«Senza cultura equestre, senza nozioni scientifiche, senza buona pratica non si ha un buon cavaliere», è la base su cui poggia la filosofia di Raffaella Scelsi, titolare del Maneggio San Paolo di Olevano Romano, in Italia. Struttura equestre che comprendiamo subito avere qualcosa di speciale che vale la pena di approfondire, a cominciare dalla definizione che ne accompagna il nome: Accademia equestre.
«Il nostro è un insegnamento completo e quindi “accademico” che persegue il solo scopo di creare un allievo preparato in modo da saper gestire al meglio il proprio cavallo e praticare bene per il suo piacere, dialogando correttamente con il suo cavallo e instaurando con esso un rapporto profondo». Un rapporto che diventa arte, con la «A» maiuscola, e non solo nel movimento che fonde l’uno (essere umano) con l’altro (cavallo): fluido, continuo e continuato, armonico e armonioso. «Non c’è arte che ben si coniuga con l’Equitazione quale la musica, perché ambedue le attività hanno una pari componente emotiva», precisa Raffaella Scelsi.
E noi avevamo ben intuito che di arte si sarebbe trattato, forse non fino a questo punto che si fa via via sempre più interessante. Cavalcare con l’ausilio della musica produrrebbe dunque un effetto dalle più svariate sfaccettature, tutto da scoprire. Ci viene spiegato che c’è un’intera branca della musica che è stata creata per l’Equitazione ed è sconosciuta ai più: «Parlo della musica barocca, iniziando grosso modo da Lully fino ad arrivare a Mozart, malgrado quest’ultimo sia da considerarsi un autore neoclassico». Il cavallo avrà tuttavia un modo suo di percepire, gradendo o meno, la nostra musica. Secondo l’esperta, che si basa sulla propria grande esperienza equestre, il cavallo ama la musica: «Ho osservato personalmente il comportamento del cavallo in risposta ad alcune melodie, sia da terra che in sella, e ho notato che viene apprezzato un certo tipo di musica ben costruita. Alcuni amano le forti percussioni, altri no, mentre altri ancora mal sopportano le note troppo alte e prolungate». Il cavallo non disdegna neppure il suono della tromba e del violino, «sempre a patto che vi sia alla base una melodia per l’appunto ben costruita».
I gusti variano da soggetto a soggetto: «La nostra cavalla Nefertari, ad esempio, si rilassa con i Concerti grossi di Arcangelo Corelli (Opera n. 6), mentre non sopporta i corali per organo di Bach; la compianta Khohi-nour si incantava letteralmente nelle arie per soprano del Messia di Haendel». E non bisogna tralasciare l’importanza del fattore umano nel valutare il particolare effetto che la musica può esercitare sul cavallo, perché queste due variabili vanno di pari passo: «È superfluo ricordare che il cavaliere influenza il cavallo a seconda del proprio stato mentale, da terra come in sella».
Raffaella specifica dunque che un cavaliere sensibile e amante di un certo tipo di musica da lei definita colta, avrà un certo atteggiamento mentale quando l’ascolterà montando a cavallo: «Vi sono composizioni che invitano implicitamente alla calma o comunque a un atteggiamento mentale superiore e questo si riverbera in modo speculare sul cavallo e sulla sua performance». Senza dimenticare che alcuni tipi di musica aiutano a risolvere nel cavallo e nel cavaliere tutta una serie di problematiche legate all’ansia: «Basta saper scegliere e non essere troppo dogmatici». La nostra interlocutrice dice di trovare risolutore per alcuni casi un pezzo di Debussy: «Grazie alla partitura molto dolce, slegata da strutturalismi e artifici di un Haendel».
C’è speranza anche per chi non ama in particolar modo la musica classica barocca, perché funzionano molto bene anche altre insospettabili melodie: «La musica New Age, con il dovuto distinguo, funziona assai bene su cavalieri confrontati con ansia profonda, paura del cavallo e scarsa autostima». E viene sconfessato pure chi non avrebbe mai pensato che tutto possa sconfinare nel Rock. «Un gruppo interessante da ascoltare, sempre secondo il tipo di lavoro che vogliamo svolgere col cavallo, sono i Pink Floyd: la chitarra elettrica di David Gilmour, sempre sapientemente dosata e mai stucchevole o pesante, non disturba il delicato udito del cavallo, e vi sono pezzi di una tale bellezza che tolgono davvero il respiro», racconta sempre Raffaella Scelsi, rifacendosi all’esempio di High Hope (a parer di critica, una delle migliori canzoni del monumentale gruppo inglese) e citando Us and them contenuto in The dark side on the moon.
Musica classica barocca, New Age e Rock: potevano mancare le colonne sonore? «Ho trovato interessanti alcuni pezzi della colonna sonora di Dune, alcuni pezzi non western di Morricone, come nella colonna sonora del Marco Polo, fino a Williams e alla sua Guerre stellari, in cui la marcia imperiale non è niente male, per poi chiudere il cerchio con Michael Nyman che mi ha riportato al barocco con la colonna sonora del film I misteri del Giardino di Compton House».
Raffaella Scelsi riporta dunque gli intenti del suo «Maneggio San Paolo – Accademia equestre» all’uso della musica non solo come accompagnamento, ma quale parte integrante del rapporto simbiotico che dovrebbe crearsi fra cavaliere e cavallo: «Non posso dare indicazioni su quali pezzi di musica barocca usare, se non si sono dapprima adeguatamente ascoltati, perché il gusto per una certa melodia è del tutto personale. Non tutti amano la complessità di un concerto per clavicembalo se non hanno avuto a monte una corretta educazione musicale, sebbene non ci sia musica più facile di quella barocca».
E già all’inizio di questa interessante quanto bizzarra carrellata fra le sette note danzanti nei maneggi equestri, abbiamo compreso che ciò vale pure per il cavallo che ha, anch’esso, i propri specifici gusti musicali.