Le parole nascoste dalle mascherine

Covid-19 – L’uso della mascherina può pregiudicare la comunicazione con le persone deboli d’udito ed essere un fattore di stress e insicurezza. L’Associazione per persone con problemi di udito ha messo in atto alcune strategie
/ 27.04.2020
di Maria Grazia Buletti

Il coronavirus può contagiarci attraverso un contatto stretto e prolugato con una persona infetta che tossisce o starnutisce, o attraverso le mani che veicolano le goccioline infettive, o infine toccando superfici contaminate che poi, sfiorando viso, bocca, naso o occhi veicolano il virus nelle mucose. Oltre al lavaggio frequente delle mani e alla loro disinfezione, l’Ufficio federale della sanità pubblica raccomanda l’uso corretto di una mascherina igienica per alcune categorie di persone come i professionisti della salute e le persone particolarmente a rischio (anziani e non con patologie preesistenti).

Le sufficienti evidenze scientifiche della trasmissione del virus tramite stretto contatto e goccioline sono un’indicazione per proteggere con mascherina anche quelle categorie di persone come gli impiegati della grande distribuzione alimentare e altri lavoratori a contatto con più persone. Dalla metà di aprile si è cominciato a parlare di allentamento graduale delle misure federali attuate a contrastare l’epidemia, i cui criteri saranno determinati dal modo in cui verranno rispettate le norme di distanza sociale e d’igiene. Pensando al «dopo», la discussione si focalizza sull’uso delle mascherine. Un argomento controverso fra chi ritiene che indossarle sarà necessario in una prima fase, e chi le ritiene utili solo per chi è malato e per la sicurezza delle categorie di lavoratori a rischio. A questo proposito il consigliere federale Alain Berset ha affermato: «Non escludo che in caso di allentamento delle misure si possa consigliarne l’uso in determinate situazioni». Mentre Daniel Koch ne sottolinea l’importanza in una fase di riavvio graduale delle attività produttive quali, ad esempio, di parrucchieri ed estetiste. Si evince che l’uso corrente della mascherina come misura supplementare ulteriore per continuare a contrastare questo virus sarà verosimilmente esteso nel tempo.

Questa prospettiva tocca un gruppo di persone doppiamente sotto stress come possono essere i deboli d’udito e i sordi per i quali, già nel quotidiano, comunicare non è semplice. Per loro ora subentra un’ulteriore concreta difficoltà di comprensione. «La comunicazione con le mascherine è un grande fattore di stress e insicurezza; evito di fare small talking perché non sempre si comprende quanto viene detto e non ho il supporto e la sicurezza che la lettura labiale comporta», racconta Milena, debole d’udito, confrontandosi con questa situazione. «Vado con apprensione a fare la spesa o dal medico, perché non so mai se riuscirò a capire cosa mi diranno con la mascherina. Quando poi non capisco, spiego che ho problemi d’udito e loro alzano il volume, cosa che può aiutare se hanno una buona dizione, ma se non articolano bene le parole mi trovo a chiedere loro di scandirle e di parlare più lentamente», aggiunge Pia che si trova nella stessa condizione. Christian spiega: «Senza labiale bisogna avvicinarsi di più alle persone per poter sentire meglio, ma d’istinto poi la gente si allontana ritenendo ciò un’invasione dello spazio o una riduzione della distanza sociale».

Queste testimonianze ci hanno permesso di comprendere le difficoltà di queste persone (deboli d’udito di ogni età), problemi che non si limitano alla barriera della mascherina. Conferenze stampa quotidiane della Confederazione presentano altresì insidie, come racconta Fredy: «Le seguivo all’inizio, ma ho dovuto smettere perché non riuscivo a capire molte espressioni, malgrado la bravura degli interpreti costretti a parlare troppo velocemente per tradurre». Non tutti hanno dimestichezza con l’informatica come Dario: «Sono un privilegiato del terziario a cui basta un computer per lavorare esattamente come fossi in ufficio». Purtroppo parecchi non si destreggiano nella comunicazione difficoltosa tra videoconferenze e simili.

La pedagogista del team dell’Associazione per persone con problemi d’udito Cinzia Santo conferma che diverse persone hanno fatto capo ad ATiDU segnalando queste difficoltà e il peggioramento della comunicazione legata all’uso di mascherine e alla distanza sociale che obbliga a stare lontani: «Ciò comporta chiari problemi di comprensione reciproca; le mascherine coprono il labiale e l’espressione visiva, elementi importanti nella comunicazione delle persone deboli d’udito, e limitano pure un po’ il suono. Nelle situazioni in cui bisogna comprendere perfettamente ciò che viene detto, come ad esempio dal medico, ciò genera maggiore stress». Non vedersi più faccia a faccia, comunicazioni con video chiamate, via radio o televisione, la necessità di comprendere attraverso uno schermo, causano non poche difficoltà ai deboli d’udito, creando insicurezza e inadeguatezza per non sentirsi al passo con ciò che ritengono essenziale sapere.

Per contenere stress e ansia (che si aggiungono alle difficoltà della situazione di emergenza), ATiDU ha messo in atto alcune strategie con la collaborazione di Pro Infirmis e della Federazione svizzera dei sordi: «Abbiamo distribuito un volantino esplicativo per le persone udenti, che spiega come venirsi incontro con i deboli d’udito e coi sordi. Ma tengo a precisare che, dato l’uso necessario ed essenziale della mascherina, comprendiamo che non sia facile, ad esempio nell’ambito sanitario già sotto pressione, adattare nell’immediato anche questi aspetti per le persone con problemi d’udito».

Conoscere la problematica significa però non dare sempre per scontata la comprensione, essere più accorti e cercare una soluzione condivisa. «Dal canto nostro abbiamo responsabilizzato i nostri utenti invitandoli a esprimere le loro difficoltà per trovare soluzioni condivise; sensibilizziamo l’udente nell’ambito sanitario e là dove le mascherine sono più usate; auspichiamo in futuro l’uso di mascherine trasparenti per i famigliari; nel nostro sito e sui nostri social abbiamo comunque sollevato il problema e proposto possibili soluzioni», conclude Cinzia che pensa anche alle difficoltà degli studenti per le video lezioni: «Difficoltà soggettive per le quali vanno individuate soluzioni personalizzate».

Con l’uso delle mascherine protratto nel tempo, l’udente non dovrà dare nulla per scontato, il debole d’udito potrà aiutare l’udente a comportarsi nel migliore dei modi per una buona comunicazione reciproca che, talvolta, potrà essere coadiuvata dalla scrittura e da altre soluzioni creative.