Illustrazione delle parti dell’Ontano nero tratta da Flora von Deutschland, Österreich und der Schweiz, del Prof. Dr. Otto Wilhelm Thomé, 1885, Gera, Germany.

Le aspirine vegetali

Fitoterapia - È noto il Salice, ma ci sono anche la Spirea e l’Ontano Nero, tra le piante guaritrici dei sintomi dell’influenza
/ 06.04.2020
di Eliana Bernasconi

Da sempre conosciamo il clima invernale freddo, l’umidità, le piogge e gli sbalzi termici, e occorre forse accennare all’aria inquinata che respiriamo? Le conseguenze sono raffreddori, tossi secche o grasse, dolori muscolari, mal di gola, raucedine. E non parliamo delle vere forti influenze, che richiederebbero un discorso approfondito (e men che meno dunque si parla di coronavirus). Qui trattiamo di come prendersi cura contro quelle leggere ma persistenti sindromi influenzali, prodotte da piccoli virus, con tutto il corteo di sintomi e doloretti vari, quando il corpo per difendersi rialza la temperatura.

Siamo nell’era degli antibiotici, dei cortisonici, dei farmaci sintetici sempre più modulati e la possibilità di affidarsi a una pasticca che libera immediatamente da ogni disagio, anche con la benedizione della pubblicità, è sempre presente. E spesso ci si dimentica persino che un antibiotico, per dire, nulla può contro un virus, semmai combatte i batteri. Ma non è di questo che tratta la nostra rubrica, ma del fatto che nonostante le mille pasticche, o proprio a cagione di questo, resta utile conoscere l’aiuto che si può trarre dalla natura, e in particolare dalle piante medicinali, l’unica cura che la tradizione erboristica europea conosce e pratica da millenni, prima dell’avvento della chimica industriale.

In determinati casi non gravi, farmaci come ad esempio gli analgesici, o i sedativi, o gli antidolorifici potrebbero essere vantaggiosamente sostituiti anche dal farmaco vegetale. Ma occorre un avvertimento preciso, contrariamente a ciò che alcuni credono, le cure vegetali non sono totalmente prive di pericoli solo perché provengono dal regno della natura, alcune piante hanno vere e proprie controindicazioni, e non vanno usate in presenza di determinati disturbi. Un uso imprudente, senza prescrizione medica o di personale qualificato, anche solo un dosaggio sbagliato può comportare rischi seri.

Ogni pianta medicinale allo stato puro, che la letteratura del settore indica con l’antico e leggermente inquietante termine (per i non introdotti almeno) di «Droga integrale» è un organismo unitario perfetto, cresciuto fra terra e cielo, dove ogni costituente ha una sua precisa ragione di essere. Per la ricchezza del suo fitocomplesso spesso la pianta allo stato puro ha indicazioni terapeutiche multiple, il che significa che cura potenzialmente malattie di organi molto diversi.

In farmacologia dalla «droga integrale» si estraggono alcuni costituenti definiti «attivi» che vengono separati dal resto della pianta, inseriti in composti chimici per dar luogo ad altri farmaci. Solo la droga allo stato puro racchiude e conserva tutte le capacità curative che la natura gli ha dato. Le piante integrali possono essere assunte in forma di tisana (decotto o infusione), di tintura alcolica, possono essere confezionate come polvere in compresse o capsule, come estratti secchi o fluidi, come macerati od oli essenziali.

L’effetto che producono non è quello del farmaco di sintesi, seguono altre vie, occorre accettare tempi diversi da quelli della chimica tradizionale. Il Trattato di Fitoterapia Driope di Gabriele Peroni, per le influenze elenca almeno 25 piante diverse, dall’Anice stellato all’Abete bianco e alla Cannella, dal Ginepro all’Eucalipto al Ribes nero, dalla Ruta muraria alla Tossillaggine o alla Primula. Ma per i disturbi influenzali più leggeri, per i doloretti fastidiosi per i quali facilmente ci si butta sull’Aspirina esistono due piante che di questo popolarissimo farmaco sono i genitori, parliamo del Salice bianco e della Spirea ulmaria.

L’uso dei rimedi naturali a base di Salice è antichissimo. Questa flessuosa pianta cresce solo in luoghi ricchi di acqua. Erodoto nelle storie narra di un popolo più resistente di altri alle malattie che era solito nutrirsi delle sue foglie e i nativi americani lo usavano per mal di testa, febbri e dolori muscolari. Nel 1828, nella sua corteccia fu isolata una sostanza attiva che fu chiamata «acido salicilico», sempre in quegli anni dei ricercatori tedeschi isolarono lo stesso composto nei bellissimi candidi fiorellini a grappolo di Olmaria, anche detta Spirea (Filipendula ulmaria, l’aspirina naturale) e riuscirono a sintetizzare l’acido salicilico, che immisero sul mercato con i risultati che vediamo oggi. La Spirea è anti-infiammatoria, antidolorifica, cura raffreddori, mal di gola, tosse, dolori muscolari. Gli stessi effetti, forse più blandi, si ottengono con la corteccia di salice bianco, che si può assumere in forma di decotto o di tintura.

Esiste un altro albero che come il Salice ama crescere nei luoghi ricchi di acqua, anche se è comunissimo nei boschi, dove cresce spesso accanto ai castagni: l’Ontano Nero. Anche questa pianta ha un rapporto privilegiato con l’acqua. Per la medicina celtica dei sacerdoti druidici l’unione di albero e acqua stabiliva un costante rapporto con le vibrazioni e le correnti di energia guaritrice di ogni essere vivente. L’Ontano nero è anti-infiammatorio, febbrifugo, cura disturbi come emicranie, acufeni, vertigini e labirintiti. Tra le curiosità: essendo resistente all’acqua, il ponte di Rialto a Venezia poggia proprio su pali di Ontano.

Con la Betulla e il Frassino, l’Ontano è uno dei primi alberi che hanno colonizzato il territorio, lo si riconosce per le foglie attaccaticce che rimangono verdi fino alla caduta. In medicina popolare l’infuso e il decotto della corteccia erano usati per gargarismi nelle forme infiammatorie della gola, mentre l’infuso di foglie era bevuto contro la febbre e i reumatismi. Nel XVIII secolo la corteccia era usata come febbrifugo e sostituiva la china nel trattamento della malaria. Per le leggere sindromi influenzali, può essere consigliato con successo una semplice miscela di erbe dagli effetti calmanti ed espettoranti, che combatte e indebolisce i sintomi di raffreddore e gola infiammata; ecco la ricetta della miscela: unire in parti uguali Fiori di Tiglio (espettorante), Fiori di Sambuco (fluidificano il muco), Timo serpillo (apre il respiro) e Lichene d’Islanda (per le affezioni respiratorie e la febbre) che si raccoglie nelle valli del Ticino presso gli abeti.

Bibliografia
Gabriele Peroni, Trattato di Fitoterapia Driope, Nuova Ipsa editrice.