, osteoporosi, malattie infiammatorie reumatiche».
È importante che la donna riceva dal medico a cui si rivolge informazioni che vanno in due direzioni: «Possibile trattamento farmacologico e di prevenzione dei disturbi, insieme ai comportamenti consigliati per uno stile di vita “sano”, privo di quelle abitudini che rappresentano un rischio come il fumo e l’obesità, per esempio. L’esercizio fisico ha per contro un ottimo impatto. Un aiuto, nella donna con anamnesi favorevole, può venire dalla terapia ormonale sostitutiva che ha migliore effetto terapeutico se avviata subito dopo l’inizio della menopausa e proseguita fino ai 60 anni circa».
Il dottor Santi ricorda che la terapia con estrogeni, iniziata negli anni 60 in America, ha subito una messa al bando nel 2002 in seguito a uno studio nell’ambito del Women’s Health Initiative Trial che pareva dimostrare un aumento del tumore mammario e rischi cardiovascolari, poi rivelatosi infondato. Studi successivi ed evoluzione dei preparati hanno difatti ridimensionato quei risultati. «Questa terapia ha senso, è efficace, va assolutamente personalizzata e contestualizzata alla storia di ciascuna paziente che, poi, va monitorata per tutto il tempo dell’assunzione», afferma il dottor Buttarelli che pone l’accento sui disturbi della menopausa cui la donna va incontro e sulla sua utilità, quando la storia della paziente ne consente l’assunzione: «La terapia ormonale è insindacabile se la donna entra in una menopausa precoce, per riuscire ad assicurare il livello degli ormoni femminili (effetto protettivo) fino al momento opportuno».
Parecchi gli effetti benefici sulla qualità di vita: «Una migliore percezione generale di salute e benessere, capacità fisica, vitalità, energia, migliore stato emotivo-affettivo, sessualità, attività quotidiana, sonno e interazione sociale superiori». La terapia ormonale sostitutiva consiste nella somministrazione di estrogeni e progestinici (dosi personalizzate) in diversi modi: «Per via orale, transdermica, vaginale. Non si trattano donne anziane, obese, ipertese, con precedenti rischi cardiovascolari e senza sintomi menopausali. E ricordiamo che pare diminuisca il rischio d’insorgenza del tumore dell’endometrio». Il vestito di ogni donna in menopausa va «cucito su misura».