Un angolo dell’edificio delle Scuole Comunali di Agno è aperto, nonostante sia martedì grasso. Sono le vacanze di Carnevale e vado a trovare un gruppo di bambini che hanno appena finito di costruire una meravigliosa nave pirata. Non solo non chiude durante le pause scolastiche, ma apre anche prima dell’inizio delle lezioni, resta aperto quando finiscono e anche il mercoledì pomeriggio. Si chiama Centro extrascolastico «sfera Kids», i bambini della scuola dell’infanzia e di quella elementare vi convivono, come in una casa, e serve per aiutare le famiglie a conciliare i propri orari di lavoro con quelli della Scuola.
Se qualcuno storce il naso, spieghiamogli subito: non è un parcheggio, non sono bambini abbandonati, non ci sono i sorveglianti, ma personale qualificato che differenzia le attività a seconda dell’età, dei bisogni, del momento del giorno o dell’anno; togliamoci dalla mente i collegi dove i genitori mandavano i bambini perché erano troppi in casa o perché dovevano imparare la disciplina. Non pensiamo a luoghi di puro studio ma nemmeno di puro gioco libero. È anche più evoluto che trent’anni fa, quando i bambini come me andavano al doposcuola e in colonia, perché le nostre mamme lavoravano e perché così sciavamo, stavamo nel bosco e scoprivamo il Ticino con altri bambini. Da allora questi complementi alla famiglia si sono ampliati e raffinati, stanno sotto il cappello di «centri extrascolastici», e in Ticino ce ne sono 28. Per avere questo nome ed essere sussidiati dal Cantone devono offrire un’apertura almeno di 220 giorni l’anno e stare a disposizione di chi ne ha bisogno dalle 7 del mattino alle 7 di sera. Nessuno ne usufruisce a tempo pieno, ma moltissime famiglie ne beneficiano in certe fasce orarie e per alcune settimane durante l’anno (3137 bambini nel 2018, in costante aumento rispetto agli anni passati). Sono in generale ubicati all’interno delle sezioni scolastiche o nelle loro vicinanze. Se un centro serve più comuni, in generale organizza anche il trasporto dei bambini dalla scuola al centro e viceversa.
A fianco di questi centri ci sono le famiglie diurne (200 famiglie per 1400 bambini circa), gli asili nido (3500 bambini), altri tipi di offerta come colonie e campi di vacanza diurni o residenziali. Molti Comuni si sono dotati di strutture o gruppi di genitori si sono attivati per chiedere al proprio territorio di aprire un centro extrascolastico o di offrire una parte degli aiuti complementari alla famiglia di cui avevano bisogno.
Da cinque anni esiste in Svizzera una federazione che include tutte le strutture di accoglienza per l’infanzia, come asili nido, centri extrascolastici, famiglie diurne. Si chiama Kibesuisse e suddivide il paese in sette regioni (l’ultima è il Ticino, in cui Kibesuisse è presente da solo due anni); nelle altre sei, ogni offerta per l’infanzia extrascolastica e parascolastica complementare alla famiglia è inserita nel contesto di questa federazione. «Il nostro scopo è che in ogni quartiere urbano e in ogni piccolo paese della Svizzera, ogni famiglia abbia la possibilità di lasciare i suoi bambini in mani sicure quando i genitori lavorano», spiega Serena Giudicetti, responsabile di Kibesuisse nella Svizzera italiana. «I vantaggi sono molteplici. Noi fungiamo da centro di competenza e consulenza, offriamo formazione continua, diamo marchi di qualità, mettiamo in rete, promuoviamo lo sviluppo della qualità di ogni offerta. Effettuiamo inoltre un lavoro di sensibilizzazione e sostegno degli enti pubblici, affinché le famiglie siano sgravate e non debbano pagare rette troppo elevate. Siamo un partner a livello nazionale per il mondo politico ed economico e lavoriamo per potenziare, laddove c’è bisogno, le strutture di accoglienza per l’infanzia». Kibesuisse è infatti il cappello delle strutture di accoglienza extrascolastica e parascolastica complementare alla famiglia. Il suo potenziamento nel nostro Cantone ci dà l’occasione di fare il punto della situazione riguardo l’offerta extrascolastica sul nostro territorio.
Il centro che visito martedì grasso ad Agno è gestito da Agape, uno degli enti gestori di attività extrascolastici sul territorio. La direttrice Susy Poletti, che mi accompagna, mi spiega che Agape gestisce anche centri a Gravesano, a Sorengo e a Comano mentre altri progetti sono in fase di sviluppo; inoltre l’associazione gestisce sette mense scolastiche e si occupa di ulteriori aspetti legati ai bisogni delle famiglie, come l’ascolto, il diritto di visita sorvegliato e così via.
Per tornare a chi si occupa di infanzia e conciliazione lavoro-famiglia in Ticino, oltre ad Agape c’è la Federazione ticinese Famiglie Diurne, l’Atan (Associazione Ticino Asili Nido) e Tipì, piattaforma territoriale a cui partecipano regolarmente tutti i partner istituzionali, le associazioni e gli enti formativi attivi nel settore dell’infanzia, nata da un quadro di orientamento e formazione promosso da Supsi con il sostegno dell’Unesco. A queste si aggiunge il Forum della genitorialità, un progetto che raggruppa enti e associazioni della Svizzera italiana che offrono un sostegno mirato alle esigenze delle famiglie e Kibesuisse, che abbiamo già presentato. E naturalmente l’Ufag, l’Ufficio cantonale del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani.
Non sono tanti interlocutori per il nostro cantone? Anche solo a livello di quante riunioni debba fare un operatore responsabile del suo settore in questo ambito, che deve partecipare agli incontri e le messe in rete di quattro o cinque associazioni mantello o di coordinamento? Non la pensa così Marco Galli, capoufficio dell’Ufag: «Tutte queste piattaforme sono molto importanti, perché consentono di migliorare ognuna il coordinamento dei rispettivi settori. Attraverso queste associazioni mantello si svolgono importanti progetti di formazione rivolti al personale ai quali diamo grande importanza». A questo proposito alla Supsi è nato da poco un corso di formazione apposito per i responsabili pedagogici e organizzativi dei centri extrascolastici; il corso è scaturito da una collaborazione dell’Ufag (Dss) con la Sezione Scuole comunali (Decs) e ha il fine di individuare le migliori pratiche di lavoro per dare continuità al bambino che si confronta con più contesti (luoghi, persone, regole...).
Un’altra questione che riguarda i centri extrascolastici è la loro ubicazione: se nel Mendrisiotto e nel Luganese l’offerta è capillare e soddisfa gran parte del fabbisogno delle famiglie sul territorio del Sottoceneri, il Sopraceneri soffre, in particolare nelle valli dell’Alto Ticino. «Il numero dei centri extrascolastici da anni è in costante crescita ed è destinato ad aumentare ancora dappertutto», spiega ancora Marco Galli. «Il bisogno di posti reali è solo parzialmente soddisfatto. La proiezione fa emergere la necessità di ulteriori centri per il futuro in particolare coinvolgendo i Comuni. Nelle zone più discoste dalle città lavorano maggiormente le famiglie diurne, che possono occuparsi anche di numeri più piccoli e le mense scolastiche. Ma il settore, come detto è in fase di espansione ovunque». Un altro dato interessante, fa notare Galli, è che da ottobre dell’anno scorso ci sono degli aiuti soggettivi in più per chi affida il figlio durante l’esercizio di un’attività lucrativa o durante l’assolvimento di una formazione o per scopi di carattere sociale per almeno 16 ore al mese. Tutte queste famiglie ricevono fino a 200 franchi del cosiddetto «aiuto universale» al momento di pagare la retta alla struttura a cui fanno capo, e quelle che beneficiano anche dell’aiuto Ripam (riduzione dei premi di cassa malati) avranno uno sconto ulteriore del 33%. Un terzo aiuto riguarda chi riceve un assegno di prima infanzia e corrisponde al totale della retta (esclusi i pasti, i costi di trasporto e così via) fino a 800 franchi mensili.
È l’ora di pranzo. Le educatrici invitano me e Susy Poletti a mangiare con loro. C’è l’insalata mista, gli gnocchi alla romana e carne secca. È tutto buono e l’ambiente è calmo, sereno. Mi rendo conto che niente qui è lasciato al caso. Il gruppo è già omogeneo al secondo giorno, conosce le regole e i momenti della giornata. C’è l’angolo tranquillo per i più piccoli che andranno a riposare dopo pranzo e ci sono gli spazi ben attrezzati per le varie attività: manuali, di gioco simbolico, di movimento, e così via. Tutto è rivolto a mettere il bambino al centro dei centri, come ha scritto una delegazione di Cemea Ticino nel 2012 in un documento valido ancora oggi sulle pratiche dei centri extrascolastici, che sono luoghi di educazione, gioco e apprendimento, come è giusto che sia piena la vita di tutti i bambini.