Bi-bip, bi-bip. Un messaggio avvisa sul telefonino che la pizza ordinata arriverà tra un paio di minuti. Giusto il tempo di scendere e sotto casa compare un’auto ricoperta di sensori e telecamere. Un veicolo a guida autonoma. Basta avvicinarsi, digitare su uno schermo il codice segreto ed ecco che il finestrino posteriore si abbassa per consentire di prelevare la pizza. Una scena a cui potranno assistere nei prossimi mesi in America gli abitanti di Ann Arbor, città del Michigan con poco più di 100mila abitanti. Proprio Ann Arbor è stata scelta dai due colossi americani Ford Motor Company e Domino’s Pizza per studiare il ruolo che i veicoli a guida autonoma potranno avere nella consegna a domicilio della pizza.
D’altronde il piano di Ford è ormai noto: dal 2021 inizierà a produrre in serie i veicoli a guida autonoma. Per questa ragione sono necessarie partnership come quella con Domino’s Pizza per valutare a fondo le reazioni dei potenziali clienti nell’interazione con un veicolo senza guidatore.
«Grazie alla nostra esperienza nell’ambito delle consegne a domicilio, osserviamo con grande interesse lo sviluppo di veicoli a guida autonoma, in quanto ci pare evidente che la mobilità stia attraversando una fase di grande ed epocale cambiamento» ha dichiarato Patrick Doyle, presidente e CEO di Domino’s Pizza. Ecco allora che ad Ann Arbor ad alcuni clienti la pizza verrà consegnata da una tecnologica Ford Fusion Hybrid Autonomous Research Vehicle. Un mezzo «potenzialmente» autonomo… A bordo infatti, nascosto dai vetri scuri, ci sarà un Ford Safety Engineer che, in collaborazione con altri ricercatori, sovraintenderà alle operazioni. Insomma ancora non ci si fida e si continua a «guidare». L’auto sarà completamente autonoma solo negli ultimi quindici metri che d’altronde sembrano i più importanti per questo tipo di esperimento.
«Siamo interessati a sapere come reagiranno le persone a questo tipo di consegna», ha dichiarato Russell Weiner, presidente di Domino’s Pizza USA. «La maggior parte dei nostri interrogativi riguarda gli ultimi 15 metri dell’esperienza di consegna. Per esempio, come reagiranno i clienti all’idea di dover uscire di casa per recuperare il proprio cibo? Dobbiamo assicurarci che l’interfaccia sia chiara e semplice. Dobbiamo capire se l’esperienza di un cliente potrà essere diversa se l’automobile sarà parcheggiata sul vialetto o accanto al marciapiede. Tutta la sperimentazione sarà focalizzata al raggiungimento del nostro obiettivo: riuscire, un giorno, a rendere le consegne con i veicoli a guida autonoma il più possibile customer-friendly».
Intanto prosegue un’altra sperimentazione nel mondo delle consegne dei pasti a domicilio, ovvero quella annunciata a fine 2016 dal servizio di spedizione pasti Just Eat che opera in 13 Paesi. In questo caso la consegna del pasto viene effettuata da un piccolo robot dotato di sei ruote e di un piccolo scompartimento per il cibo. Un robot, per la precisione, che pesa circa 18 chili e che si muove in modo completamente autonomo a una velocità attorno agli 8 chilometri orari.
Per ora viene sempre monitorato da operatori che si trovano nelle centrali di controllo e che possono intervenire in qualsiasi momento bloccando il robot. A Londra oltre mille pasti sono già stati consegnati a domicilio grazie alla riuscita partnership tra Just Eat e Starship Technologies e all’utilizzo di una piccola flotta di dieci robot. Insomma la strada per il ragazzo delle pizze e per il suo motorino rischia di diventare tutta in salita.