«I bambini di oggi non sanno più cosa vuole dire educazione» o ancora «un sano scapaccione non ha mai fatto male a nessuno!». Quante volte abbiamo sentito queste frasi? Ma è davvero questo il modo giusto per far sì che i più piccoli ubbidiscano ai genitori e che imparino a comportarsi?
Un’associazione formata da professionisti ed esperti nel settore dell’educazione e della tutela dell’infanzia a livello svizzero si sta adoperando per promuovere, anche nel nostro Paese, l’introduzione di una legge che vieti le punizioni corporali e i maltrattamenti psicologici sui minori. L’iniziativa prevede una raccolta di firme online (www.keine-gewalt-gegen-kinder.ch) che mira a sensibilizzare il Consiglio federale e il Parlamento su questo tema. Ma quanto è dannosa una sculacciata? È davvero così importante che la Svizzera introduca il divieto nella Costituzione? Ce lo spiega Philip D. Jaffé, professore all’Università di Ginevra e direttore del centro interfacoltà in diritto dell’infanzia.
Professor Jaffé, cosa occorre sapere per affrontare la questione del divieto delle punizioni corporali?
Occorre partire da un punto fondamentale ovvero dal fatto che gli psicologi osservano da tempo che le punizioni corporali hanno effetti negativi sullo sviluppo dei bambini. Vasti studi internazionali dimostrano il legame causale tra la pratica della sculacciata e problemi comportamentali e di socializzazione a lungo termine. Ecco perché i bambini hanno il diritto di beneficiare di un’educazione non violenta.
Perché si ritiene che una sculacciata possa essere dannosa per un bambino?
La sculacciata non ha nessun valore pedagogico, ha il solo scopo di farsi ubbidire immediatamente. La ricerca scientifica dimostra che questo tipo di violenza fisica, se ripetuta, porta con sé conseguenze negative sull’autostima dei bambini, genera un’attitudine all’aggressività o ancora insegna loro che il miglior modo di risolvere un problema è quello di usare la violenza. Inoltre, è umiliante per il bambino. Prova ne è che pochi adulti si sentono a loro agio di fronte a un genitore che educa il proprio figlio attraverso una punizione fisica o anche con un semplice schiaffone. È importante sapere che i genitori che usano le punizioni corporali sono quelli che tendono ad utilizzarla in maniera sistematica. Perpetuano un atteggiamento violento soprattutto quando sono loro stessi particolarmente stressati. Questo fa sì che il loro autocontrollo sia minore, aumentando notevolmente il rischio che il comportamento violento gli possa sfuggire di mano creando una situazione di notevole rischio.
Un genitore come può farsi rispettare senza usare la punizione fisica?
La maggior parte dei bambini sono per loro natura turbolenti e disubbidienti. È un modo, anche questo, per affermare la propria identità. Nessun metodo educativo cancellerà questa realtà umana. Quello che è certo è che l’autorità di un genitore può essere basata sul rispetto e non sulla paura. Fare la voce grossa, addirittura alzarla un po’ o una punizione che non sia fisica, rappresentano degli approcci molto più ragionevoli, soprattutto se sono contestualizzati e accompagnati da delle spiegazioni, magari anche semplici. I bambini imparano moltissimo attraverso l’imitazione ed è una lezione di valore inestimabile quella data dal genitore che si arrabbia senza perdere il controllo e dimostrando di saper spiegare le proprie ragioni per risolvere il conflitto.
Non crede che i bambini oggi siano vittime di troppo permissivismo?
Sì, certamente. C’è il bambino re, il bambino tiranno. Tra qualche settimana pubblicherò un libro sul bambino tossico. È il risultato della società del post Sessantotto, seguita da un periodo dominato da una visione individuale ed egoistica del benessere. Ma non è generalizzabile, non tutti i bambini sono despoti, e nella grande maggioranza delle famiglie i genitori esercitano il loro mestiere con grande intelligenza. Essere genitore è la più complessa sfida umana, secondo il filosofo Emmanuel Kant. Ma la risposta non può e non deve essere quella di guardare al passato e fare un passo indietro reintroducendo il dovere di correzione. Sarebbe forse immaginabile pensare di accettare come lecito che un marito possa picchiare la propria moglie come succedeva in passato? Evidentemente no. La nostra società si evolve e dobbiamo renderci conto che i bambini sono delle persone, con dei diritti, e occorre che li si tratti con rispetto e dignità.
Crede che sia veramente necessario inserire il divieto nella Costituzione? Non basterebbero delle raccomandazioni preventive?
Modificare la Costituzione non è necessario, ma trentadue Paesi in Europa hanno adottato un articolo di legge civile che vieta tutte le forme di punizione corporale e maltrattamenti psicologici. L’Austria nel 1989, La Germania nel 2000 e il Liechtenstein nel 2008. Tutte hanno inserito questo articolo di legge e le loro società non sono implose. Nell’affrontare certi temi e taluni problemi noi Svizzeri non siamo abbastanza coraggiosi. Occorre mandare un messaggio di prevenzione ai genitori. Se ci pensiamo bene in fondo c’è la prevenzione stradale e leggi che vietano i comportamenti oggetti di prevenzione. Lo stesso andrebbe fatto per tutelare i diritti dei più piccoli.
Quali sono stati i risultati ottenuti nei Paesi nei quali il divieto è già attivo?
Varia molto da Paese a Paese, non tutti sono stati molto diligenti in termini di raccolta dei dati. Quello che ad oggi è certo è che non sono state costruite nuove strutture carcerarie per rinchiudere tutti i genitori che danno una sculacciata al proprio figlio. A parte gli scherzi, se prendiamo l’esempio della Svezia, un paese ricco ed organizzato come la Svizzera, che ha vietato ogni forma di punizione corporale già nel 1979, possiamo riscontrare un significativo abbassamento del tasso di maltrattamento e la scomparsa quasi totale dell’attitudine a usare violenza. I bambini che sono a rischio vengono identificati con maggiore facilità e i servizi sociali sono più performanti nella loro missione a sostegno della prevenzione. Io mi auguro vivamente che la Svizzera possa fare un regalo importante ai propri bambini vietando le punizioni corporali. Sarebbe un bel modo per celebrare i trent’anni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini, che cadrà il 20 novembre 2019.