Alexander Todorov

La prima impressione

Psicologia – Quando ci troviamo di fronte un estraneo ci bastano trenta millesimi di secondo per farci un’idea di chi sia, ma sarà quella giusta? Intervista a Alexander Todorov, autore di Face Value
/ 23.10.2017
di Stefania Prandi

Ogni volta che ci sono elezioni importanti da qualche parte nel mondo, i giornalisti arrivano nell’ufficio di Alexander Todorov per mostrargli i volti dei candidati, domandandogli quale sarà il vincitore. Todorov è professore di psicologia all’università di Princeston, negli Stati Uniti, ed è un esperto di studi sul viso e sulla «prima impressione». Si occupa del processo con il quale valutiamo gli estranei. Più di dieci anni fa il suo laboratorio ha condotto una serie di ricerche per stabilire se i giudizi basati sull’aspetto del viso dei candidati potessero predire il vincitore delle elezioni americane. I risultati hanno dimostrato che vincono le elezioni non i politici più competenti e validi, ma quelli che dall’aspetto vengono considerati più affidabili. Lo stesso processo ci porta a valutare le persone che non conosciamo: formiamo un giudizio sulla base di elementi estetici e impressioni legate alla nostra esperienza. E quasi sempre si rivela fuorviante. È impossibile, infatti, valutare il carattere e la personalità di un estraneo soltanto dalla prima impressione. Eppure, quando il giudizio è stato formulato, che sia negativo o positivo, non è facilmente modificabile. Todorov ha raccolto i risultati dei suoi studi in un libro – per ora solo in inglese – intitolato Face Value, The Irresistibile Influence of First Impression (L’importanza del viso, l’irresistibile influenza della prima impressione). Lo abbiamo intervistato.

Professor Todorov, la prima impressione si rivela decisiva per i giudizi sugli sconosciuti, al punto da influenzare l’andamento delle elezioni politiche. Perché tutti noi diamo così importanza alle facce degli altri?
Ci focalizziamo sui volti delle persone perché in questo modo raccogliamo informazioni sul loro stato mentale ed emozionale. È un processo che comincia nell’infanzia. Secondo alcun studi, i bambini imparano a interpretare i volti attraverso la relazione con chi si prende cura di loro. Già nei primi mesi di vita riescono a decifrare le emozioni di chi hanno di fronte anche senza una mimica esplicita, come un sorriso o un pianto.

In trenta millesimi di secondo riusciamo a raccogliere informazioni sufficienti per farci un’idea della persona che ci troviamo di fronte. Come funziona la prima impressione? Valutiamo meglio certi tipi di persone?
Nel mio laboratorio abbiamo dimostrato che rispetto allo stesso viso possiamo avere impressioni differenti. Mostrando più foto degli stessi volti, i partecipanti agli studi hanno dato giudizi diversi. Molto dipende dal contesto, dall’umore, dal proprio background. Pensiamo ad esempio al contesto: quando si fa un colloquio di lavoro, chi giudica si basa non soltanto sull’aspetto, ma anche sul curriculum, sulle referenze, sul modo in cui si risponde alle domande. Quando si va a una festa, invece, i parametri cambiano: si viene giudicati per quanto si sembra simpatici o divertenti. Dalle nostre analisi emergono tre elementi fondamentali che influenzano in positivo la prima impressione: la bellezza, il senso di affidabilità, la presenza fisica correlata alla mascolinità. Ovviamente queste considerazioni sulla prima impressione valgono per gli estranei, non per le persone che già si conoscono.

Nel libro viene spiegato che la prima impressione non corrisponde al valore reale della persona che ci troviamo di fronte, ma è legata ai nostri pregiudizi e preconcetti. Ci sono dei volti in particolare che giudichiamo negativamente?
In genere i volti atipici per una certa cultura sono considerati negativamente. Nei paesi occidentali, ad esempio, una faccia «straniera» viene considerata strana e più facilmente legata a un giudizio negativo. Anche le persone con lineamenti particolari, diversi dalla norma, tendono ad essere oggetto di pregiudizi e stereotipi.

La prima impressione è sempre sbagliata?
Nel mio libro sostengo che dalla prima impressione possiamo farci un’idea dello stato della persona che ci troviamo di fronte, ma non possiamo indovinare il suo carattere, chi è davvero. Possiamo capire, ad esempio, se una persona ha dormito poco e aspettarci, quindi, che non possa dare il meglio di sé in quel momento, che possa essere nervosa o stanca. Non possiamo certo capire se una persona è intelligente o stupida.

Dato che la prima impressione è così importante, ci sono dei trucchi che possiamo apprendere per non farci giudicare negativamente in occasioni importanti, come a un colloquio di lavoro?
In realtà durante un colloquio di lavoro ci sono fattori più importanti della nostra faccia. Magari la prima impressione può interferire, ma poi lascia il posto ad altro, al modo in cui ci esprimiamo, alle nostre competenze, non è un elemento determinante. La prima impressione ha un peso quando incontriamo un estraneo e non abbiamo la possibilità di farci conoscere, di fornire elementi della nostra persona. Allora il suo giudizio sarà basato sul nostro viso.

Esiste un’origine evolutiva dietro alla prima impressione? Nel libro lei scrive che forse i nostri volti si sono evoluti anche per facilitare la comunicazione e la convivenza con gli altri?
Se esiste un’origine evolutiva della prima impressione, è legata alla capacità di comprendere gli stati mentali e emozionali degli altri. Come esseri umani siamo molto sensibili alle espressioni facciali, anche a quelle meno pronunciate. Pensiamo allo sguardo, ad esempio, all’importanza che ha nelle relazioni e a come sappiamo interpretarlo. Può essere che i nostri occhi si siano evoluti con un’ampia parte bianca per facilitare, a distanza e in brevissimo tempo, l’interpretazione del nostro viso. Un’altra possibile evoluzione è il modo in cui vediamo i colori, l’ampio spettro a nostra disposizione, diverso da quello degli altri esseri viventi. Forse la capacità umana di individuare le sfumature è anche dovuta all’importanza di riconoscere i segni nelle facce degli altri: lievi variazioni di tono ci indicano se chi abbiamo di fronte arrossisce, impallidisce, ha un incarnato che può indicare che ha problemi di salute.