Continuiamo a chiamarle soft, aggettivo che ci fa pensare a qualcosa di leggero, di accessorio, mentre in realtà le cosiddette soft skills giocano un ruolo sempre più centrale nel mondo del lavoro. Intelligenza emotiva, pensiero critico, come pure creatività e velocità nel prendere decisioni – per non citarne che alcune – sono di fatto competenze che è bene poter mettere sul tavolo per trovare un nuovo impiego o fare carriera.
Una conferma di quanto affermato viene da un’indagine condotta da Linkedin, da cui risulta che il 60% dei leader aziendali considera le competenze sociali più importanti delle abilità tecniche. «Ho visto spesso impiegati abili nel loro lavoro a cui è stata preclusa la possibilità di ricoprire ruoli di rilievo a causa di competenze sociali poco sviluppate. Analogamente, in ambito della selezione, ci sono candidati che seppur non rispecchiano l’esatto profilo richiesto, riescono ad ottenere il posto grazie a personalità, carisma ed empatia», afferma Simona Mazzucchelli, Consulente Senior presso Luisoni Consulenze, a Lugano, che continua: «a mio avviso negli ultimi anni il ruolo delle competenze sociali è evoluto in quanto diverse strutture hanno attuato dei cambiamenti organizzativi e culturali per rimanere competitive sul mercato. Sono stati introdotti modelli di competenze innovativi e le soft skills delle risorse umane andavano quindi implementate, aggiornate e curate».
In un mercato veloce e complesso – come quello attuale – serve che le persone siano capaci non più solo di svolgere mansioni ma di adattarsi e reagire. «Inoltre, nei recenti tempi di crisi, sono diminuite le offerte di lavoro e si è diventati più esigenti nella sfera delle abilità sociali», continua la consulente. Anche nell’ambito del World Economic Forum ci si è chinati sulla questione ed è emerso che man mano che le mansioni di base sono svolte dalle macchine a noi spettano le più estrose: saper pensare, coordinare, programmare.
Oggi soft skills e hard skills si completano a vicenda. Se è evidente la necessità di possedere delle competenze tecniche in linea con la posizione da ricoprire, è d’altro canto importante comprendere che esse da sole non bastano: «Un Project Manager in ambito informatico, per esempio, deve avere specifiche conoscenze in materia IT, ma se ha delle carenze nelle capacità relazionali, nel pianificare, nel saper reagire in caso di imprevisti o problemi, nel riuscire ad avere una corretta visione d’insieme, probabilmente avrà difficoltà a fornire una prestazione soddisfacente», spiega la specialista.
Ovviamente, a seconda dell’attività svolta, determinate competenze sociali hanno più importanza rispetto ad altre. «A titolo d’esempio, in ruoli legati alla vendita le soft skills preponderanti potrebbero essere l’empatia, la comunicazione, l’abilità di negoziazione e la tenacia. D’altro canto, per un ruolo di conduzione cercherò piuttosto la capacità di motivare il gruppo di lavoro, di mediare e saper prendere decisioni e la resistenza allo stress», afferma Simona Mazzucchelli.
Non bisogna fare l’errore di circoscrivere questo tipo di competenze a dei tratti della personalità: essere estroversi e relazionarsi con gli altri non sono la stessa cosa. Ciò che caratterizza le competenze di cui stiamo parlando – dette anche trasversali – è il fatto che esse possono essere acquisite, anche se – va detto – restano comunque difficili da interiorizzare in quanto legate a dei comportamenti. «I candidati oggi sono più consapevoli dell’importanza che le soft skills ricoprono in ambito professionale, anche perché, ad esempio, le aziende ne parlano nei loro annunci, e si rendono quindi conto di doverle evidenziare in fase di assunzione – commenta la consulente – in genere bisogna convincere il selezionatore di avere un valido curriculum vitae per arrivare ad un colloquio ed è evidentemente difficile far trasparire le proprie competenze sociali su un documento. Superato però questo primo ostacolo, tocca poi a chi conduce la selezione cercare di far emergere e testare le competenze sociali, i punti forti e quelli di ulteriore sviluppo del candidato».
L’instabilità del mercato del lavoro e la forte concorrenza, spingono talvolta le persone in cerca di un impiego a cedere alla tentazione di voler affermare delle competenze che non hanno. «Qualche volta può funzionare, ma un selezionatore esperto, in genere, se ne accorge. Il rischio è quello di trasmettere un messaggio negativo mettendo in discussione la propria affidabilità», aggiunge. Per fortuna esistono diversi strumenti che consentono di testare le soft skills in fase di selezione. «Ne citerei tre che ritengo i principali – continua Simona Mazzucchelli – l’intervista, dove, attraverso una serie di domande mirate e preparate, si ottengono informazioni ed elementi di prova in relazione ai criteri da valutare; i test, che possono fornire delle indicazioni sulle attitudini o caratteristiche personali di un candidato; l’Assessment, che utilizza molteplici strumenti di valutazione permettendo un’analisi approfondita delle competenze e assicurando un alto grado di affidabilità, anche se nessuna metodologia ha un’attendibilità del 100%; la sovrapposizione di più strumenti può però diminuire il rischio di sbagliare nella valutazione».
E se un candidato, o comunque una persona attiva professionalmente, volesse intraprendere qualcosa per incrementare le proprie competenze sociali, il primo step – di accesso immediato – consiste nel trovare delle modalità per allenarle nella vita di tutti i giorni. Prendiamo come esempio la capacità di trovare soluzioni alternative ed efficaci (il cosiddetto Problem solving). Esso si può esercitare applicandolo ai piccoli inconvenienti della quotidianità, così come la creatività può essere allenata non limitandosi alla prima opzione quando si è davanti ad una scelta, ma sforzandosi a valutare almeno tre alternative.
Naturalmente non mancano neppure i manuali per avvicinarsi al tema. Tra i molti che si trovano in commercio, citiamo Soft skills. Con-vincere con le competenze trasversali e raggiungere i propri obiettivi di Gaetano Carlotto (Franco Angeli, 2015). Numerosi sono pure i corsi dedicati alle soft skills. Il Politecnico di Milano, per esempio, offre dei MOOC per imparare a gestire il cambiamento, lavorare in gruppi multidisciplinari, affrontare le difficoltà, e altro ancora. I MOOC (Massive Open Online Courses; in italiano, Corsi online aperti su larga scala) sono dei corsi pensati per una formazione a distanza che coinvolga un numero elevato di utenti, i quali accedono, gratuitamente, ai contenuti unicamente via rete.
Nel nostro cantone e anche alla Scuola Club Migros esistono diversi corsi per lo sviluppo di determinate competenze, come ad esempio formazioni dedicate alla leadership, al team working, alla gestione del tempo e al problem solving. Le forme proposte sono molteplici: da giornate formative e workshop a percorsi di studio più lunghi e approfonditi, fino a soluzioni personalizzate attraverso il supporto di un professional coach.