L’Internazionale in casa

Sport - Quali benefici può portare alla Città di Lugano la visita dell’Inter di Mister Antonio Conte, ammesso che ne porti?
/ 22.07.2019
di Giancarlo Dionisio

Chissà, magari i tifosi di Juventus, Milan, Napoli e Roma metteranno una croce su Lugano, rea di aver ospitato i nemici dell’Inter per il loro ritiro precampionato. È tuttavia lecito supporre che questo atteggiamento estremo lo avranno solo gli ultras, gli integralisti, quelli che, una volta incontrata in discoteca una ragazza d’una bellezza spaziale, le chiedono per chi tifa, pronti persino ad andare in bianco, qualora la suddetta fanciulla dovesse ammettere una fede calcistica diversa dalla loro. 

I fans più morbidi potrebbero invece volare oltre gli steccati e approdare sulle rive del Ceresio per vedere dove Antonio Conte ha portato i suoi ragazzi a preparare il campionato della riscossa. È il classico gioco di mercato, in cui i testimonials fanno tendenza. Credo però che si tratti prevalentemente di un indotto a breve termine, fatto di panini, birra e gelato. 

Un indotto che può essere anche cospicuo, se si pensa ad esempio alla fiumana di curiosi che nel 2006 era giunta a Weggis, sulle rive del Lago dei quattro Cantoni per vedere da vicino le stelle della nazionale brasiliana di calcio mentre preparava la Coppa del Mondo di quell’estate. Dubito però che in seguito la località lucernese sia diventata meta di pellegrinaggio dei fans della nazionale verdeoro.

La presenza dei nerazzurri a Lugano è figlia delle circostanze: l’inagibilità del centro di Appiano Gentile, la Pinetina, sottoposto a restyling; il fatto che il General Manager dell’Inter, Giuseppe Marotta volesse evitare il consueto soggiorno in altura a Pinzolo, nel Trentino; e i buoni contatti fra il club milanese e il direttore sportivo (in partenza) del Lugano, Giovanni Manna. 

La città non si è fatta pregare, così, dopo alcune settimane di trattative, è stato trovato un accordo. Antonio Conte ha imposto riservatezza e tranquillità assoluta, allenamenti blindati, e contatti centellinati con i media. Fa parte del gioco. Anche per questa ragione, sui social media si sono scatenati i detrattori di questa operazione di marketing da parte della Città di Lugano. «Utilizzano i nostri soldi per pagare degli sportivi miliardari». A me pare una considerazione dagli orizzonti piuttosto ristretti. 

Il Municipio ha stanziato un budget di circa 20mila franchi, per concedere le infrastrutture di Cornaredo e per garantire la sicurezza durante gli spostamenti della squadra fra Villa Sassa e lo stadio. A sostenere il soggiorno è subentrata la Casinò SA. Qualcuno ha obiettato che anche in questo caso si tratta di denaro dei contribuenti. Osservazione corretta, tuttavia i Casinò e le Lotterie hanno il dovere statutario di sostenere iniziative sportive o culturali. Qualcuno potrebbe obiettare, e sui social media lo si è letto, «Ma a noi, dell’Inter, cosa cavolo ce ne frega?»

A questa stregua si dovrebbero però mettere in discussione tutte le iniziative sostenute anche da denaro pubblico, poiché ciò che interessa a me non interessa a te, e viceversa. Nella Svizzera Italiana, fra festival musicali, cinematografici, teatrali e altro, l’elenco è lunghissimo. Credo sia invece indispensabile trovare una risposta a questi interrogativi: la presenza dell’Inter a Lugano è semplicemente da archiviare alla voce «spese», oppure la si può inserire anche nella colonna «investimenti»? In termini generali, gli eventi sportivi generano un importante indotto a medio e lungo termine? 

La storia ci insegna che i risultati non si fanno attendere là dove si è lavorato bene. Nel caso in questione le premesse sembrano lasciar presagire scenari interessanti. Se da un lato gli allenamenti a porte chiuse possono irritare gli appassionati, è pur vero che l’amichevole di lusso di domenica 14 luglio davanti a 7mila spettatori, sotto l’occhio delle telecamere di RSI e diffusa da SKY, ha funto e fungerà da cassa di risonanza.

I rappresentanti della città di Lugano hanno più volte ribadito che l’«Operazione Inter» va ben al di là di un puro e semplice campo di allenamento. La squadra milanese è una sorta di multinazionale, sia per quanto concerne la nazionalità dei suoi calciatori, che hanno veicolato sui social media centinaia di foto di Lugano, sia per quanto riguarda la proprietà. 

La Suning, fondata nel 1996 da Zhang Jindong, è un colosso cinese del settore degli elettrodomestici e dei prodotti elettronici, che diffonde il proprio marchio in tutti gli angoli del globo. Prima di lasciare Lugano, durante un piacevole business lunch sul Ceresio, il suo staff si è incontrato con i rappresentanti dell’AITI e della Camera di Commercio. Qualche malizioso potrà obiettare che scambiare strette di mano tra tartine, sushi e coppe di champagne è un esercizio piacevole, ma fine a se stesso, tuttavia è lecito, anzi doveroso, sperare che i rappresentanti dell’economia ticinese abbiano approfittato dell’occasione per stringere anche alleanze, che potrebbero rivelarsi produttive. 

Se così non fosse, ma non c’è ragione per immaginare questo scenario, dovremmo dare ragione ai conservatori a oltranza, che auspicano l’autarchia totale. Poi però non spaventiamoci se le cifre del turismo non ci premiano a sufficienza, nonostante la bellezza del nostro paesaggio.