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L’imponente e solitario squalo Martello maggiore

Mondo sommerso - In via d’estinzione, l’incontro con uno Sphyrna mokarran lascia sbalorditi per la sua bellezza e la sua eleganza
/ 04.02.2019
di Franco Banfi, testo e foto

Un paio di anni fa ho accompagnato un micro-gruppo di appassionati subacquei e fotografi all’isola di Bimini (arcipelago delle Bahamas): una distesa di sabbia impalpabile e perlacea che si erge per pochi metri sulla superficie dell’Oceano Atlantico al largo della Florida, lambita dalla Corrente del Golfo e circondata da mangrovie. 

Oltre a essere un’isola da cartolina, quella classica che sbuca dalle copertine dei cataloghi turistici, è uno dei luoghi migliori per osservare da vicino l’imponente e solitamente solitario squalo martello maggiore (Sphyrna mokarran). È uno squalo davvero grande (gli esemplari più grandi arrivano ai sei metri di lunghezza), molto mobile (pelagico), che frequenta sia le zone costiere sia le immensità oceaniche circum-tropicali e può vivere in acque profonde, ma anche in lagune poco profonde, e pure vicino alle barriere coralline.

Osservato da vicino, ha una bellezza e un’eleganza talmente evidenti da lasciare sbalorditi. Quello che è iniziato come un viaggio focalizzato in prevalenza sulla documentazione fotografica dello squalo martello maggiore, si è poi rivelato un’esperienza unica per i numerosi incontri con la specie target, ma anche con gli squali toro e gli squali nutrice, attirati dall’abbondanza di cibo e dalle condizioni di estrema tranquillità con cui si sono svolte le attività.

Per poter attrarre qualsiasi specie di squali, ovunque, è ormai necessario utilizzare delle esche e offrire cibo: varie sono le tipologie di adescamento messe in opera dalle aziende che lavorano nel settore. A Bimini, gli squali sono attirati su distese sabbiose, a una profondità di circa 8/10 metri dalla superficie, per consentire ai subacquei di avere molto tempo per osservare i loro comportamenti e scattare le immagini in ambiente sicuro, nel quale i pericoli sono stati ridotti al massimo. 

Non va infatti scordato che sono animali liberi e selvatici. Questa esperienza è simile a quella che si potrebbe provare durante un safari terrestre in Africa: ci troviamo nella natura, nella nostra zona di comfort, abbiamo una guida che ci insegna come comportarci e dobbiamo seguire le sue istruzioni, ma queste attività non sono totalmente prive di rischio.

Quando rispettiamo le regole, Madre Natura è prodiga e tutto accade senza imprevisti. Gli squali che ho documentato si muovevano con lentezza e girovagavano pigramente, seguendo la scia lasciata dall’esca portata dalla nostra guida, come qualsiasi altro animale opportunista. Nella mia esperienza di shark feeding (dare cibo agli squali), ho potuto notare che i grandi squali pelagici hanno un comportamento molto più rilassato rispetto agli squali che frequentano le barriere coralline.

Sia gli squali martello maggiore sia i nutrice non prestavano attenzione a noi subacquei e nuotavano lasciando intendere che si trovavano a loro agio, senza mostrare alcuna irrequietezza. Siamo rimasti sul fondo finché l’aria delle bombole lo ha concesso; poi abbiamo iniziato il nostro breve ritorno alla barca. Durante le mie immersioni, ho potuto documentare con chiarezza il comportamento di caccia dei grandi squali martello, che fanno oscillare le loro enormi teste sul fondo del mare, come uno scandaglio, raccogliendo in tal modo gli indizi lasciati dalle razze sepolte nella sabbia, grazie ai loro sensori (le ampolle di Lorenzini) situate sul lato inferiore della testa.

Le persone meno informate valutano questo tipo di viaggio come «turismo d’avventura rischioso», senza sapere alcunché del comportamento degli squali, della loro ecologia, della loro natura. Le persone comuni spesso criticano comportamenti che ritengono con pregiudizio «irresponsabili», senza conoscere la dedizione di una manciata di operatori che collaborano con i ricercatori per colmare la nostra ignoranza in materia.

Purtroppo il grande squalo martello (così come gli squali in generale) è pescato con irresponsabilità perché le sue grandi pinne sono l’ingrediente principale della zuppa di pinne di pescecane, molto preziosa ed estremamente ricercata nel mercato asiatico. Il progressivo e purtroppo inarrestabile declino di questa specie è altresì influenzato dall’inquinamento, da catture accessorie durante le battute di pesca ricreativa nei mari tropicali, dall’utilizzo dei palamiti, delle reti fisse sul fondo, delle reti da traino nell’Oceano Atlantico e delle reti anti-squalo a protezione delle spiagge australiane e sudafricane.

Di conseguenza, le grandi popolazioni di squali martello si stanno riducendo inesorabilmente in tutto il mondo. La specie è considerata infatti «in via di estinzione» ed è stata iscritta nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN); nel 2013 è stata aggiunta all’Appendice II CITES e nel 2014 all’appendice CMS II.

Il mio interesse personale per questo viaggio non mirava solo a fotografare uno degli squali più elusivi negli oceani – impossibile da prevedere e vedere pur navigando nei mari di tutto il mondo a bordo di apposite barche da crociera – bensì anche alle ricerche della Stazione Biologica di Bimini (Sharklab). Sono affascinato dalle loro ricerche. La combinazione di metodi usati per studiare le peculiarità degli squali martello maggiori ha rivelato complessi movimenti e migrazioni attraverso la Florida, le aree di Jupiter e Bahamas, così come la fedeltà stagionale ad alcuni siti (come il ritorno annuale a Bimini per molti individui).

I ricercatori dello Sharklab hanno utilizzato tecniche di bio-telemetria (acustica e satellitare), tagging convenzionale, fotogrammetria laser e foto-identificazione per indagare il grado di fedeltà dei grandi squali martello alle aree costiere delle Bahamas e degli Stati Uniti. I risultati hanno rivelato migrazioni di ritorno su larga scala, residenza stagionale in alcune aree locali, la fedeltà ai siti conosciuti e numerosi movimenti internazionali.

Il grande squalo martello è considerato un predatore a livello trofico superiore e, per i suoi movimenti a lungo raggio, è molto probabilmente una delle più importanti specie di collegamento tra i diversi ecosistemi oceanici, poiché riveste un ruolo importante nella struttura e nella stabilità di questi sistemi. Tramite uno studio a lungo termine di marcatura e ri-cattura, i ricercatori hanno scoperto che la distanza massima percorsa da un individuo è stata di 1180 km in quattro anni di osservazione.

I ricercatori hanno evidenziato una migrazione individuale di almeno 1200 km dall’arcipelago Florida Keys a 500 km al largo della costa del New Jersey, rilevando il percorso di squali che hanno seguito le calde acque della Corrente del Golfo. Gli squali martello maggiore taggati a Bimini, Bahamas e Jupiter, in Florida, sono stati tracciati nelle loro migrazioni stagionali sino in Virginia e ritorno verso Jupiter e Key Largo (Florida) e le Isole Bahamas. Questi movimenti sono stati tipicamente rilevati al termine della stagione invernale, suggerendo l’ipotesi di migrazioni a scopo alimentare o riproduttivo, piuttosto che climatiche.