Ormai da una trentina d’anni le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, con i loro sviluppi, hanno permesso di fornire aiuti compensativi utili per la riabilitazione, la comunicazione e l’autonomia delle persone con disabilità. Ciascun disabile ha caratteristiche uniche e quindi la pedagogia specializzata, prendendosi cura della persona, cerca di sviluppare al meglio le sue potenzialità adattative. Per farlo utilizza strumenti didattici sempre più adeguati e tecnologie fornite dalla ricerca applicata, strumenti che mirano a ridurre gli ostacoli che si presentano a chi è costretto a vivere con un handicap. L’utente disabile usando il computer può accedere a sistemi operativi e a diverse applicazioni adattabili alle sue esigenze. Pur nei limiti legati alla singola menomazione, questi strumenti favoriscono anche l’integrazione scolastica e lavorativa del disabile.
Nel canton Ticino da una trentina d’anni sono stati sviluppati programmi informatici e strutture dedicati a persone gravemente disabili sul piano sensoriale, motorio, intellettivo e comunicativo. In prima fila vi era il Centro Informatica Disabilità (CID), braccio operativo della Fondazione Informatica per la promozione della persona disabile (FIPPD). Proprio per mantenere e recuperare quei lavori e approfondire le potenzialità garantite dai progetti innovativi che ne sono scaturiti è nata nel 2012 l’Associazione REACT, che si propone, nel contesto delle tecnologie al servizio delle persone disabili, di promuovere e sostenere l’attività di ricerca applicata e di completarne i risultati. Proprio in collaborazione con la FIPPD un primo progetto REACT, con l’aiuto della SUPSI e di alcuni tecnici privati, sfociò in un Kit REACT, sperimentato con successo presso l’Istituto Provvida Madre di Balerna (vedi «Azione» del 30.12.2013). Attraverso l’accesso al computer e ai programmi gli allievi disabili, con la sola pressione su bottoni-radio, scrivevano frasi, spostavano figurine, giocavano. Comunicavano individualmente, ma potevano anche operare condividendo l’azione con uno o due compagni.
Negli ultimi anni la disponibilità di nuovi mezzi tecnologici ha anche permesso di allargare gli orizzonti dell’educazione speciale, nella presa a carico scolastica degli allievi con disabilità cognitive. Due anni fa queste tecnologie hanno trovato ospitalità in un’aula dimostrativa situata nelle scuole elementari al Palasio di Giubiasco. L’Aula REACT ha superato brillantemente i suoi primi 18 mesi di attività. La docente Chiara Rigozzi, che vi ha preparato e catalogato tutte le attività didattiche, l’ha frequentata giornalmente con i suoi allievi. Altre colleghe hanno collaborato alla pianificazione e agli obiettivi di lavoro, frequentando l’aula con altri allievi della scuola speciale. In particolare Laura Rusconi, che ha regolarmente approfittato dell’aula dimostrativa, portandovi i suoi allievi da Minusio. Un tecnico che vi ha lavorato, Andrea Salvadè, professore SUPSI in elettronica e responsabile del laboratorio TTHF, non nasconde la sua soddisfazione: «Possiamo dire che i programmi e le strutture sviluppate rispondono veramente al meglio ai bisogni delle docenti e soprattutto dei ragazzi che vi operano. L’entusiasmo non scaturisce solamente dalla novità, che poi piano piano va scemando, ma è conseguenza della qualità della nostra proposta e dei software e degli hardware installati. Un valore aggiunto a questa realizzazione è il fatto di avere instaurato un proficuo e continuo contatto con l’Ufficio della pedagogia speciale e con il Centro delle risorse didattiche e digitali del DECS».
Tante scuole speciali nel cantone hanno ricevuto, o presto riceveranno, dei computer con una varietà di programmi. L’aula REACT resterà come polo di riferimento. Le docenti che vi hanno operato hanno preparato un CD e stanno divulgando le tecniche da loro utilizzate presso i colleghi che le applicheranno altrove. L’Associazione REACT continua a pensare al futuro. Una volta acquisiti dalla FIPPD i diritti sui programmi realizzati negli ultimi 20 anni, ha pianificato un progetto evolutivo triennale che ha chiamato REACT3. Il 21 giugno scorso è stato dato formalmente il via all’operazione. Il primo obiettivo è quello di mantenere aggiornati i programmi e addirittura di arricchirli con ulteriori moduli ma, poiché ci si rende conto che lo sviluppo tecnologico non si arresta e crea sempre nuove opportunità, si vuole andare oltre. I tablet, per esempio, non erano disponibili e sufficientemente evoluti fino a qualche anno fa, ma ora sono una realtà molto utilizzata, per cui REACT sta pensando di adattarli ai suoi scopi. Tornando all’aula dimostrativa di Giubiasco è da notare che, rispetto a una normale aula col computer, ha il grande vantaggio di essere dotata di una grande lavagna interattiva multimediale (L.I.M.), con uno schermo touch che si può usare con una penna speciale o inviando comandi a distanza con i già citati bottoni-radio. È possibile visualizzare testi, riprodurre disegni e animazioni, scrivere, caricare programmi di gioco. Le docenti Rigozzi e Rusconi hanno sottolineato che la cosa interessante verificata con l’uso della L.I.M. è la grande motivazione che essa suscita. Nel momento in cui l’allievo comincia a utilizzarla dimentica qualsiasi altro stimolo esterno e resta concentrato al 100% su ciò che sta facendo, ponendo tutta l’attenzione su questo grande schermo. Per le docenti diventa uno strumento prezioso per comprendere quanto un allievo può riuscire a fare e se sta utilizzando al massimo le sue potenzialità di attenzione e comprensione.
REACT conta anche di sostenere un gruppo di lavoro, fatto di tecnici e di chi opera sul campo, per avere un costante confronto fra bisogni e potenziale e fare in modo che gli ultimi due anni di proficua esperienza non siano stati un fuoco di paglia. Già fin d’ora il Cantone potrebbe sostituire il personale della SUPSI nella manutenzione ordinaria dei programmi e delle installazioni dell’aula speciale, lasciando al laboratorio TTHF lo spazio per nuove ricerche al riguardo. Tra i desideri di REACT vi sarebbe anche una seconda aula didattica speciale per il locarnese. Infine sarebbe bello, in accordo col DFA, poter istituire una formazione continua per educatori, multidisciplinare, sviluppando attività mirate in ambito pedagogico e ingegneristico.