L’ansia viene chiamata il male del secolo, ci informa la farmacista cui ci rivolgiamo per chiedere se sono molte, come sospettavamo, le persone che richiedono farmaci per curare stati di forte stress, insonnia, ansia, agitazione, depressione o esaurimento. Quando ancora non esistevano le molecole di sintesi, i rimedi a base di erbe erano l’unica cura praticata, tramandata di generazione in generazione. All’epoca si individuavano le piante medicinali che racchiudevano i principi attivi, solo molti secoli dopo la sperimentazione scientifica avrebbe confermato questo sapere antico detenuto dalle «donne guaritrici», a volte perseguitate perché ritenute streghe.
Oggi la ricerca medica, che sta alle spalle dell’industria chimica farmaceutica, ha fatto passi da gigante. Per i disturbi di cui sopra, esistono numerose tipologie di farmaci. Fra quelli più utilizzati, o gli ansiolitici della classe delle Benzodiazepine. Ben tollerati e con azione rapida, il loro consumo è secondo soltanto agli antinfiammatori: possono essere assunti solo dietro prescrizione del medico, che ne controlla dosaggio e applicazioni. Accanto ai farmaci di sintesi, ci sono i prodotti della fitoterapia che, se da una parte non sono utilizzabili nei casi più gravi, dall’altra sono invece preziosi in quelle situazioni medio leggere, per tutte le forme moderate di sindromi ansiose o depressive, nervosismo, insonnia e disturbi vari del tono dell’umore.
L’automedicazione comporta seri rischi. Contrariamente a quanto si pensa, usate in modo errato, le piante medicinali possono essere tossiche. Anche per i farmaci fitoterapici è indispensabile affidarsi a professionisti, al medico o farmacista, a chi possiede insomma una valida formazione in tecniche o scienze erboristiche.
Sono ben noti gli effetti sedativi della Valeriana, o quelli del Biancospino che cura ipertensione e palpitazioni cardiache. Così come si conoscono le proprietà della Melissa, che è digestiva e calmante, ma anche quelle della vecchia e cara Camomilla, della Passiflora, che favorisce il sonno, della Rodiola o dell’Escolzia, sedative del sistema nervoso, o ancora del Luppolo, del Tiglio o del Meliloto. E l’elenco sarebbe lungo, ma è importante comprendere che ogni pianta ha caratteristiche proprie che agiscono in modalità differenti sulle singole persone (non siamo tutti uguali).
Il più potente antidepressivo naturale si chiama Hypericum perforatum L. Chiamato «erba miracolosa» per le sue molteplici proprietà curative, come spesso succede in fitoterapia, ha indicazioni multiple, gli sono riconosciute proprietà antispasmodiche, antinfiammatorie delle vie respiratorie, diuretiche, cicatrizzanti, riepitalizzanti (ndr: che promuove la formazione di nuovi strati di cellule).
Già noto ai greci, da cui deriva il nome che significa «pianta che cresce sulla vecchia statua» è utilizzato da 2400 anni in Cina, nell’Europa occidentale e in America. In Russia è apprezzato per le sue proprietà antivirali e antibiotiche. Cresce in zone temperate fino a 1600 m.slm, nel sottobosco, in prati aridi e incolti, ai bordi di strade; ama il suolo neutro o acido e il sole. Coltivazioni intensive si trovano negli Usa, in Canada, Australia e Germania. Le piccole corolle gialle dai lunghi stami emanano un odore che ricorda l’incenso. Fiorisce fra maggio e agosto, le foglie verde pallido hanno sul retro minuscole «tasche», che sono ghiandole da cui esce un lattice rosso sangue.
Il suo aspetto insignificante e comune non inganni, però, l’Iperico appartiene alle piante in passato considerate magiche, il che ci dice molto circa i suoi poteri. Il nome con cui era indicato nella medicina popolare, «erba di San Giovanni» ci riconduce alla credenza secondo la quale andava raccolto nella notte precedente la festa di San Giovanni Battista, tra il 23 e il 24 giugno, affinché esplicasse al massimo i suoi poteri: in questa millenaria festa di origini pagane con riti e usanze popolari si celebrava il solstizio d’estate, quando il sole è al suo apice e tutto il creato si carica di energia.
L’Iperico agisce sul sistema nervoso in molti modi: è stato riconosciuto, ad esempio, il suo effetto di aumentare le onde Theta nel nostro cervello durante le ore di veglia; queste onde cerebrali generalmente si producono durante gli stati di sonno profondo, di meditazione, in momenti di felicità o creatività intensa, aumentano la rapidità del passaggio delle informazioni nel nostro cervello e potenziano percezione, memoria e chiarezza di pensiero.
Ricerche recenti hanno dimostrato la sua capacità di combattere le manifestazioni depressive, compresa la depressione stagionale, agendo su tre sostanze chimiche cerebrali, i neurotrasmettitori: la Serotonina che migliora l’umore, la Noradrenalina, responsabile dell’energia e della vivacità, e la Dopamina, che procura un sentimento generale di benessere. Se si assumono altri farmaci, l’Iperico potrebbe influenzarne l’assorbimento; è sconsigliato il suo uso in estate perché provoca fotosensibilizzazione.
Con l’Iperico si ottiene un meraviglioso olio antirughe di colore rossastro, indicato anche per ulcere e scottature: si prendono 70 grammi di sommità fiorite fresche, si fanno macerare a temperatura ambiente in 250 ml di olio di mandorle o di oliva in una bottiglia ben chiusa per 6 settimane, si espone al sole per un giorno, si filtra e si conserva in barattoli di vetro scuro.