L’eroe che è in noi

Incontri – Gracemarie Bricalli ci spiega come si affronta la quotidianità con una disabilità fisica che ostacola la mobilità
/ 04.12.2017
di Natascha Fioretti

«Disabili siamo tutti: dall’assistenza all’inclusione» è il titolo, ma in fondo anche il messaggio, di un incontro a più voci che si è svolto ieri domenica 3 dicembre all’OTAF di Sorengo, in occasione della Giornata Internazionale sulla disabilità. Organizzato dall’Associazione Business and Professional Women’s Club Ticino, in collaborazione con Inclusione Andicap Ticino, Associazione Down Universe e Procap Ticino, a volerlo fortemente è stata Gracemarie Bricalli, membra BPW e responsabile degli Affari Internazionali di ESMO – Società europea per l’oncologia medica con sede a Viganello.

Nata a New York, laureata in Affari Esteri all’Università Georgetown di Washington D.C., arrivata in Svizzera grazie ad una borsa di studio del Rotary, Gracemarie Bricalli ha un sorriso per tutti ed è una donna che non si arrende mai. Quando la incontro, abbiamo giusto un’ora di tempo perché deve prendere un volo per Singapore, arriva con il suo deambulatore che le permette di camminare in sicurezza ma anche di sedersi nei luoghi pubblici dove spesso i tavoli o le sedie sono troppo scomodi per lei. E non è il solo mezzo che ha a disposizione, quando viaggia in aereo porta sempre con se il suo scooter elettrico mobility a quattro ruote, perfettamente scomponibile e trasportabile, mentre per muoversi in città si è attrezzata di uno scooter elettrico mobility coperto per la pioggia.

Il messaggio è chiaro, i limiti e le barriere non le interessano se non per essere superati, e avere una disabilità fisica come la sua che ostacola la mobilità, non significa doversi confinare in casa e isolarsi dal mondo. In questa intervista ci spiega come si fa e cosa significa essere una persona con disabilità. 

Gracemarie Bricalli, da dove partiamo?
Da una convinzione fondamentale: le persone con disabilità sono forti e coraggiose. Nella vita quotidiana affrontano sfide che persone senza disabilità non possono nemmeno immaginare. Lei mi vede qui seduta e sorridente ma non sa cosa mi ci è voluto per essere qui, per vestirmi ed essere pronta in tempo per l’intervista. Se lei per prepararsi al mattino ci impiega mezz’ora per me ci vuole il doppio del tempo. Se per lei salire i gradini del portone, o le scale di un edificio è normale, io devo essere sicura che vi sia l’ascensore. Devo andare a visitare i luoghi e i posti il giorno prima per vedere dove parcheggiare e capire se posso accedere agli edifici. Se per lei è facile salire sul marciapiede, per me un marciapiede può essere insormontabile, per non parlare delle scale senza ringhiera. Ho degli amici che non possono prendere l’aereo perché i bagni sono troppo stretti e non attrezzati. Le stanze degli alberghi pensate per chi ha degli handicap spesso non sono pratiche. Un piccolo sassolino sotto la scarpa può farmi perdere l’equilibrio, devo fare attenzione ad ogni mio passo, calcolare ogni movimento e trovare ogni giorno dei modi per superare le barriere che mi si presentano.

Le persone forti e coraggiose possono essere una preziosa risorsa per la comunità nella quale vivono ma questo forse non è così ovvio?
Le persone con disabilità hanno molto da offrire alla società. Lavorano sodo e sono molto riconoscenti perché conoscono il sacrificio e la sofferenza. Sono abituate a confrontarsi con le avversità ogni giorno, sono in grado di gestire situazioni difficili, di perseverare e non mollare anche quando sono messe sotto pressione. Sono incredibilmente creative perché spesso devono trovare nuove strade per portare a termine anche i compiti più semplici. Sono risolutrici di problemi, conoscono l’importanza di pianificare per tempo e possono essere delle forze trainanti per progetti innovativi.

A proposito di risoluzione di problemi, lei ha una vita piena di impegni e un incarico professionale importante, come concilia tutto?
Come responsabile degli Affari Internazionali di ESMO ho una grande responsabilità ma amo il mio lavoro e sono stata fortunata a trovarlo. ESMO ha fatto davvero molto per me, i dottori e tutto lo staff sono persone molto compassionevoli e attente alle mie esigenze particolari, per esempio l’affitto di uno scooter quando partecipo a congressi internazionali. Anche l’AI, Assicurazione Invalidità, mi sostiene con l’assistenza di cui ho bisogno assicurando così la mia indipendenza e la possibilità di continuare a svolgere il mio lavoro.

Per il suo spirito così tenace si è guadagnata un soprannome, ci dice qual è?
C’è una canzone famosa in America, si chiama Amazing Grace e alcune persone mi chiamano proprio così, straordinaria Grace, perché pensano che ciò che faccio sia straordinario. È vero che tra la famiglia, il lavoro e la mia disabilità ho una vita molto impegnata ma, lo ammetto, non è per niente facile, ogni giorno le sfide mi mettono a dura prova e, talvolta, può essere molto frustrante. Ho imparato che la cosa migliore è rimanere calmi e affrontare le cose un passo alla volta. Ho fiducia nel fatto che qualsiasi cosa io decida di fare, la vita sta dalla mia parte e tutto andrà per il verso giusto. Potrei scrivere un libro sulle mie avventure e magari un giorno lo farò. In ogni cosa che faccio ci metto il sorriso e anche se accetto la mia condizione, credo nei miracoli e sono convinta che un giorno verrò guarita. Nella mia ricerca della guarigione ho imparato molto su come superare limiti interiori ed esteriori, credo nella forza della preghiera.

È bello pensare di essere degli eroi ma la vita mette anche a dura prova, come fare per non scoraggiarsi?
Vorrei che le persone con disabilità capissero che la disabilità non ha nulla a che fare con la loro identità. Una disabilità è qualcosa che hai ma non qualcosa che definisce chi sei. Spero che le persone con disabilità possano vedersi come eroi forti e coraggiosi perché questo è ciò che sono. I bambini ci indicano col dito e chiedono alle loro mamme «Che cosa non va con quella signora?», voglio cambiare questa percezione, questo modo di vedere le cose. Voglio che le persone, quando ci guardano, vedano l’eroe che è in noi e dicano «Wow! Questa persona è forte e coraggiosa».

Dicevamo che gli impegni non le mancano, come è nata l’idea di organizzare l’incontro pubblico «Siamo tutti disabili: dall’assistenza all’inclusione»?
Molte persone mi hanno raccontato di esperienze frustanti nelle quali si sono sentite dire di stare a casa e di non uscire se questo per loro implica delle difficoltà. Il mio intento è quello di fare qualcosa per cambiare questo modo di pensare, dire a tutti che siamo persone come le altre, con le stesse speranze e gli stessi sogni. Abbiamo lo stesso diritto di andare per strada e di godere appieno delle nostre vite. Non ho mai permesso alla mia disabilità di ostacolare ciò che volevo portare a compimento e voglio incoraggiare gli altri a fare lo stesso. L’evento voleva anche ricordare che, ad un certo punto delle nostre vite, siamo tutti confrontati con una disabilità, piccola o grande che sia, che ci impone magari di mettere gli occhiali per vedere, l’apparecchio acustico per sentire, l’uso di un bastone per sostenerci quando camminiamo.