Cuffiette senza fili infilate nell’iPhone, nelle orecchie dal 1° febbraio risuona Rock and roll, sesso, moda e droga, ok, il ritornello scaricato da Youtube di Gang Shit, canzone del terzetto di rapper romani Dark Polo Gang, già in cima alle classifiche con Cambiare Adesso, 28 milioni di stream su Spotify: «Ho scelto i soldi ma non è per questo (no, no) / Che ho messo il mio cuore dentro a un cassetto (in un cassetto) / Ho paura dell’amore e non del resto (ehi, ehi) / Se ti vedo in giro cambio verso (ehi, ehi) / Ricordo quando stavamo insieme / Adesso mi sveglio con una tipa diversa nel mio letto / Amici che tradiscono, è già successo (ehi, ehi)». Basi elettroniche, loop infiniti, effetti che robotizzano la voce. Nel nuovo singolo Stamm Fort del rapper napoletano Luchè uscito il 18 gennaio con la partecipazione dell’idolo trapper Sfera Ebbasta, il mood è «Seduto su un jet penso ce l’ho fatta / Se parli di me sciacquati la bocca / Puoi farmi le seghe, spaccarti le braccia». E dal Festival di Sanremo con il testo Rolls Royce il rapper Achille Lauro, 28 anni di tatuaggi, indumenti femminili, collarini di Louis Vuitton e orologi Rolex, canta: «Voglio una vita così / Voglio una fine così / C’est la vie / Non è follia ma è solo vivere / Non sono stato me stesso mai / No, non c’è niente da capire / Ferrari bianco, sì, Miami Vice».
A Il caffè delle mamme l’abbiamo ben chiaro: tra gli adolescenti la musica è il trap. La domanda che ci poniamo è: ascoltarlo è diseducativo? «In realtà il vero interrogativo da porsi è perché ai ragazzi piacciano tanto testi con un linguaggio scurrile, rivendicativo e omofobo/misogino, dove su tutto c’è l’ostentazione del successo e della ricchezza», fa riflettere Matteo Lancini, psicoterapeuta e docente dell’Università Bicocca di Milano, già autore del saggio Abbiamo bisogno di genitori autorevoli (ed. Mondadori 2017): «Qui non c’è nulla della trasgressione di Jimi Hendrix o di Bob Marley, sono ormai lontani gli anni in cui il rock and roll veniva considerata la musica del Diavolo».
L’acquisto avviene su store digitali, l’ascolto sulle piattaforme streaming. Innanzitutto bisogna sintonizzarsi sul vocabolario. Il linguaggio – come viene definito dagli stessi artisti e dove ricorrono spesso i medesimi termini – è alieno. Tutto da decifrare. Tra i vocaboli più usati: swag che tradotto in italiano vuole dire bottino o refurtiva, ma che in realtà viene utilizzato come sinonimo di cool; bufu che è l’acronimo di «By Us Fuck You», in cui la parola you è sostituita all’abbrevazione U, tipica dello slang americano e che in italiano sta per «Vai a quel paese»; eskere che è una suggestione dall’inglese della frase «Let’s get it», ossia «Facciamolo o prendiamolo», triplo sette che è la combinazione che si ottiene quando si raggiunge il jackpot alle slot machine: di conseguenza 777 significa successo, soldi, danaro. Uno slang che ben riflette i temi cari al trap.
I tormentoni delle canzoni sono le droghe e la vita sgomitata, l’avercela fatta da soli e il riscatto, il sentirsi fighi, i tanti soldi, la guida di auto di lusso, lo sballo. La borsa è la Chanel, ai piedi c’è Dior, la barca è a Saint-Tropez. Ma dalle canzoni emerge anche la necessità di rimanere se stessi nonostante il successo e di mantenere rapporti sinceri con gli amici con cui si è cresciuti: «Adesso ho più soldi ma meno affetto (cash, cash) / Con i soldi non ci compri il rispetto, no / Io non cambierò, correrò, scapperò / Giuro che ce la farò / I miei sogni rincorrerò (skrt, skrt) / Come un re, ritornerò (yah)», da Cambiare Adesso dei Dark Polo Gang.
Tutti usano un nome d’arte. I personaggi sulla scena sono ragazzi nati ai bordi di periferia come Sfera Ebbasta, 26 anni da Cinisello Balsamo (hinterland di Milano), cresciuto tra lavoretti che vanno dall’elettricista in cantiere al fattorino delle pizze e convinto che «le opportunità devi sapertele creare, ma i valori te li dà la strada». Ventenni come Capo Plaza da Salerno che non possono dimenticarsi da dove vengono e delle prime canzoni scritte nella cameretta delle case popolari: «Io non cambierò mai, no, mai / Voglio andar lontano da qua, lontano da qua / Ho risolto i miei guai ormai / Fanculo chi parlava, fra’ / chi parlava, fra’ / Io non cambierò mai, no, mai». Giovanissimi con vite disastrate come il 19enne Young Signorino, sulle spalle già un figlio, svariati ricoveri in clinica psichiatrica e più di un’overdose di psicofarmaci, che in Mmm ha ha ha canta: «Sudo, bevo, passo e a letto / Mmh ha ha ha / Mia mamma mi crede pazzo / Mmh ha ha ha / Canto, canto, canto, canto / Ulalalalala». Post adolescenti come Chadia Rodriguez, classe 1998, metà marocchina e metà spagnola di casa a Milano, che in canzoni come 3G non tratta propriamente bene i maschi: «Nata e cresciuta in mezzo alla merda / Oggi Madrina come Griselda / Io sono un sacco pieno di soldi / Voi siete sacchi pieni di sperma (haha)».
Ma che esempio possono essere per i nostri figli? Lancini ancora una volta ribalta la questione: «Agli adolescenti piacciono i trapper perché cantano il modello al quale oggi la società, e a volte gli stessi genitori, li hanno abituati: la generazione Like cresce nell’inseguimento della popolarità, del riconoscimento sociale e dell’essere sempre all’altezza delle aspettative». Allora, forse, più che preoccuparci della musica che ascoltano i nostri figli dovremmo cercare di dare loro modelli di riferimento alternativi al successo a ogni costo: un altro tema caro a Il Caffè delle mamme è l’importanza della riscoperta del fallimento e di come affrontarlo.