Il medico specialista in ginecologia e ostetricia Giovanni De Luca (Stefano Spinelli)

La potenza della vita

Ostetricia - Le precauzioni, le preoccupazioni e la gioia di chi aiuta a nascere in questo momento difficile
/ 20.04.2020
di Maria Grazia Buletti

Simona, suo marito, l’ostetrica un po’ in disparte, e Hayley: la neonata di appena qualche ora che dorme beata nelle braccia della mamma (ritratti in una foto su www.azione.ch). Si percepisce tutta la gioia del momento nella camera del reparto maternità della Clinica Sant’Anna di Sorengo dove abbiamo fatto una breve incursione per raccontare come si nasce oggi. Parliamo al telefono con la nonna: «Ho un ruolo un po’ atipico: a causa del coronavirus che ha cambiato le regole, è nata la mia nipotina ma non posso prenderla in braccio, annusarla, coccolarla. Il mio ruolo sarà in divenire, comunque diverso da prima. Nell’album dei ricordi ci sarà la mascherina di quando incontrerò mia figlia e la mia nipotina, così potrò raccontarglielo, un giorno, di quanto strano era il mondo alla sua nascita».

Riflessioni che oggi assumono un altro (e alto) significato a causa del coronavirus che sta mettendo alla prova tutte le consuetudini delle nostre vite. Un mese fa è già passato remoto, il presente è scandito dalle incertezze, le comunicazioni di nuove misure di protezione dal virus si susseguono e toccano tutti quanti, la vita sociale ha assunto le sembianze di un fantasma. Ma la vita, quella con la «V» maiuscola, segue una propulsione tutta sua e si continua a nascere. Nonostante tutto.

«È una situazione nuova per tutti: nessuno, ad oggi, ha mai affrontato un’emergenza sanitaria di questo genere. È difficile, ma possibile, riadattare una pianificazione generale di protocolli aggiornati, fare in modo che l’équipe applichi le nuove disposizioni di distanza sociale e protezione, e tutto il resto che ne consegue», il dottor Giovanni De Luca (specialista in ginecologia e ostetricia) rassicura sul fatto che alla Clinica Sant’Anna di Sorengo il livello di cure e accompagnamento alle partorienti è sovrapponibile al periodo antecedente alla pandemia. Non nasconde una riflessione su quel sottile timore (legato alla situazione del tutto surreale) che accompagna il personale curante che, tuttavia, sta erogando un livello di cure ineccepibile: «Siamo una Clinica libera da covid-19 e riusciamo a garantire alle mamme un parto dolce e privo di rischi ignoti, così come prescritto dall’OMS per ogni parto. Quindi, onestamente, non vedo differenze rispetto a prima».

Gli fa eco l’ostetrica Ilaria Liberali, in totale accordo col ginecologo, rassicurandoci pure sulle risposte adeguate all’atteggiamento delle donne che si trovano a partorire ora: «Con le nostre rassicurazioni sappiamo rispondere alle domande e a qualche perplessità, stemperando quel po’ di ansia delle future mamme che in genere ci chiedono: “È pericoloso venire in Clinica?”, “Posso essere sicura se vengo a partorire?”». Legittimi timori spazzati via dalle rassicurazioni dell’ostetrica: «Spieghiamo loro che ad oggi qui non abbiamo casi covid-19 positivi ricoverati e diciamo che possono stare serene da quel punto di vista».

Certo, con queste nuove disposizioni di distanza sociale si pone un’altra questione: «Spesso la futura mamma teme di dover partorire da sola, lontana dagli affetti, e stiamo cercando di limitare questa eventualità permettendo ai papà di entrare in sala parto e di accedere al reparto per le visite post nascita». Il responsabile della comunicazione della Clinica Antonio Sansossio puntualizza a questo proposito che «le direttive dell’Ufficio del Medico Cantonale del 9 marzo vietano di fatto le visite ai pazienti degenti, ma con deroga per quei reparti particolari come maternità e oncologia, a discrezione del preavviso del Direttore sanitario che, nello specifico, permette ai neo-papà di partecipare».

Abbiamo la conferma di una normalità resa possibile dopo attente riflessioni e misure messe in atto sempre in osservanza delle disposizioni di protezione dal coronavirus. In sala parto, poi, tutto diventa una sorta di microcosmo focalizzato sulla nascita, racconta il dottor De Luca: «Non si pensa al covid-19 perché c’è la consapevolezza di essere accolti in una sala parto di una struttura protetta, la donna si concentra sul travaglio, complice il fatto che noi sappiamo mantenere un atteggiamento il più normale possibile, al di là dell’uso della mascherina e del camice». L’ostetrica conferma che nei giorni successivi al parto nessuna partoriente ha mai affermato di aver avuto timore di un possibile contagio: «Sono molto positive e concentrano tutte le loro gioie sull’evento e sul neonato». Quel che cambia, durante il parto, è di stretta competenza medico-sanitaria che permette di lasciare il coronavirus fuori dalla porta, spiega Ilaria: «Durante tutto il travaglio ostetrica e ginecologo indossano la mascherina, si comunica di più con le parole, quando prima il silenzio era utile ma possibile perché c’era una comunicazione più fisica, non verbale con la paziente. Oggi i dispositivi di protezione che siamo tenuti a indossare impongono un lavoro più impegnativo: ciononostante assicuriamo alle mamme tutta la vicinanza emotiva e professionale di cui necessitano».

Anche il parto cesareo non rappresenta differenze di sorta perché, col consenso del ginecologo, il papà può scendere in sala operatoria sempre con il dovuto rispetto delle distanze sociali. Nessun caso covid-19 positivo, che comunque, se non in emergenza, non sarebbe preso in carico a Sant’Anna bensì all’Ospedale Regionale di Bellinzona, preposto per queste evenienze.

«Il parto cesareo per pazienti covid-19 positive è sconsigliato, a meno che ragioni mediche lo impongano, perché potrebbe addirittura aggravare il recupero post operatorio della neomamma, accentuando i sintomi respiratori», spiega De Luca che spende qualche rassicurante parola anche per i neonati di eventuali madri positive: «Queste madri possono allattare (è raccomandato) con la mascherina a meno che non se la sentano, perché il beneficio dell’allattamento supera il rischio di trasmissione del virus».

Spiega che, in generale, ad oggi non sono riportati dati di neonati con grosse problematiche da covid-19 e osserva: «Forse la natura è più forte di noi e nel mondo è più importante nascere sani. Le nuove generazioni sono più protette, il virus ci sta insegnando che siamo di passaggio, che però la specie, garante la natura, si evolve». Sorridiamo pensando all’isolamento sociale che siamo obbligati a seguire, stando tutti a casa, e a un probabile baby boom che il ginecologo ipotizza fra nove mesi.

Abbiamo a che fare con un fenomeno di portata epocale, un’emergenza sanitaria che difficilmente ci saremmo immaginati di vivere. Ma non è un tunnel senza fine, ne usciremo, anche se saremo tutti diversi. Qualcuno perderà persone care, qualcuno perderà il lavoro, qualcuno diventerà ricco, qualcuno avrà problemi psicologici, qualcuno avrà un figlio non previsto. Vivremo in un mondo diverso e, probabilmente, più consapevole. Un mondo in cui dovremo allungare lo sguardo verso il futuro. Hayley è nata in un momento difficile, ma si nasce, ed è sempre una gioia, con un motivo in più per gioire.