«La prego di indicare ai suoi lettori che abbiamo cambiato indirizzo e ora ci troviamo al numero 9 di rue Sedaine, nell’11mo arrondissement di Parigi», Anne-Sophie ci saluta così, al Café des Chats, che si trova poco distante dalla fermata Métro Bastille o da quella ancora più vicina di Breguet-Sabin. L’avventura di questo gioiello di «progetto imprenditoriale felino» nasce nel 2013 in uno dei quartieri più significativi della Ville Lumière, il Marais, per opera dell’imprenditrice francese grande amante dei felini Margaux Gandelon, che a suo tempo raccolse i fondi necessari a creare quello che sarebbe diventato a pieno titolo il paradiso dei gatti.
«Siamo obbligati a chiudere velocemente la porta d’entrata, Marguerite prova subito a scappare», ci spiega accogliendoci la «responsable chat». Marguerite, una piccola gattina grigia di soli tre mesi, è l’ultima arrivata al Café. Un colpo d’occhio più professionale agli spazi ci permette di vedere come tutti i tavoli siano occupati; un gatto tigrato dorme beato nella sua cesta, un altro si lascia accarezzare sornione da una cliente che sorseggia una tazza di tè. «Mi sono ispirata ai «café neko» giapponesi (ndr: neko significa gatto in giapponese); ne ho sentito tanto parlare che ho deciso di attivarmi per aprirne uno analogo a Parigi, ed ecco le Café des Chats», racconta Margaux.
Si tratta di un ristorantino in cui si può spiluccare qualcosa a qualsiasi ora, con delizie biologiche e bevande squisite, ma nel quale le vere attrazioni sono loro: Djenko, Khaleesie, Pattenrond, Rosa, Saha, Pepite, Habby, Oreo e qualche altro ancora, insieme naturalmente all’ultima arrivata Marguerite. «Per adottare i nostri gatti ci siamo rivolte ad associazioni di protezione degli animali; alcuni erano stati abbandonati, altri sarebbero andati incontro all’eutanasia se le associazioni di volontariato non li avessero salvati, altri ancora erano randagi recuperati per le stradine di Parigi», racconta la titolare nello sciorinare alcune delle regole che permettono ai parigini accorsi da ogni angolo della città di accedere al Café des Chats per godersi un’esperienza di fusa e rilassamento.
«Ha mai sentito parlare della Ronron-thérapie?» Fin troppo scontato sulla carta, ci rendiamo conto che siamo davvero in un posto dove i felini fanno la differenza e invitano a prendere posto, nella speranza che uno di loro ci faccia l’onore di saltarci in braccio, di strusciarsi contro la nostra gamba, di salutarci con le fusa. Sì, perché qui è assolutamente proibito disturbare i gatti che ronfano comodi sul sofà, su un tavolino o nella loro cesta, e si può giustamente solo accettare che qualcuno di loro abbia voglia di regalarci un po’ del proprio tempo e delle sue coccole. Margaux è perentoria: «Tutti noi dobbiamo rispettare i loro bisogni e i loro spazi, così abbiamo fatto in modo che abbiano parecchie nicchie poste in alto, fuori dalla portata di noi umani, per soddisfare i loro bisogni di indipendenza e di quiete».
Intanto scopriamo che non è possibile portarvi con sé il proprio gatto: «Essi sono animali molto territoriali e non sarebbe possibile introdurre al Café altri soggetti che nulla hanno a che vedere con la colonia felina che già lo abita». Anche ai cani è vietato entrare, per ovvie ragioni di pace domestica. A parte queste elementari regole di convivenza, volte a tutelare la pace di tutti, ogni gatto che abita il Café è stato scelto con attenzione, ma con criteri molto diversi da quelli consueti di colore del pelo, sesso o simpatia: «Per noi era importante adottare gatti con un carattere aperto, che apprezzassero il contatto con i numerosi clienti e visitatori di tutti i giorni e che amassero vivere in gruppo con altri consimili».
Forse è superfluo sottolineare che tutti i mici presenti sono identificati, vaccinati, sterilizzati e seguiti regolarmente dal veterinario di riferimento, e che il luogo è regolarmente visitato dai servizi pubblici di igiene e di protezione degli animali: «Il benessere dei gatti che vivono da noi ci sta a cuore sopra ogni cosa; il nostro compito nasce con il donare loro una seconda possibilità di vita, insieme a un’alimentazione sana e a una vita serena». In compenso, loro creano un’atmosfera quasi fiabesca, dilettando e rasserenando i numerosissimi clienti che lì, in fondo, ci vanno proprio per quei felini.
Al Café des Chats non ci sono gabbiette e tutti i mici vivono giorno e notte liberi di spostarsi ovunque all’interno dei locali, ad eccezione della cucina che è out per ovvie ragioni di igiene. Sempre per il benessere felino, ai visitatori è proibito dare loro da mangiare: «Si sa che l’ottimo cibo del vostro piatto non è sempre adatto a un gatto e dobbiamo evitare che ciascun cliente dia loro anche solo un piccolo bocconcino: immaginiamoci un bocconcino moltiplicato per 50 o 60 ogni giorno!».
Oltre a una sorta di pet therapy, ai gatti di questo luogo è delegato pure un indiretto compito educativo: «I bambini sono sempre i benvenuti, ma quelli sotto i 12 anni devono essere sorvegliati dai genitori e non possono andare da soli a importunare i gatti». Anche questo, dicevamo, è un modo responsabile per imparare ad avvicinarci già da piccoli a degli animali così speciali, che al Café des Chats di Parigi si possono semplicemente ammirare oppure con cui si può scegliere di interagire nel pieno rispetto reciproco.
Una cosa non da poco se pensiamo all’adagio che dice: «Dio ha creato il gatto per darci l’illusione di poter accarezzare una tigre». Ci congediamo a malincuore da questo posto un po’ magico e molto rilassante, che speriamo abbia solleticato la curiosità di chi dovesse recarsi nella Ville Lumière e magari riesce a farci una capatina. Come dire: se Parigi val ben una messa, il Café des Chats val bene una visita felina!