Narra una leggenda come nelle gole strette e ombrose che circondano la cittadina di Kumsan, Corea del Nord, ai piedi del picco di Kwanumbul il giovane Kang, guidato dal dio della montagna, si imbattesse un giorno in una pianta dalle piccole bacche rosse, fece bere alla madre ammalata un decotto ottenuto dalle sue radici e questa prodigiosamente guarì. Originario della Cina (Manciuria) e della Corea, il nome scientifico è Panax Ginseng, dal greco «pan» tutto e «axos» rimedio.
Il termine Ginseng deriva da jin-chen, o shin-seng che significa uomo-radice per la particolare forma umana delle radici tuberizzate, lunghe fino a 20 cm, una particolare forma antropomorfa che ha dato origine a numerose leggende. La forma, il modo nel quale una pianta cresce, la sua struttura , colore e odore parlerebbero delle energie curative che essa possiede, dal punto di vista sia fisico che psichico, l’idea della presenza di segni in grado di svelarci le virtù della materia, già presente nel mondo antico si afferma grazie al medico Philippus Theophrast von Hohenheim, il geniale Paracelso, nato a Einsiedeln il 14 novembre 1403, naturalista, alchimista e astrologo di enciclopedica e rinascimentale cultura.
Pur ferocemente osteggiato dall’ufficialità, Paracelso diffonde con forza nella medicina di allora le sue rivoluzionarie conoscenze: le forze cosmiche che determinano la forma della pianta si basano su corrispondenze e analogie di cui le piante sono portatrici, ogni vegetale dotato di proprietà terapeutiche evidenzia una somiglianza con la parte che cura, con la malattia e la sua causa, ha corrispondenze astrali con precisi pianeti, gli alchimisti diedero a queste conoscenze il nome di Teoria delle Signature: « Signatura rerum».
Nel Ginseng la forma delle radici ricorda la forma umana e i suoi organi, come la testa, la forma degli arti, gli attributi sessuali. Un missionario gesuita in Cina, Padre Jartoux nel 17° secolo importò la pianta in Francia, che dapprima non fu all’altezza della sua fama e deluse, nel 20°secolo gli scienziati ne compresero la ragione, il dottor MaFan, medico a Lione e docente presso la scuola di Medicina cinese di Losanna, spiegò che solo le radici che davvero richiamavano la forma umana, la testa il corpo le mani e le braccia, erano efficaci, in caso contrario i principi attivi si disperdevano, non erano presenti con la stessa concentrazione in ogni parte.
In Cina fu agli inizi una medicina per nobili, di prezzo altissimo. Si deve attendere almeno 6 anni prima di raccogliere la radice del Ginseng, che è perenne, biforcata, odorosa , fusiforme, si usa essiccata, ha un’azione tonica generale sull’organismo, è adattogenica (cioè indicata per una vasta gamma di disturbi) potenzia a qualunque età le prestazioni fisiche e intellettuali, le sono state riconosciute anche proprietà antidepressive, afrodisiache e di miglioramento delle prestazioni sportive, studi condotti in Canada in laboratorio avrebbero evidenziato la sua efficacia, in combinazione con lo zafferano, nel miglioramento delle prestazioni sessuali, anche se alcuni contesterebbero queste affermazioni.
Si usa nei casi di astenia, stanchezza cronica, per migliorare la vigilanza e la resistenza fisica, riduce i grassi nel sangue e lo fluidifica , è un immunostimolante, secondo alcuni studi aiuterebbe la produzione di alcune cellule del sistema immunitario , dette linfociti, che agiscono combattendo malattie da raffreddamento e influenza, ridurrebbe la formazione dei radicali liberi causa di invecchiamento cutaneo, test clinici hanno dimostrato che migliora i riflessi accelerando la risposta nervosa perché agisce su tutti i sistemi in modo rapido riducendo stanchezza mentale, potenziando resistenza fisica e memoria. Ma attenzione, dosi abbondanti provocano insonnia, depressione e disturbi nervosi, non va associato a nessun medicinale erbaceo contenente ferro né a tè indiani o cinesi. Si assume in infuso (1 tazza 1-3 volte al dì), come estratto molle o polvere, sciolto in una bevanda calda, o come tintura madre, 30-50 gocce 1-3 volte al giorno.