L’Eucalipto, nome scientifico Eucaliptus globulus labill (dal greco «eu» = bene e «kalipto» = copro, in riferimento all’opercolo fiorale che ricopre il suo calice) appartiene alla assai nobile famiglia botanica delle Myrtaceae, che annovera il Mirto e il Melograno. Si conoscono centinaia di generi diversi di questa pianta, originaria dell’Oceania. La sua vera patria infatti è l’Australia, dove occupa tre quarti delle foreste ed era o forse lo è ancora, il rimedio tradizionale degli aborigeni per le malattie infettive. Importato in Europa nel XIX secolo dal direttore del giardino botanico di Melbourne, la scienza occidentale conosce l’eucaliptus nel 1794, quando viene introdotto in Italia e Francia. Per la loro grande bellezza e maestosità questi alberi vengono coltivati e spesso collezionati nei giardini annessi alle ville patrizie, collocati in parchi affidati alle cure di illustri botanici.
La coltivazione dell’Eucalipto come albero ornamentale si diffonde velocemente nel bacino del Mediterraneo, nonostante abbia la particolarità di impedire la crescita di altre piante intorno a sé: la secrezione delle foglie di alcune sostanze tossiche causa infatti l’avvelenamento del terreno circostante, assorbendone tutta l’acqua. Nel secolo scorso era piantato in Italia nelle zone malariche per risanarle e combattere la proliferazione delle zanzare. Nel 1869 i monaci trappisti dell’Abbazia delle Tre fontane, fuori Porta San Paolo a Roma, iniziarono a coltivarlo creando intere foreste di 2000 alberi (ancora oggi si può visitare l’Abbazia e acquistare elisir o estratti di eucalipto confezionati da loro). Si riteneva infatti che l’essenza balsamica emanata dalla pianta scacciasse la zanzara anofele, ritenuta responsabile della trasmissione della malaria. In realtà quest’albero di notevoli dimensioni, dotato di un apparato radicale gigantesco, contribuisce, grazie al suo bisogno d’acqua, a prosciugare gli acquitrini, habitat naturale della terribile zanzara.
Enorme albero sempreverde, dal tronco eretto e liscio ricoperto da una sottile corteccia color cenere che si sfoglia in strisce, ha foglie di un verde bluastro spesso coperte da una polvere biancastra, eleganti e lunghe, lanceolate, sottili e leggermente ricurve: di esse si ciba esclusivamente il Koala, il timido orsetto marsupiale. L’eucalipto fiorisce da novembre a luglio: il suo habitat ideale è in centro e sud Italia, nelle zone costiere meridionali di Calabria, Sicilia, Sardegna, paludose ma anche marittime, nei boschi vicino al mare. In queste zone si produce l’aromatico miele di eucalipto, ottima cura quando si è raffreddati. La storia farmacologica e terapeutica dell’Eucalipto è piuttosto recente: ha proprietà analgesiche, antiinfiammatorie, antinevralgiche, antisettiche, balsamiche, deodoranti, diuretiche, espettoranti, vermifughe.
Ben noto è il suo olio essenziale, estratto per distillazione in corrente di vapore dalle foglie e dai ramoscelli freschi. Gli oli essenziali che le piante producono per proteggersi da batteri e agenti esterni sono conservanti naturali, antisettici e antibatterici. Sono miscele complesse di molecole odorose fatte di sostanze aromatiche volatili concentrate, la componente sottile e purificata della pianta, e ne racchiudono i principi attivi e l’informazione energetica che la caratterizza. L’olfatto ricorda immediatamente l’aroma acuto e inconfondibile, fresco e quasi canforato dell’essenza di Eucalipto. È il profumo che ci accompagna spesso in inverno quando le gocce introdotte nei diffusori o direttamente negli umidificatori dei caloriferi diffondono gli effluvi delle loro essenze balsamiche.
Ma stiamo in guardia, l’olio essenziale di Eucalipto, detto anche eucaliptolo, va usato con cautela estrema e sconsigliato ai bambini. La forza delle sue componenti è tale che in alte dosi diventa tossico, può provocare delirio, convulsioni, addirittura essere letale.
In farmacia è impiegato per le sue virtù balsamiche, fluidificanti, espettoranti, deodoranti, inalazioni e infusi si addicono alla tosse, alla sinusite e bronchite, nelle affezioni asmatiche, nei catarri bronchiali. È un discreto stimolante del sistema nervoso. Il suo profumo, secondo l’Aromaterapia, branca della Fitoterapia, crea spazio mentale, favorisce il ricordo, purifica l’ambiente, alza il tono dell’umore e impedirebbe l’annidarsi nella mente di cattivi pensieri (aspirarlo quindi se si è demoralizzati o depressi). Pare sia indicato anche se si manca di autostima, poiché risveglia, rompe schemi mentali, toglie apatia e sostiene nelle difficoltà. Sul piano psichico aiuterebbe la facoltà della concentrazione, stimolando il pensiero logico. Per uso esterno, un caldo bagno che elimina la stanchezza si ottiene spargendo in 2 litri d’acqua 5 gocce di olio essenziale di menta, 3 di eucalipto e 3 di timo.
Informazioni
Gabriele Peroni, Trattato di fitoterapia Driope, NuovaIpsa Ed.
Maria Fiorella Coccolo, La magia delle erbe, Centro di Benessere Psicofisico Ed.
Laura Rangoni, Il grande libro delle piante magiche, Xenia Ed.